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Accordo Abraham: quanto vale sul piano economico e tecnologico

Dietro l’Accordo Abraham non c’è solo la creazione di un percorso di pace e normalizzazione ma l’inizio di una collaborazione che avrà un enorme impatto sull’economia e lo sviluppo scientifico

Che dietro all’Accordo Abraham non ci fosse solo la creazione di un percorso di pace e normalizzazione, era chiaro sin dal 13 agosto, ovvero dall’annuncio mondiale sull’Agreement del Presidente Donald Trump. Al di là dell’impegno israeliano alla sospensione dell’ulteriore annessione dei territori palestinesi in Cisgiordania, una rinuncia inizialmente solo annunciata come ritardata dal premier israeliano Netanyahu, poi diventata realtà, lo storico accordo siglato dopo circa un mese di intensi rapporti diplomatici tra le due potenze offre sul piano operativo diversi elementi di interesse, dimostrando come l’annessione non sia la priorità di Israele.

In particolare emergono lo sviluppo scientifico e tecnologico nel bacino medio-orientale e il consolidamento di un importante asse economico capace di contrastare l’avanzata dell’Iran. “Le future collaborazioni tra le due realtà” afferma Shai-Lee Spigelman direttore generale dell’Israeli Ministry of Science and Technology, “arriveranno a coinvolgere soprattutto gli ambiti dell’Intelligenza Artificiale, della scienza quantistica, dell’agricoltura, degli studi sugli ambienti desertici e la water security. Ciascun paese potrà mettere in campo le elevate competenze di ricerca inerenti la cybersecurity, l’energia e le tecnologie di de-salinizzazione.

Inutile dire che Israele ed Emirati Arabi risultano accumunati da tempo dal forte interesse nel campo della tecnologia e della ricerca. Israele, a partire dalla premiazione di Tel Aviv come Best City nell’ambito del World Smart City Awards che ha concluso la quarta edizione dello smart City Expo World Congress del 2014, sta dimostrando da anni come la tecnologia possa migliorare la vita dei cittadini.

Basti ricordare la piattaforma Digi-Tel, una piattaforma destinata a trasformare Tel Aviv in un punto di riferimento dei nuovi modelli di partecipazione pubblica sotto il profilo dello sviluppo urbano e dell’economia partecipata secondo i modelli di Poter e Kramer, il wi-fi gratuito a di Tel Aviv, i sistemi innovativi di intelligenza artificiale di urban traffic control AVIVIM, per supportare il trasporto pubblico o il Traffic Enforcment solution, in grado di rilevare il comportamento stradale irregolare (il fenomeno del  traffic on shoulder) e le varie tipologie di parcheggio irregolari. L’interesse verso le scienze degli israeliani ha origini remote, probabilmente sin dalle applicazioni mediche del Maimonide, ed oggi vede il paese in prima linea in diversi ambiti. Nella ricerca medica, nella mobilità sostenibile legata al processo di de-carbonizzazione, con le infrastrutture di ricarica dei mezzi elettrici Electroad, con i bikesharing innovativi come Tel-O-Fun, nonché nella ricerca chimico-farmaceutica e ovviamente nella lotta contro il Covid 19 (dai device di protezione facciale per i medici, ai prodotti chimici per disinfettare le superfici, fino ai sistemi di testing rapidi).

Dall’altro lato, gli Emirati arabi hanno dimostrato un forte interesse ad investire nell’intelligenza artificiale e nella robotica dopo  aver sperimentato l’affidamento a droni dei sistemi di consegna dei documenti amministrativi, tra cui l’Identity Card, direttamente a domicilio ed aver predisposto l’innovativo Dubai Autonomous Transportation Strategy: un piano che entro il 2030 prevede di disporre del 25% del trasporto con veicoli autonomi, con un guadagno economico pari a 900 milioni di AED, contribuendo così alla riduzione dell’inquinamento prodotto dai veicoli. Negli UAE sono già sperimentati e in uso aereotaxi e sistemi modulari di bus flessibili in grado di essere adattati alla domanda di viaggio dei pendolari.

Due potenze che sull’asse tecnologico scientifico avevano anche già diversi elementi condivisi. La cooperazione scientifica non è iniziata ora, ma si innesta in un pregresso in forte crescita: è sufficiente rilevare come gli scienziati degli Emirati e israeliani siano stati co-autori di ben 248 articoli scientifici tra il 2017 e il 2019 stando ai dati del database Scopus.

