Joi in
Cosa farò da grande? – Racconto in prima persona di una studentessa

Una testimonianza dagli incontri tra studenti e professionisti promossi da Joi

Joi ha dato vita a una serie di incontri di orientamento per le scuole superiori insieme a giovani professionisti. Marta Sinigaglia, studentessa dell’ultimo anno del liceo linguistico alla scuola ebraica di Milano, ci invia questo suo scritto idopo aver partecipato a uno degli appuntamenti di joi. Un pensiero su cosa significa diventare grandi e soprattutto su cosa vuol dire immaginare il proprio futuro guardandolo dall’ultimo anno del liceo.

Troppo spesso mi sono chiesta come avrei affrontato questo periodo della mia vita: gli ultimi momenti a scuola, gli ultimi momenti al liceo. Certamente negli anni passati, anche attraverso il racconto dei miei fratelli, me lo ero immaginato in modo molto diverso: la maturità è da sempre descritta come uno snodo importante, la fine dell’adolescenza e l’ingresso nell’età adulta. Dall’ Esame di Stato in poi dipende decisamente di più da noi cosa faremo e cosa diventeremo. Finora abbiamo avuto l’appoggio della famiglia e della scuola, la stessa che io frequento dall’asilo, che mi ha dato sicurezza e tranquillità: conosco tutti, tutti conoscono me ed è lo stesso posto dove hanno studiato mia mamma e i miei fratelli. Conosco i miei compagni di classe da almeno dieci anni, ci vogliamo bene, ma abbiamo una grande urgenza di sperimentare nuove cose e nuove situazioni, conoscere e misurarci con persone e ambienti diversi. Dopo tutti questi anni dovrei essere curiosa ed impaziente di iniziare qualcosa di nuovo, che non conosco, che posso in fondo solo provare a immaginare.
Ora è arrivato il momento, capita, è capitato a tutti, succederà presto anche a me, non posso evitare di vivere questo momento. Mi trovo quindi davanti a svariate pagine web, aperte da svariati mesi a controllare le offerte di studio di diverse università milanesi – non che io non abbia valutato in precedenza di lasciare Milano e l’Italia- e cerco di capire le date degli open day e cosa si celi realmente dietro i complicati nomi dei corsi di studio delle lauree triennali.
Inizia così un’analisi profonda della mia persona: cosa mi piace? quali sono le mie passioni? quali sono le mie materie preferite, o meglio quali sono le materie in cui ho i risultati migliori? E allo stesso modo, quali di queste lascerei volentieri dopo cinque anni di liceo?
Inizialmente ero molto confusa e, forse guidata dall’esempio di mia madre, avevo cominciato a credere che la carriera nell’ambito medico-sanitario potesse essere la più adatta per me. Devo ammettere però che un po’ per pigrizia e un po’ per paura non avevo cercato più di tanto. Le pagine web erano rimaste aperte più per far credere a mia madre che la ricerca dell’università stesse continuando in modo assiduo che per consultarle realmente; ma a febbraio, quando la situazione era la medesima rispetto a settembre, ed era necessario provare almeno a fare i test di ingresso per alcune facoltà, mia madre ha deciso di intervenire aiutandomi in questa interminabile ed estenuante scelta.
Poi verso la fine di febbraio, tra le tante schede aperte sul mio PC, ritorno su quella dell’università IULM e decido di iscrivermi agli open day di questa facoltà che si sarebbero tenuti pochi giorni dopo. Più che una scelta consapevole, è stata la necessità di uscire dall’empasse della paura di scegliere, a farmi decidere. A quel punto questa decisione venne presa in parte consultando il sito, la scheda del corso, il piano di studi e in parte, lo ammetto, casualmente. Ma questa casualità alla fine si è dimostrata vincente. Nel giro di pochi giorni, dopo aver consultato dei conoscenti che avevano già intrapreso questa stessa laurea triennale nello stesso ateneo decido di iscrivermi al test d’ingresso della facoltà. Fortunatamente lo passo al primo tentativo e dopo poche settimane mi iscrivo ufficialmente al corso di “Comunicazione d’Impresa e Relazioni Pubbliche” all’università IULM.
Durante il periodo di ricerca, mi sono spesso soffermata a pensare quanto fosse fondamentale e quanto avrebbe aiutato il confronto con una figura come il “counselor” dei licei americani o l’incontro con dei professionisti che avrebbero potuto parlare della loro esperienza, del loro percorso di studi e del loro impiego. Per questo motivo ho trovato stimolante, pratico ed estremamente utile l’incontro tra i professionisti e i ragazzi degli ultimi anni di liceo organizzato da “Joi” a fine aprile. Grazie a questo confronto, i ragazzi e le ragazze che erano ancora confusi, hanno potuto porre delle domande riguardanti le università e le facoltà specifiche in modo da chiarirsi le idee.
Ora mi ritengo convinta e soddisfatta della scelta fatta. Non vedo l’ora di iniziare e posso dire che per quanto il futuro, la fine del liceo e le conseguenze che questo porta con sé mi spaventino, credo che questo sia il momento perfetto per aprire un nuovo capitolo della mia vita, che sicuramente sarà una degna conseguenza del percorso che sto portando a termine.


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