Cultura
Cinque film per rileggere la caduta del Muro di Berlino

Una selezione di titoli da “Goodbye Lenin!” al recentissimo “Fritzi”

A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, torna nelle sale cinematografiche Goodbye Lenin!, capolavoro di Wolfgang Becker, di recente restaurato e convertito in forma digitale. Non poteva esserci scelta migliore per celebrare l’anniversario di uno dei momenti più significativi della storia europea. Questa ricorrenza, però, può essere trasformata in un’occasione per scoprire altre pellicole sull’argomento, forse meno conosciute, ma non meno degne di essere viste e apprezzate. Pertanto, se non possiamo evitare di soffermarci nuovamente su Goodbye Lenin!, magari in attesa di godercelo una volta di più sul grande schermo, abbiamo deciso di inserirlo in una cinquina di titoli utili a commemorare in maniera gradevole la giornata del 9 novembre.

Helden wie wir (1999), in italiano “Eroi come noi”, basato sull’omonimo romanzo di Thomas Brussig. A dieci anni dai fatti del novembre 1989 il film narra le rocambolesche vicende personali di Klaus Uhltzscht, l’eroe cui si allude nel titolo, il quale afferma sin dal principio di essere il solo responsabile della caduta del Muro di Berlino. Ovviamente si tratta di una visione egocentrica degli eventi storici, del tutto falsata dalla tendenza alla megalomania del protagonista, ma è proprio in questa attitudine farsesca che risiede la genialità della trama. Apprenderemo, infatti, che il crollo del regime è strettamente legato “all’intimità” di Klaus (non scendiamo in ulteriori dettagli per non sottrarre ai neofiti della pellicola il piacere della scoperta). Al di là del colossale epilogo, la pellicola si dipana lungo il filo della memoria, attraverso la rievocazione dell’oppressiva famiglia del protagonista, e dei suoi bizzarri legami con la Stasi. Da vedere senza esitazioni.

Buffalo Soldiers (2001): ovvero, come sosteneva Nietzsche, “in tempo di pace il guerriero si scaglia contro se stesso”. Il cast include due attori di eccezione: Ed Harris e la super acclamata faccia da Joker di Joaquin Phoenix. La sceneggiatura, tratta da un romanzo di Roberto O’Connor, indaga le conseguenze disastrose della noia che pervade un gruppo di soldati americani di stanza a Stoccarda alcuni giorni prima della caduta del Muro di Berlino. Privato, come i suoi commilitoni, della possibilità di una guerra “vera”, il protagonista, Ellwood-Phoenix, ha un solo motto: “ruba tutto quello che puoi”. Droga, traffici loschi, adulterio sono la quotidianità della base. Il testo narrativo originale è ambientato nel 1983, ma il regista, Gregor Jordan, ha scelto di ricollocare la vicenda nel novembre 1989, per amplificare la generale atmosfera di decadenza e di disfacimento in cui i personaggi del racconto si muovono. E ci è riuscito perfettamente.
Una curiosità: data la pesante satira anti-militare della pellicola, la sua distribuzione è stata posticipata di due anni per rispetto alle forze armate americane, impegnate a gestire le conseguenze degli attacchi dell’11 settembre.

Liegen lernen (2003), “Learning to lie down”, tratto da un volume di Frank Goosen e ambientato negli anni ’80, dal 1982 fino al novembre 1989. Liegen lernen racconta la vita sentimentale di Helmut, un ragazzo di Berlino ovest, che s’innamora di Britta, una compagna di scuola. Quello di Helmut è, però, un amore infelice: Britta, infatti, lascerà ben presto la Germania per trasferirsi negli Stati Uniti. Nonostante abbia diverse avventure, Britta rimane per Helmut l’amore assoluto. Durante la notte del 9 novembre 1989, mentre la storia della Germania si compie, il protagonista, a letto con una ragazza, viene a sapere che il suo grande amore adolescenziale ha fatto ritorno a Berlino. Tra sogni d’amore e uno spiccato disimpegno politico, Helmut tenta di gestire la propria esistenza, pur tra grandi difficoltà. Liegen lernen è un film generazionale, che narra del disorientamento del periodo da parte dei ragazzi e, al tempo stesso, della coscienza del
cambiamento. “Dov’eri la notte della caduta del Muro?”, chiede a Helmut una delle sue amanti. È l’interrogativo che definisce un’epoca.

