Hebraica
Sara, la prima matriarca

Fatti e curiosità su Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco, dal testo biblico e dai midrashim

Si legge in un commentario di Rashi che Dio avrebbe detto a Sara e Abramo, perennemente in viaggio: “Di solito, i viaggi indeboliscono tre cose: la fertilità, la reputazione e la condizione economica. Io vi prometto dunque proprio queste benedizioni”. Sara è la prima matriarca. Una delle quattro donne più belle del mondo insieme a Rahab, Abigail e Ester. Pare che Agar, la sua schiava egiziana – che darà alla luce il primogenito di Abramo, Ismaele – altri non sia che la figlia del Faraone, che costui le “offre” dicendole “Preferisco saperla schiava a casa tua che padrona altrove”. In un solo passaggio Sara è chiamata anche Yiskah, da una radice aramaica che significa “vedere” e che allude alle sue doti profetiche; e pare che sia proprio qui che Shakespeare abbia trovato l’ispirazione per “inventare” il nome Jessica, la figlia di Shylock ne Il mercante di Venezia.

La troviamo all’inizio del racconto biblico col nome di Sarai (la mia principessa, la mia regnante), ma diventerà Sara, ovvero la principessa, la principessa di tutti. Un midrash racconta che la “i” finale del nome (in ebraico “yud”) ci resta malissimo e protesta fino a che Dio non le trova un’altra collocazione: in effetti, non è carino restare vittima di una riduzione del personale dopo anni di fedele servizio.

Oltre alla bellezza, di Sara conosciamo l’ospitalità e, in una società in cui la sterilità è la disgrazia peggiore per una donna, la sua forza e il suo spirito d’iniziativa. Il suo carattere esuberante e spontaneo le fa accogliere l’annuncio della futura nascita di Isacco con una risata di incredula gioia. La gravidanza di Sara è un miracolo: tanto che, riporta un midrash, quando rimane incinta, anche le altre donne sterili diventano fertili, i ciechi vedono, i sordi sentono e i matti rinsaviscono. Dopo il parto, circolano dicerie sul fatto che Isacco non sia davvero suo figlio: per metterle a tacere, Sara organizza un banchetto e allatta i neonati di tutte le invitate.

Sara muore a 127 anni, molto prima di Abramo che raggiunge i 175. Il testo biblico non ci dice la causa, mentre la letteratura rabbinica fornisce due versioni: la prima è che Sara muoia di dolore per aver creduto che Abramo avesse davvero ucciso Isacco, la seconda è che venga punita per aver invocato il giudizio di Dio nel corso di un litigio con Abramo riguardo ad Agar. La ricerca di un luogo per la sua sepoltura, infine individuato nella grotta di Macpelà (o Tomba dei Patriarchi) che si trova a Hebron – è al centro di Chaye’ Sarah, la quinta parashà della Torah che si legge questa settimana.

Bellezza, intraprendenza, ospitalità: queste le caratteristiche della prima matriarca. E in aggiunta, i testi rabbinici riportano che Sara è superiore ad Abramo nella capacità di profezia. Pare sia questa la ragione per la quale Dio “liquida” piuttosto rapidamente la ragionevole perplessità di Abramo riguardo alla cacciata di Agar: “Qualsiasi cosa tua moglie Sara ti dirà di fare, fai come ti dice”. Una chiara prova che già agli albori del mondo era stato stabilito il principio basilare per cui in un litigio di coppia la donna ha sempre ragione.

Silvia Gambino
Responsabile Comunicazione

Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.


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