Cultura
A Parigi il Centro Europeo del giudaismo è un progetto “resistente”

Ha appena inaugurato un nuovo polo ebraico in città. Aperto ai cittadini, alla Francia e al mondo, contro antisemitismo e terrorismo

Ha inaugurato qualche giorno fa il Centre Européen du Judaïsme a Parigi, un progetto, come ha dichiarato Joel Mergui, presidente del Concistorio francese, che parla di resistenza: “In questo momento terribile di terrorismo, di antisemitismo, l’apertura di questo centro significa resistere, dare forza alla comunità e aprirla al quartiere, a Parigi e al mondo”. Il progetto risale a parecchio tempo fa, su un lotto di terreno che l’allora presidente Jacques Chirac aveva donato alla comunità. Era un luogo senza storia, tutto da inventare. Poi il progetto esecutivo e i lavori (non ancora ultimati) che mettono questo edificio importante (occupa una superficie di 5mila metri quadrati), in relazione al quartiere, il XVIIe arrondissement, affacciato su piazza Gerusalemme, a sua volta appena inaugurata all’ombra della chiesa cattolica di Sainte-Odil.

Siamo nella zona Ovest della città e in particolare in un quartiere che negli ultimi anni ha attratto una grossa fetta della comuità ebraica parigina, con circa 40mila persone di religione ebraica su una popolazione di 137mila. Nell’area si contano una quindicina di sinagoghe, tre scuole e una cinquantina di esercizi commerciali, tra negozi e ristoranti kasher, al punto da fare di questa zona, stando alle dichiarazioni del Concistorio, la più grande comunità ebraica europea.

A sua disposizione ora ha uno spazio che include la sinagoga (con 600 posti), una grande sala conferenze e spazi più piccoli per spettacoli, eventi, esposizioni e studio, nato con l’idea guida di farne  “un luogo si apertura e scambio”, come ha dichiarato Joel Mergui, “che permetterà a tutti, a parte gli aspetti religiosi, di conoscere meglio la storia, la cultura, le feste e tutte le sfumature e sensibilità che fanno la ricchezza dell’ebraismo francese”.

A dare forma al Centro hanno lavorato due studi di architettura. Stéphane Maupin, uno dei due architetti coinvolti, spiega: “Oggi, in un momento in cui tanti ebrei decidono di andare a vivere in Israele per proteggersi dagli attacchi che subiscono quotidianamente, dare vita a un centro ebraico è un modo forte per affermare l’attaccamento e il diritto di stare in Francia”. A lui è stato affidato anche il compito di progettare la sinagoga: “Disegnarla non è difficile: un luogo diventa sinagoga dal momento che custodisce al suo interno una Torah“, spiega, “Non ci sono particolari obblighi da rispettare,  preferibilmente va orientata verso Est e si cerca di renderla il più luminosa possibile. La vera sfida, invece, è stata ragionare su come disegnare l’Ekhal”.

Il complesso poi si ispira ai paesaggi di Israele: “Con l’aridità del deserto del Negev, i percorsi verso il Mar Morto, i blocchi ciclopici del Muro del Pianto, i giardini rigogliosi e l’abbondanza di frutta in Galilea“, continua l’architetto, “L’edificio non è un susseguirsi di metafore, ma, come l’immagine della Torah, invita a un lavoro personale di traduzione”.

 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.