Israele
Beit Levi Eshkol, a casa del primo ministro

Un piccolo museo nel cuore di Gerusalemme permette di riscoprire un personaggio rimasto fuori dagli album della storia

Poche sono le foto che riescono a diventare iconiche: una di queste e’ sicuramente il momento dell’ingresso dei tre generali nella città vecchia di Gerusalemme poche ore dopo la sua conquista nella Guerra dei Sei Giorni nel giugno del 1967. Rabin, allora capo di Stato Maggiore, Dayan, Ministro della Difesa e Narkiss, Comandante del Comando Centrale della IDF, fanno ingresso con passo sicuro dalla Porta dei Leoni e si dirigono verso il Monte del Tempio per poi scendere al Kotel; a pochi passi da loro un soldato con un elmetto in testa si guarda indietro: solo dopo si saprà l’identità di chi ha perso l’attimo storico per essere immortalato nel momento cruciale della storia del Paese- Ze’evi aveva sentito degli spari dei cecchini giordani e, voltandosi, dirà in seguito, diventerà “…come la moglie di Lot, che girandosi si è trasformata in una statua di sale”.
Se Ze’evi non ha colto l’attimo fuggente, nella foto diventata poi simbolo principale della vittoria israeliana della Guerra dei Sei giorni manca invece un personaggio chiave che sarebbe stato ovvio trovare in prima fila: Levi Eshkol, che in quegli anni fatidici ricopriva la carica di Primo Ministro.

Levi Yitzhak Eshkol (nato Shkolnik nel 1895) fu ministro nei primi anni dello Stato d’Israele e terzo Primo Ministro negli anni 1963 fino alla sua morte nel 1969. Fin da giovane dimostrò una spiccata abilità nell’organizzazione e nell’economia e fu così che già nel 1937 fu il fondatore della societa’ “Mekorot”– diventata poi la compagnia idrica nazionale d’Israele e la principale responsabile per la gestione dell’acqua del Paese. Sempre cosciente della centralità dell’importanza idrica per Israele, fu terminato sotto il suo governo il progetto che nel 1964 vide la nascita del “National Water Carrier”: un sistema di approviggionamento d’acqua che attraversa l’intero Paese. Sempre sotto il suo mandato a livello di gestione interna Eshkol perseguì una politica di mediazione fra le diverse parti della società: in quegli anni venne abolito il controllo militare sotto cui vivevano gli arabi israeliani fino a quel momento; mentre a livello internazionale si intensificarono i rapporti con la Germania, avvenne la prima (seppur brevissima) visita ufficiale di un Papa in Israele– Papa Paolo VI, e per la prima volta un Primo Ministro israeliano fu invitato ufficialmente alla Casa Bianca dal Presidente americano Lyndon Baines Johnson.

Nonostante i primi anni al governo furono considerati un periodo di fioritura economica e di sviluppo grazie anche ai grandi progetti pubblici intrapresi (come la costruzione del porto di Ashdod e delle fabbriche del Mar Morto), le cose cambiarono negli anni del secondo mandato: la generale crisi economica portò all’inflazione, all’aumento delle tasse, alla crescita della disoccupazione e per la prima volta nella storia del Paese il numero degli emigrati era maggiore di quello degli “olym” (gli immigrati). Dal punto di vista della sicurezza la famosa frase di Eshkol “Il taccuino è aperto e la mano segna” come risposta agli attacchi terroristici verso Israele, fu interpretata a livello pubblico come un segno di esitazione e mancanza di sicurezza del Primo Ministro. All’indomani della Guerra del 1967 la leadership militare e l’opinione pubblica avevano ormai perso fiducia nella capacità di Eshkol a reagire alla minaccia nemica e la crisi portò il Primo Ministro per la prima volta nella storia del Paese alla creazione del governo di unità nazionale e ad affidare a Moshe Dayan il compito di Ministro della Difesa– cosa che de facto affidava a lui la gestione della guerra. Oggi sappiamo invece che i mesi di “attesa” che dipinsero Eshkol come un personaggio incerto e perplesso, furono fondamentali per preparare e rafforzare militarmente l’IDF, così come anche i rapporti intessuti con gli Stati Uniti saranno una chiave di svolta per la schiacciante vittoria della Guerra dei Sei Giorni e dei legami futuri fra America e Israele.

Per correggere questa ingiustizia storica che ha tralasciato dalla memoria collettiva del Paese per quasi 30 anni il Primo Ministro Levi Eshkol, dopo un lungo restauro è stata aperta al pubblico dalla fine del 2016 il “Beit Levi Eshkol”, quella che fu la residenza ufficiale dei Primi Ministri d’Israele fra 1954 al 1974. Nel cuore del verdeggiante quartiere di Rechavia a Gerusalemme si trova il palazzo costruito durante il periodo britannico, dove vissero David Ben Gurion, Levi Heskol e Golda Meir; queste mura hanno ascoltato decisioni fondamentali prese sia durante la Guerra dei Sei Giorni che quella del Kippur; in questa modesta e semplice cucina Golda Meir usava accogliere politici e divenne infatti spesso il luogo d’incontro della riunione di gabinetto (da qui l’espressione in ebraico “Mitbachon”-da “mitbach”-“cucina”).

Il piano inferiore della casa è tutto dedicato a Levi Eshkol: attraverso una visita interattiva con tablets in ebraico o in inglese giovani e famiglie giocano ed imparano divertendosi – la televisione si accende, la radio trasmette notizie e a volte i visitatori stessi sono chiamati a prendere parte attiva nelle decisioni che riguardano la gestione del Paese.
Finalmente dopo tanti anni abbiamo la possibilità di ridare il giusto ruolo e riscoprire questo personaggio rimasto fuori dagli album della storia.


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