Cultura
Intrinsecamente solo umano

Un racconto breve

Intorno alla 18th Avenue a Chelsea aveva aperto un bar straordinario. Non ricordo il nome, era rimasto aperto per meno di un anno ma aveva qualcosa di unico che lo staccava dagli altri Tippler, Copper Still o Bathtub gin. In breve, tu entravi e arrivato al balcone potevi scegliere, a parte le solite birre artigianali, caffè o Moscow mule, un menu a parte. E potevi trovarti a prendere un caffè Mandarino e dopo averlo bevuto tutto, ti sentivi quasi svenire, la testa girava e al termine la tua pelle era diventata più pallida, i capelli fitti e lisci, e se ti fissavi allo specchio i tuoi occhi erano a mandorla. Oppure potevi scegliere per una birra Jewing e allora, dopo il primo senso di smarrimento, ti crescevano i cernecchi, una barba incolta di qualche mese e non dicevi grazie al barman, ma un yiddish adank. Non ti dico se ingurgitavi una vodka Panther e potevi uscire con i capelli afro e andare al Chelsea Park senza sbagliare un solo tiro libero o entrare in un movimento universitario di lotta per i diritti. Oppure dopo un calice di suadente vino rosso della cantina California Girls, come la canzone dei Beach Boys, assistere alla mutazione del tuo corpo e ritrovati donna (non poteva essere incluso il cambio d’abiti però, ma la voce sì). L’effetto durava qualche ora, il tempo giusto affinché tu potessi evitare l’insopportazione degli altri alla tua nuova immagine. Evitavi pestaggi, slogan sui muri, arresti e annessi al tuo colore della pelle o cultura.

Una volta mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi preso insieme tutto, mixando i diversi drink e ritrovandomi come una donna cinese-ebrea di colore nero, con origini italiane. Quella volta l’effetto sarebbe decuplicato e sarei potuto restare in quella condizione per quasi un giorno. Anzi, forse sarebbe stato permanente. Capisci? Te lo immagini che cosa sarebbe potuto succedere?
Quei drink in realtà non facevano altro che esternare ciò che era comunque intrinsecamente solo umano. Quella parte di tutti, così nascosta che a volte non ce la ricordiamo nemmeno.
Peccato che il bar abbia chiuso, peccato.
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Playlist. L’autore suggerisce l’ascolto dei seguenti brani: Lou Reed, Walk on the wild side, Transformer (RCA 1972) e Yo la Tengo, You can have it all, And Then Nothing Turned Itself Inside-Out (Matador, 2000).


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