Voci
La persecuzione degli omosessuali: perché non si può parlare di omocausto

Non sterminio ma persecuzione, una persecuzione che ha preceduto e succeduto la Shoah e che continua ancora oggi…

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Serafino Marco Fiammelli
Presidente Magen David Keshet Italia

Dopo l’unità d’Italia, l’allora Guardasigilli del Regno, Giuseppe Zanardelli, cancellò (nel 1889) dal nuovo codice penale che porta il suo nome, il reato di omosessualità fino ad allora punito con il carcere e i lavori forzati. Era convinzione di Zanardelli che vietare per legge l’omosessualità sarebbe stato controproducente, primo perché non gli si voleva dare un riconoscimento, secondo perché il divieto avrebbe attivato una qualche forma di contestazione.

Ebbe ragione se consideriamo la storia del movimento di liberazione omosessuale in Italia, Europa e nel Nord America.
Il movimento è stato più attivo nei paesi dove l’omosessualità era reato e perseguita a norma di legge. La propaganda fascista ci mise del suo ed ebbe spesso a dichiarare che il popolo italiano era troppo virile perché ci fossero degli omosessuali. Quindi meglio lo stato di polizia, e il Codice Rocco dava ampia discrezionalità agli investigatori.

Come ci raccontano Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti nel libro La Città e l’Isola, sopratutto a Catania si ebbe una delle forme di repressione più accanita, circa 45 omosessuali, ritenuti tali anche se solo sospettati di esserlo, denunciati anche da anonimi, passati attraverso ridicole e umilianti visite mediche che ne confermassero l’omosessualità, finirono confinati a San Domino nelle Isole Tremiti. Nessun appello alle accuse, nessuna possibilità di obiezione.

In Germania la questione non era solo morale, ma di purezza della razza che sarebbe stata inquinata dagli omosessuali, quindi repressione e deportazione nei campi di concentramento. Li è stato più semplice agire perché il Paragrafo 175 già preveda nell’ordinamento il reato di omosessualità, bastò applicarlo alla lettera. Difficile quantificare il numero degli omosessuali deportati, si stima tra i 5000 e i 15000: chi era anche ebreo veniva deportato in quanto ebreo. Degli omosessuali accertati pochi di loro fecero menzione del periodo di detenzione nei campi, chi lo fece passò direttamente dai campi di concentramento alle carceri della Repubblica Federale Tedesca, il cui codice penale prevedeva ancora il reato di omosessualità. Quando vennero liberati i campi, gli omosessuali non vennero liberati, ma continuarono a scontare la pena nelle carceri. Come capitato a Heins Dormer, che trascorse circa venti anni tra i campi di concentramento e le carceri della Germania Ovest. Nessun risarcimento fino al 2016, poi 3000 euro a testa più altri 1500 euro per ogni anno di detenzione. La Germania si scuserà con la comunità lgbt solo nel 2002.

Fatta questa premessa non possiamo parlare di omocausto né di stermino degli omosessuali, non c’è stato sterminio in termini numerici. Di persecuzione si, una persecuzione che ha preceduto e succeduto la Shoah. Una repressione senza eguali nella storia dell’umanità che continua ancora oggi. In Germania il paragrafo 175 viene definitivamente abolito nel 1994. Nel Regno Unito la depenalizzazione dell’omosessualità arriva nel 1967, dopo un dibattito parlamentare durato anni.
In 70 paesi l’omosessualità è ancora considerata reato grave punibile con il carcere o con la morte. Oggi nel cuore dell’Europa Unita, in Polonia, 80 città si dichiarano zona LGBT free, gli omosessuali non sono graditi, le loro attività non permesse.

Non possiamo parlare di omocausto, perché sarebbe riduttivo relegarlo storicamente al periodo nazi-fascista, non possiamo parlare di memoria, perché impossibile dimenticare ciò che è ancora in atto. La memoria la dobbiamo a coloro che non hanno avuto nemmeno la giustizia del ricordo dalle loro comunità ne dai loro familiari per vergogna. Nemmeno da loro stessi per paura. Noi siamo la comunità e la famiglia che non hanno avuto e renderemo loro giustizia ricordandoli sempre.

Per le celebrazioni della settimana della memoria Magen David Keshet Italia, ha reso omaggio a Grazia Di Veroli Z”l, studiosa della Shoah, amica e sostenitrice della nostra associazione, a lei dobbiamo molto di quello che abbiamo imparato. La sua memoria sia di esempio per tutti noi.

Serafino Marco Fiammelli
Presidente di Magen David Keshet Italia
Militare di professione con il grado Primo Luogotenente dell’Esercito Italiano.
Co-fondatore e presidente della Associazione ebraica LGBT italiana Magen David Keshet.
Advisor for European Affairs del World Congress of LGBT Jews – Keshet Ga’Avah.
Sposato con Federico D’Agostino.

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