Goodbye Lenin! (2003) è un film che non avrebbe bisogno di presentazioni, pluripremiato in Germania e
nel mondo, divenuto a ragione la pellicola maggiormente simbolica degli eventi del 1989. Il segreto del successo di questo film non riguarda soltanto l’originalità dell’idea principale ‒ il tentativo da parte di un figlio devoto di proteggere la madre malata dalla notizia della caduta del Muro, che si traduce nella costruzione di una memoria “simulata” della DDR. La trama è, infatti, una complessa sovrapposizione di humour e di nostalgia per un mondo ormai perduto, offrendo una malinconica riflessione sul fallimento dell’utopia socialista. Ostalgie, la chiamano i tedeschi, un sentimento nuovo che ha portato a rivalutare lo stile di vita dell’epoca. Non è una questione di moda o un fenomeno di consumo, come molti vorrebbero far credere. Al contrario, Goodbye Lenin testimonia un bisogno profondo di ideali e di rinnovamento interiore,
laddove tutto è venuto a mancare.

Fritzi – Eine Wendewundergeschichte (2019), in inglese “Fritzi: A Revolutionary Tale”. È una pellicola nuova di zecca, uscita nei cinema tedeschi soltanto un mese fa. Anche in questo caso il film nasce da un libro ‒ Fritzi war dabei (“Fritzi era lì”) ‒ dell’autrice Hannah Schott, ma la sua prospettiva è completamente diversa dai precedenti che abbiamo citato. Si tratta, infatti, di un film di animazione, destinato, seppur non esclusivamente, al pubblico dei più giovani. La vicenda si svolge a Leipzig, la città della “rivoluzione pacifica”, che un mese prima della caduta del Muro di Berlino fu epicentro delle grandi manifestazioni destinate a condurre alla disgregazione della DDR. Di fatto la trama non presenta particolari novità, utilizzando motivi ben noti alla narrativa della Germania pre-unificazione: Fritzi, la giovanissima
protagonista, è stata divisa dall’amica del cuore, Sophie, fuggita all’ovest con la madre, e nel tentativo di ricongiungersi a lei, si ritrova coinvolta nelle dimostrazioni di piazza dell’ottobre 1989. Nonostante la convenzionalità del suo schema, la pellicola svolge un’importante funzione, fornendo alle giovani generazioni la possibilità di comprendere in un linguaggio cinematografico adeguato gli eventi che hanno trasformato la storia della Germania e dell’intero Occidente.

Sara Ferrari
Collaboratrice

Sara Ferrari insegna Lingua e Cultura Ebraica presso l’Università degli Studi di Milano ed ebraico biblico presso il Centro Culturale Protestante della stessa città. Si occupa di letteratura ebraica moderna e contemporanea, principalmente di poesia, con alcune incursioni in ambito cinematografico. Tra le sue pubblicazioni: Forte come la morte è l’amore. Tremila anni di poesia d’amore ebraica (Salomone Belforte Editore, 2007); La notte tace. La Shoah nella poesia ebraica (Salomone Belforte Editore, 2010), Poeti e poesie della Bibbia (Claudiana editrice, 2018). Ha tradotto e curato le edizioni italiane di Yehuda Amichai, Nel giardino pubblico (A Oriente!, 2008) e Uri Orlev, Poesie scritte a tredici anni a Bergen-Belsen (Editrice La Giuntina, 2013).

 


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