Israele
Hanukkah in un racconto (e in un disegno)

Di miti e di miracoli. Ma soprattutto, di luce, di conoscenza e di pace durante la guerra

“Vi racconto un mito,” inizio, attirando l’attenzione dei miei figli, distogliendola per un momento dalla TV. “Cos’è un mito?” mi chiedono, curiosi. “Un mito è una storia che ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e il mondo intorno a noi. I miti raccontano di eroi in viaggio alla ricerca di qualcosa di prezioso, qualcosa che un giorno migliorerà il mondo.”

I loro occhi si illuminano, immersi nella storia. “Immaginate di essere incatenati in una caverna, mani, piedi e collo legati, rivolti verso una parete. Tutto ciò che vedreste sarebbero ombre proiettate su quella parete, figure di persone, animali, oggetti, un po’ come se foste al cinema. E sapete perché vedreste queste ombre? Perché c’è un fuoco al centro della caverna e, dietro un muro, altri prigionieri si muovono, tenendo vari oggetti. Sono così abili da rendere quelle ombre così reali, tanto che gli altri prigionieri, proprio come voi davanti alla TV, credono che siano la realtà.”

I bambini ascoltano, immaginando la scena. “Ma immaginate se un uomo saggio, un filosofo, amante della verità, vi liberasse e vi guidasse fuori da quel tunnel oscuro verso la luce. All’inizio, sareste accecati dal sole, ci vorrebbe tempo per abituare gli occhi allo splendore del mondo reale. E cosa imparereste? Che non dobbiamo credere solo a ciò che sembra vero, ma dobbiamo cercare la verità con i nostri occhi.”

“Ora, sapete come si chiama la festa di Hanukkah? È la festa delle luci. Per otto giorni accendiamo le candele del nostro candelabro per ricordarci del miracolo che è avvenuto al nostro popolo, in guerra proprio come adesso per difendersi dai propri nemici. Nel Tempio di Gerusalemme, un piccolo vasetto d’olio, destinato a durare solo un giorno, bruciò per otto, simboleggiando la luce che persiste nei giorni più bui. I bambini che sono rimasti tanti giorni nei tunnel di Gaza, e che finalmente sono tornati a casa, accendono assieme a noi le candele questa sera. Tutte le candele accese nelle nostre case faranno luce e aiuteranno tutti i prigionieri a tornare a casa, perché così come esistono i miti, esistono anche i miracoli! Possiamo trovare la luce in luoghi inaspettati, sostenendo la speranza e la pace in un mondo che ne ha disperatamente bisogno.”

E con mia dolcissima sorpresa, mia figlia mi mostra un disegno e me lo commenta: queste sono le bandiere d’Israele, i candelabri, le candele, e la mia dedica perché tutti i prigionieri a Gaza vengano liberati, e possano tornare a casa. Abbiamo acceso le candele, mangiato i soffici bomboloni, e giocato con le trottole illuminate e colorate che gli ha regalato la nonna. E il miracolo, del primo giorno di Hanukkah senza il suono delle sirene e dei boati dei razzi nel cielo sulle nostre teste si è avverato, lasciando posto alla luce della pace e dell’armonia.

Manuela Jael Procaccia
collaboratrice
LAureata in filosofia, è sceneggiatrice per commedie cinematografiche come Malati di sesso (2018), Feisbum (2009); ha lavorato come script editor in prodotti di lunga serialità, tra i quali Vivere e Centovetrine e come autrice televisiva in diversi reality e talent tra cui Il grande fratello e Amici di Maria de Filippi.
Ha firmato e realizzato documentari, tra cui Covid-19, il virus della paura (2020).
Per il suo cortometraggio La Cura (2022), presentato in anteprima alla 79° Mostra di Venezia, ha vinto il premio miglior corto sociale Starlight International Cinema Award.
Roller Coaster (2019), ha vinto il premio Miglior Sorriso nascente (regia opera prima) alla 13a edizione del Festival Internazionale di Cinematografia Sociale Tulipani di seta nera, Roma. Tra i progetti in sviluppo, sta lavorando come co-creatore insieme ad Ori Sivan (In Treatment) al TV drama Venti Mesi, coproduzione tra Israele e Italia.
Vive a Tel Aviv, ma è nata a Milano.

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