Dal giorno successivo all’annuncio di Trump, il 14 agosto, questa collaborazione è diventata ancora più concreta (vedi la creazione del collegamento telefonico). E proprio il collegamento telefonico, che riduce la tendenza di alcuni israeliani ad utilizzare smartphone palestinesi con numeri +970 per chiamare gli Emirati per ragioni di business, non è per nulla casuale. Come non lo è l’aver rimosso i blocchi sui siti web di news israeliane. Come sosteneva Edward Geaser le città per superare il problema dell’urban divide, devono agire sui transition costs, quei costi legati al far agire le realtà urbane come social network, dove l’informazione e l’educazione siano accessibili a tutti. Dove la comunicazione svolge un ruolo centrale, come vettore di socialità e cultura.

Da quando Abdullah bin Zayed al-Nahyan, Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale insieme al primo ministro Benjamin Netanyahu hanno firmato a Washington l’Accordo di Pace tra Emirati Arabi ed Israele, si è potuto assistere ad un graduale rafforzamento degli strumenti economici, atti al finanziamento dello sviluppo tecnologico, facendo emergere la centralità dell’area scientifica e tecnologica. Tutto ciò a partire dall’abolizione della legge che prevedeva il boicottaggio economico verso Tel Aviv, consentendo di importare e commerciare prodotti israeliani, e ancor meglio, stipulare accordi con società di Israele, per un volume d’affari stimato in 4 miliardi di dollari.

Le aree di cooperazione toccano gli ambiti dell’energia, della medicina, del turismo, della tecnologia e della finanza. La stessa Bank Hapoalim, una delle principali banche israeliane, prevede di lavorare con le banche degli Emirati, e al contempo la società Group 42, un’importante società fondata ad Abu Dhabi per lo sviluppo della IA e del cloud computin, nei settori pubblici, della sanità, finanza, delle risorse energetiche e dell’aeronautica, si avvia ad aprire una sede in Israele.

La stessa G42 è impegnata in questo periodo nello studio della fase 3 per un vaccino contro il Covid19 e già ai primi di luglio aveva annunciato di aver firmato due distinti Memorandum of Understanding con la Rafael Advanced Defense Systems (Rafael) l’Israel Aerospace Industries (IAI), due importanti aziende tecnologiche, con il fine di esplorare cooperazioni nella ricerca e lo sviluppo di soluzioni concrete per la lotta al Covid19.

Il nesso tra tecnologia e ricerca sanitaria, sta nel fatto ad esempio che la stessa G42 ha recentemente annunciato, in partnership con l’Oxford Nanopore Technologies, un detecting test di tipo end-to-end finalizzato ad uno screening di massa o su richiesta, nell’ottica di prevenire la diffusione del virus e diconciliare la riattivazione dell’economia globale.

A sostegno del valore scientifico ed economico dell’Accordo si schierano anche altre diverse partnership, tra cui gli accordi tra l’APEX emiratina e la TeraGroup israeliana per lo sviluppo della ricerca scientifica sul Covid, tra la Pluristem Therapeutics di Haifa e la Abu Dhabi Stem Cells per la ricerca sulle cellule staminali e l’ingresso nel mercato emiratino dell’israeliana Bo&Bo Ltd con la sua tecnologia di tele-riabilitazione. La nuova leadership UAE dello sceicco Mohammed bin Zayed, orientata all’innovazione, guarda all’era post-greggio e cerca in Israele un partner ideale per il processo di de-carbonizzazione e di sviluppo scientifico e culturale.  Molti esperti del settore hanno riferito al magazine Nature che la cooperazione scientifica-economica porterà assodati benefici su entrambi i lati: gli scienziati degli Emirati potranno usufruire della frontiera scientifica israeliana, ben strutturata, e della collaborazione con aziende tecnologiche isrealiane. Analogamente gli scienziati israeliani potranno attingere agli investimenti nello sviluppo degli UAE.

Un sodalizio che fa intravedere un futuro tecnologico e scientifico evoluto per i due paesi, fatto di mobilità sostenibile de-carbonized, di applicazioni concrete di IA e computing, di nuove frontiere medicali e di un rafforzamento di flussi di capitale. In sostanza, gli ambiti dell’Accordo Abraham, nel loro evidente valore scientifico e tecnologico, sono orientati a mantenere vivi gli ecosistemi  moderni ed urbanizzati. Un apporccioda cui trarranno benefici anche gli altri paesi. Europa e Stati Uniti compresi.


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