Joi in
Elezioni comunitarie, Roma 2019: focus sulla scuola

Programmi e progetti formativi a confronto, con un occhio di riguardo a rette e bilancio scolastico

Eccoci al quarto e ultimo confronto elettorale tra le liste candidate al consiglio della Comunità ebraica romana. Parliamo di scuola, cuore pulsante della comunità, con:

Daniela Debach e Edoardo Amati, candidati per la lista Per Israele

Daniela Pavoncello, candidata per la lista Binah is Real

Benedetto Alessandro Sermoneta, candidato presidente per la lista Dor va dor

Giorgio Heller, candidato presidente per la lista Ebrei per Roma

Nathania Di Porto, candidata per la lista Maghen David

Ilan David Barda, candidato presidente per la lista Menorah

 

Tradizionalmente le scuole ebraiche registrano un calo di iscrizioni per il ciclo delle superiori. Perché? Come pensate di contrastarlo?

Daniela Debach, Per Israele: In qualità di assessore uscente, posso dare dei dati concreti e smentire in parte questa affermazione. Il calo pesante ai licei c’è stato fino a cinque anni fa, ma da tre anni la tendenza si è invertita. Certo, sono numeri bassi, su cui bisogna lavorare, ma sono iscrizioni che contrastano l’idea di un’offerta formativa di scarsa qualità. Gli studenti della scuola ebraica sono stati presi nelle migliori università internazionali. Ciò detto, bisogna fare di più e meglio e in questa ultima consiliatura abbiamo messo le basi per sviluppare progetti interessanti di internazionalizzazione basati su un forte bilinguismo e sull’innovazione, così come sul reperimento di finanziamenti per progetti formativi, di cui può parlarci Edoardo Amati nello specifico. Quella che verrà è la fase attuativa, forse la più delicata: è il compimento di un lungo lavoro “teorico”.

Edoardo Amati, Per Israele: Penso che il calo di iscrizioni sia sostanzialmente dovuto alla mancanza dell’indirizzo che interessa al singolo studente (il liceo classico o l’istituto tecnico per esempio), non un fatto di qualità perché le scelte di chi si iscrive altrove spesso non riguardano l’eccellenza. Sicuramente non è per una questione economica perché la scuola con la comunità sostengono da sempre le famiglie che hanno bisogno di un supporto per il pagamento delle rette. Quanto all’offerta formativa, negli ultimi cinque anni abbiamo lavorato con la Fondazione Lauder per mettere a punto progetti per la scuola di Roma e per entrare nel network Educating for Impact (di cui fa parte Lauder). La loro richiesta è che, flosoficamente, la scuola sia al centro della comunità. Un punto di vista peculiare che considera la scuola come il luogo del futuro e Roma su questo era ed è completamente allineata agli standard Lauder. Ora occorre raggiungere anche i loro standard qualitativi. Sono partiti i primi progetti sul bilinguismo ebraico italiano, a partire dalle scuole elementari, per cui è stato finanziato un metodo pedagogico interattivo. Inoltre abbiamo disegnato un progetto speciale per chi vuole diventare rabbino. Fino ad ora il candidato doveva terminare gli studi del liceo e poi intraprendere la specializzazione. Abbiamo invece creato un iter che inizia dalla terza media come potenziamento che dovrebbe partire con il nuovo anno scolastico. Lauder ha sostenuto questa iniziativa, perché la fondazione è convinta dell’importanza di avere rabbini formati e cresciuti sul territorio. Stiamo lavorando anche come network di scuole ebraiche europee per creare una mobilità tra gli studenti e anche borse di studio per università all’estero finanziate sempre da Lauder e, naturalmente, un potenziamento sull’inglese.

