Architettura e memoria: l’Ordine ricorda le leggi razziali

Il 27 giugno 2019, a 80 anni dalla legge che ordinava la cancellazione dei nomi degli ebrei dagli albi professionali e vietava loro di lavorare, gli architetti milanesi organizzano una serata di memoria e monito. Dodici i colleghi che, a seguito delle leggi razziali, furono radiati dall’albo. Tutti furono costretti alla clandestinità o all’espatrio. Qualcuno tornò a lavorare alla luce del sole nel secondo dopoguerra. Di qualcun altro si persero le tracce.

Il 14 luglio 1938 venne pubblicato il Manifesto della Razza e tra il settembre e il dicembre successivi furono promulgati i principali decreti “a difesa della razza italiana”.

Il 18 febbraio 1939, il presidente del Tribunale Civile e Penale di Milano scriveva al Segretario del Sindacato interprovinciale Fascista Architetti Milano. La missiva, riservata, chiedeva di indicare al Tribunale “se e quali architetti di razza ebraica” fossero iscritti nell’albo professionale. Lo scopo, sotteso nella generica formula “ad evitare situazioni equivoche”, era la loro radiazione dall’albo entro un anno. La lista degli “Architetti di razza ebraica iscritti all’Albo degli Architetti” di Milano fu recapitata al presidente del Tribunale l’1 marzo 1939.

Il 29 giugno 1939 una legge ordinava la cancellazione dei nomi degli ebrei dagli albi professionali entro il febbraio 1940 (L. 29 giugno 1939-XVII, n. 1054, Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica – GU n. 179, 2 agosto 1939). Si prescriveva la totale cessazione di qualsiasi prestazione professionale da parte di cittadini di “razza ebraica” e si offriva la possibilità ai clienti non appartenenti alla “razza ebraica” di revocare l’incarico conferito prima della cancellazione dall’albo.

Il Direttorio del Sindacato interprovinciale Fascista Architetti Milano procedette alla cancellazione dall’albo di 12 colleghi. In ordine alfabetico:
Andrea BenkoGiorgio CavaglieriAnatolio DikanskiManfredo D’UrbinoGiacomo Eugenio FaludiVito LatisArrigo MieliMichele Mosè LkrikunetzBerysz OpoczynskiAlessandro RiminiErnesto Nathan RogersNina Livia Viterbo.

Alcuni di loro riuscirono a lavorare nell’anonimato e in clandestinità, altri emigrarono. Qualcuno fu deportato. Qualche collega riuscì a tornare a lavorare al termine del secondo conflitto mondiale. Di taluni non si ebbe più notizia.

Alla famigerata ricorrenza, la Presidenza del Consiglio dell’Ordine intende restituire un ricordo attualizzato: l’appuntamento include una successione di testimonianze in sala – intervallate da proiezioni e brani musicali – di famigliari, conoscenti e studiosi dei professionisti che subirono tale interdizione, tra cui: Fanny Chantal Lagonigro, Camillo Magni, Emanuele Fiano, Maria Vittoria Capitanucci, Giuliano Banfi, Stefano Moroni, Stefano Poli, Marco Prusicki.

È prevista anche la lettura di brani, passaggi e lettere scritti e interpretati da Dalila Cozzolino e Donato Nubile, attori professionisti e la partecipazione straordinaria del M° Lorenzo Meraviglia col prezioso violino Matteo Goffriller del 1695.