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Che cos’è l’ebraismo? Dialoghi con esponenti di altre religioni

Come viene percepita la religione ebraica nelle altre fedi monoteiste. Un incntro con i cristianesimi

Con questa domanda iniziamo un ciclo d’incontri rivolto ad interlocutori di differenti religioni (Cristianesimi, Islam, Buddhismi) con l’intento di restituire una finestra sulla «via del dialogo tra le religioni».
Oggi viviamo in una società globale; all’interno della quale è sempre più possibile entrare in contatto con l’altro, e con tutte quelle sfumature della diversità (politica, sociale, culturale, ma anche economica e, soprattutto, religiosa) per cui la stessa capacità di relazionarsi si adatta, cambia.
Dinanzi all’altro possiamo adottare due atteggiamenti: il primo è la reazione al tremendum che restituisce la diversità, ovvero quella sensazione di qualcosa che non ci appartiene o che non ci è possibile comprendere pienamente; il secondo, invece, è il fascinans, cioè ciò che della diversità ci attrae in quanto potremmo riconoscere come profondamente umano e riflesso di noi stessi.
Ed è proprio grazie alla «via del dialogo», ormai inaugurata da qualche decina di anni durante il ventesimo secolo, che è stato possibile conoscere ed umanizzare la diversità. Questo percorso parte dalla religione Cristiana, attraverso la testimonianza di tre fedeli di Roma.

Che cosa è l’Ebraismo, dunque?
Andrea, teologo cristiano: «Davvero? Perché – risponde scherzando – sarebbe patetico dover rispondere ad una domanda come questa!»

Ioana, cristiana ortodossa: «Non è una domanda semplice, eppure, alle domande che sembrano essere difficili tendiamo a rispondere in modo semplice, oppure con una risposta teologicamente elaborata, o amcora storicamente ineccepibile. In questo modo si renderebbe la religione un qualcosa di astratto. Quello che io mi domanderei sarebbe: Cosa sente un cristiano o un ebreo ad essere una di queste persone? Perciò, per darti una risposta potrei dire che per me l’Ebraismo è una religione, ma che la identifico più come un modo di vivere secondo i precetti che Dio ha consegnato.»

Negli spazi quotidiani, dove o in che modo è possibile dialogare, entrare in contatto?

Marco, storico delle religioni: «Il primo luogo dove incontrarsi è la Bibbia, soprattutto al giorno d’oggi e a seguito del Vaticano II (Nostra aetate), secondo il quale la società deve riabilitare i rapporti recisi da tempo e deve porre attenzione ai punti in comune che ci uniscono».

Andrea: «A Roma è facile incontrarsi, c’è il quartiere ebraico per il quale, per una passeggiata o per altro, capita che passi, ma io che di origini sono siciliano posso dire che è difficile, anzi è quasi impossibile potersi incontrare dalle mie parti. Proprio qui a Roma ho potuto iniziare a frequentare una persona di fede ebraica, circa 6 anni fa».

Ioana: «Io vengo da Alba Iulia, in Romania, e qui c’era una bellissima sinagoga, che venne purtroppo abbandonata dalla sua comunità a seguito della seconda Guerra Mondiale. La comunità era scappata e nessun’altra persona, nemmeno un cristiano, si è mai curato di quel luogo bellissimo proprio perché non era della propria religione. Adesso trovo assurdo pensare che ho dovuto aspettare 40 anni prima di incontrare una persona di religione ebraica, la stessa che un tempo avrei potuto trovare a pregare in quel luogo vicino casa mia. Sicuramente a Roma è molto importante il quartiere ebraico e mi ha permesso di allargare le mie relazioni».

Quali sono le radici storiche e religiose che avvicinano queste due fedi?

Andrea: «Possiamo dire che le radici siano le stesse? Penso proprio di sì. Anche perché, tolta la figura di Gesù (ovviamente mi pongo ai limiti della plausibilità), mi domando “Perché ancora tante divergenze?”. Forse – mi rispondo – per una troppa “presunzione” cristiana, cioè che noi saremmo stati il superamento di tutto e per tutto, quando ancora oggi, invece, durante le nostre messe, c’è un recupero delle nostre radici a partire dall’Antico testamento con la Liturgia delle ore».

Marco: «Tutto ciò che c’è scritto nell’Antico Testamento ovviamente ci interessa, e noi, in quanto cristiani, non dobbiamo fare la figura di quelli che non (lo) sanno, oppure che non ricordano che Gesù stesso avesse origini ebraiche, cosa che ad oggi molti tendono a scordare. Ma è anche vero che talvolta ci dimentichiamo delle nostre stesse radici ebraiche, e perdiamo di vista la nostra presenza nella storia. Allora, l’Ebraismo ce lo ricorda».

Ioana: «L’Antico Testamento, certamente. Conoscere la Bibbia è importante per entrambe le fedi, specialmente nel Cristianesimo c’è un motivo in più, ovvero: Gesù era ebreo, parlava, ricordava, citava e rispettava le usanze ebraiche, perciò io, da cristiana, per poter comprendere tutto il suo mondo, ho bisogno di conoscere queste radici. E sono tutte inserite lì, nel testo sacro».

 

Damiano Pro
collaboratore

Damiano Pro, anno 1994, è uno storico delle religioni che si occupa di dialogo interreligioso, attraverso alcune reti istituzionali e tramite il  Centro Astalli, tra gli enti più vitali della materia.


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