Daniela Pavoncello, Binah is Real: Credo che il calo di iscrizione banalmente riguardi il calo demografico che colpisce la nostra comunità e l’assenza della diversificazione dell’offerta formativa. La scuola è il nostro presente e il nostro futuro, per questo occorre lavorare per renderla più efficiente dal punto di vista qualitativo. Il primo obiettivo è renderla bilingue (italiano ed ebraico) a tutti gli effetti, su un modello educativo israeliano che riguarda l’applicazione pratica della didattica digitale e inclusiva, capace di dare agli studenti in difficoltà gli strumenti necessari e di valorizzare i talenti. Occorre permettere una maggiore mobilità sociale, garantendo agli studenti meritevoli l’accesso all’alta formazione attraverso borse di studio e creando percorsi diversificati dell’offerta formativa per chi non sceglie il liceo come scuola superiore. In questo modo si limiterebbe il calo delle iscrizioni nel ciclo delle superiori da parte di chi vuole fare un istituto tecnico o professionale. La nostra proposta è quella di creare una rete, in accordo con MIUR e Regione, con gli enti di formazione sul territorio: gli studenti avrebbero la scuola ebraica come luogo centrale dove acquisire l’educazione di base (nelle materie generaliste) e le scuole esterne per acquisire le competenze specifiche del corso professionale scelto. Un’idea simile era stata tentata nel 2000 ma non si era giunti ad un accordo. Questo sistema inoltre permetterebbe di sostenere i ragazzi nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro, in particolare per i giovani con disabilità: mi piacerebbe creare una rete di imprese che accolgono questi ragazzi attraverso le agevolazioni messe a punto dallo Stato. E creare delle piccole realtà virtuose per esempio con l’agricoltura sostenbile e la vendita dei prodotti, oltre a servizi nella ristorazione che vedano impegnati ragazzi normotipici e con disabilità insieme. Infine, ma di grande importanza, è l’internazionalizzazione. Bisogna attivare i programmi Erasmus per i licei: i giovani devono rientrare nei programmi comunitari e acquisire adeguate competenze sulla lingua per adattarsi a contesti di studio multiculturali europei. Immagino un movimento europeo di solidarietà sociale in ambito ebraico.

Benedetto Alessandro Sermoneta, Dor va dor: La scelta di iscriversi alla scuola ebraica è una scelta privata che riguarda le singole famiglie e su cui non possiamo certamente intervenire. Di sicuro al scuola è un luogo molto importante per la vita ebraica e per l’aggregazione, ma si possono trovare anche altri modi/luoghi per tenere uniti i giovani. Da parte nostra, stiamo lavorando per capire se possiamo organizzare delle ore di informatica al liceo: gli studenti non possono essere offline! Non ci sono ore currculari utilizzabili ma si potrebbe mettere a punto un potenziamento extra. Questo permetterebbe anche di dare agli studenti strumenti spendibili per entrare nel mondo del lavoro, attraverso corsi di formazione sovvenzionati con bandi europei. Inoltre, una banca dati che fotografi la situazione di domanda e offerta potrebbe semplificare l’inserimento.

Giorgio Heller, Ebrei per Roma: Spesso si dice che il calo delle iscrizioni è il risultato di una proposta di scarsa qualità. Non credo sia così, penso piuttosto che il problema riguardi il fatto che molte famiglie si sono trasferite in Israele, quindi mancano i potenziali iscritti- Poi c’è il tema economico: ci sono famiglie che non possno permettersi le rette. E qui penso che occorra trovare i finanziamenti, sicuramente in ambito europeo, per sostenere i nostri porgetti educativi. L’altro aspetto fondamentale è la capacità d fare rete con altre scuole europee. Condividere progetti con realtà in altri stati dell’Unione consente di accedere a fondi diretti che corrispondono a valori voluminosi, oltre a permettere una mobilità internazonale decisamente interessante. Penso sarebbe molto utile anche istituire un ufficio speciale a supporto dei giovani diplomati per orientarli nella scelta delle Università o del lavoro. Penso sia uno dei doveri della comunità verso i propri iscritti, ma anche un diritto di usufruire dell’organizzazione comunitaria.

Nathania Di Porto, Maghen David: Il problema del calo delle iscrizioni si deve prima di tutto affrontare dal punto di vista demografico. È innegabile che la nostra comunità soffre un calo delle nascite. Per
questo noi abbiamo proposto più volte in sede di elaborazione dei bilanci preventivi alcuni bonus economici per la formazione di nuove famiglie e sostegno alla prole, poiché vediamo che l’entusiasmo iniziale dei nostri ragazzi si scontra con la dura realtà della crisi economica. Il nostro liceo oggi ha bisogno di ampliare e migliorare l’offerta formativa, inserendo nuovi indirizzi professionali che possano lanciare i nostri ragazzi direttamente nel mondo del lavoro, anche coloro i quali non intendono intraprendere il percorso universitario.

Ilan David Barda, Menorah: Credo che ci siano varie motivazioni riconducibili al perché vi è questo calo: il servizio offerto, magari si ricerca un indirizzo che non offriamo, la distanza tra casa e scuola e forse può essere che i ragazzi abbiano voglia di mettere la testa fuori dalla comunità dopo aver concluso il percorso nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Il costo anche non è un motivo da tralasciare. La strategia è quella di andare incontro alle esigenze delle famiglie e dei ragazzi offrendo un servizio all’altezza dello sviluppo dei tempi correnti, lavorare sugli indirizzi scolastici ma anche fornendo una scuola dove il ragazzo è protagonista.

Rette scolastiche e bilancio della scuola: situazione attuale e proposte della lista

Daniela Debach, Per Israele: In questa consiliatura sono state riviste le rette scolastiche. Si prevedeva in una prima fase con un raddoppio della cifra per sostenere una difficoltà di risanamento del bilancio, ma poi sono rimaste invariate. Un primo correttivo dovrebbe esserci a breve su indicazione della vecchia consiliatura, ma poi prevediamo un abbattimento sensibile, grazie al supporto dei finanziamenti che abbiamo ottenuto con la Fondazione Lauder. Per entrare nel loro network ci sono stati richiesti documenti molto specifici su costi e bilanci, il che ci ha permesso di  raccogliere dati quantitativi interessanti. E scoprire per esempio che il costo alunno non è coperto dalla retta! Che infatti è circa del 40 per cento più bassa delle altre scuole private, solitamente intorno ai 5/6mila euro all’anno contro i nostri 3mila. Abbiamo un contributo del MIUR che però copre a malapena i costi della scuola elementare, per il resto, la comunità deve fare fronte  a supportare costi propri per la scuola. Importantissimo allora è il fundraising esterno che permette di fornire il servizio, aiutare le famiglie e mantenere un bilancio tendenzialmente a pari. I fondi erogati dalla fondazione Lauder sono in forma di crediti formativi, vincolati alla realizzazione di progetti educativi specifici. E questa è una garanzia perché vengano usati unicamente dal settore educazione.

Edoardo Amati, Per Israele: Attualmente sono 120 le famiglie con due bambini in media che usufruiscono di contributi per pagare le rette scolastiche, grazie alle borse di studio erogate da Lauder, pari a 200mila dollari l’anno. Inoltre siamo riusciti a ottenere sovvenzioni per i progetti formativi speciali in modo da poterli realizzare senza gravare sul bilancio. E questo sarà il lavoro anche della prossima consiliatura.

Daniela Pavoncello, Binah is Real: Non entro nel merito del bilancio e delle rette scolastiche, quello che sottolineo è che per la  nostra lista la scuola è uno dei settori fondamentali, su cui puntare e da sviluppare al meglio, naturalmente anche dal punto di vista economico e del fundraising.

Benedetto Alessandro Sermoneta, Dor va dor: La scuola rappresenta una voce molto importante nel bilancio ma sono convinto della sua importanza. Credo si debba puntare sul coinvolgimento, per consentire a tutti di fare vita ebraica e di frequentare la scuola. Che, come ho già detto, può essere sostenuta da sovvenzioni europee.

Giorgio Heller, Ebrei per Roma: Il primo guadagno è il risparmio, come ben si sa. Dunque occorre trovare finanziamenti esterni per coprire i costi della scuola. Un lavoro di fundraising di questo tipo, che include, come ho detto prima, anche la partecipazione a bandi europei per progetti educativi, magari con accesso a fondi diretti, si riflette anche sul costo delle rette scolastiche.

Nathania Di Porto, Maghen David: Le rette scolastiche potranno scendere solo dopo che si raggiungerà un numero ottimale di iscrizioni. Nell’attesa si dovrà necessariamente ricorrere a fonti di entrata
alternative come già si sta facendo con la Lauder Foundation, o altri donatori. Ciò che noi auspichiamo è la creazione di una fondazione, sul modello realizzato per il Museo Ebraico, che possa essere di supporto o addirittura di gestione totale delle nostre scuole, al fine di portare risorse e personale tecnico dedicati.

Ilan David Barda, Menorah: Comincio dalla fine, tra le proposte c’è quella di vigilare sull’erogazione delle borse di studio affinchè vi siano criteri prestabiliti senza incorrere in favoreggiamenti di alcun tipo. La difficoltà di ridurre le rette è palese, ma grazie al sostegno di svariate fondazioni come Lauder, Ort, Ascoli, ci sono ipotesi di entrate aggiuntive che potrebbero significare un contenimento dei costi, anche se,  essendo entrate straordinarie, non consentono una diminuzione delle rette. Oltre a limare i costi là dove possibile, occorre fare un lavoro per incrementare le iscrizioni dalle elementari, con un programma di mantenimento per tutto il percorso, attraverso una sorta di meccanismo di sconti.  Il vero lavoro rimane quello di garantire un percorso dalle elementari fino al liceo per i nostri giovani.

La scuola ebraica e le altre scuole sul territorio: un contatto/collaborazione possibile?

Daniela Debach e Edoardo Amati, Per Israele: Il MIUR prevede dei progetti interscolastici, oltre a progetti di incontro tra le scuole ebraiche italiane e internazionali che vorremmo mettere a punto.

Daniela Pavoncello, Binah is Real: L’ho spiegato nella prima domanda: il nostro progetto di ampliamento dell’offerta formativa prevede un progetto didattico comune con scuole professionali sul territorio che potrebbe rivelarsi virtuoso per tutti i ragazzi che non vogliono frequentare un liceo.

Benedetto Alessandro Sermoneta, Dor va dor: Mi piacerebbe che la scuola potesse ospitare ragazzi provenienti da altre comunità italiane ma anche straniere per creare una rete di scambi sia nazionali che internazionali, all’insegna dell’inclusività.

Giorgio Heller, Ebrei per Roma: Più che sul territorio romano, penso che la scuola debba fare rete con altre realtà ebraiche europee per permettere ai ragazzi di fare esperienze internazionali, ma anche di partecipare a bandi dell’Unione Europea.

Nathania Di Porto, Maghen David: È possibile e auspicabile che possa esserci un interscambio culturale che possa arricchire i nostri ragazzi, pur rimanendo fedeli ai nostri principi.

Ilan David Barda, Menorah: Contatto e collaborazione assolutamente sì, sono elementi quasi dovuto per garantire un arricchimento bidirezionale alla comunità e all’esterno. Anche attraverso questa tipologia di confronti si può sostenere una corretta informazione, per esempio su i fatti di Israele, ma anche sulla nostra cultura millenaria.

 


1 Commento:

  1. Io come già ho detto in una precedente occasione appoggio la lista Dor va Dor perché ritengo che la scuola così come la formazione e la trasmissione della cultura sono la chiave di accesso di un progetto di trasformazione del mondo
    L’Università e il Collegio Rabbiinico che io frequento sono una grande opportunità sia comunitaria che sociale e vanno difesi da attacchi che già sono emersi
    Hannah Nassisi


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