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Viaggio a Nizza

Un percorso nella storia ebraica della città costiera

Le vie, nella Nizza vecchia, sono indicate da targhe bilingue, in francese e in nizzardo. E spesso i nomi delle strade non sono semplici traduzioni, ma si riferiscono a eventi, luoghi e situazioni del tempo in cui furono istituite. Ecco allora che in pieno centro storico, all’incrocio con la frequentata rue Rossetti, l’attuale rue Benoit Bunico acquista il secondo nome di Carriera de la Giudaria. Facile intuire di che cosa si tratti. Qui, infatti, si trovava l’antico ghetto della città costiera. Datarlo con certezza è più difficile. Gli storici parlano di una prima istituzione già nel 1430, quando sotto i Savoia gli ebrei di Nizza erano obbligati a portare un distintivo sugli abiti e a non lasciare gli angusti spazi della via dopo il calare del sole. Gli stessi storici, però, hanno qualche perplessità sull’effettivo rispetto delle misure. Diversi documenti testimonierebbero i liberi spostamenti di uno stimato banchiere ebreo, Bonnefoy de Chalons, che nel 1448 sarebbe stato in ottimi rapporti con la città di Nizza. Nello stesso anno, inoltre, pare che da Torino fosse giunto più di un sollecito a fare osservare le norme, che evidentemente venivano tranquillamente ignorate.
Passeggiando lungo questa stretta via, dove i raggi del sole difficilmente arrivano, si trova comunque una testimonianza del vecchio ghetto. Al numero 18, accanto all’insegna di uno dei tanti ristorantini tipici della Vieux Nice, si distingue ancora la data del 1733 incisa nella pietra. Si tratterebbe dell’anno di costruzione dell’antica Sinagoga, ben nascosta in un palazzo già esistente nella via (va ricordato che all’epoca era proibito costruire nuovi edifici religiosi che non fossero cattolici). Il 1733 daterebbe secondo alcuni anche l’istituzione del ghetto, concentrato nella ristretta area compresa tra l’attuale rue Bunico (nel tratto da rue Rossetti e rue Loge) e la parallela rue Droite.

Quello che più affascina gli studiosi è la presenza, proprio sotto i palazzi compresi tra le due vie, di cunicoli e cantine che permettevano ai suoi abitanti di andare e venire dal ghetto aggirando gli eventuali controlli. La guida americana Robert Levitt, appassionato storico medioevalista che accompagna i turisti con la sua agenzia Via Nissa, ha trovato nei sotterranei diverse incisioni raffiguranti, tra l’altro, una stella di David e una Menorah e si chiede se questi stessi nascondigli non avessero accolto gli ebrei anche durante i rastrellamenti della seconda guerra mondiale.
Tornando a tempi più lontani, il ghetto sarebbe stato abolito nel 1750 insieme all’obbligo di portare distintivi, ma per l’emancipazione ufficiale della popolazione ebraica si sarebbe dovuti arrivare al 1848. Artefice di questo importante passo avanti sarebbe stato Benedetto (Benoit) Bunico, parlamentare del Regno di Sardegna e consigliere comunale di Nizza al quale è oggi intitolata la via dell’antico ghetto.

Dal centro storico è facilissimo raggiungere la cima della collina del castello, tra i protagonisti del paesaggio cittadino. La scalata è piacevole e si può affrontare da diversi punti della città vecchia così come dal lungomare. Partendo da rue Bunico, la via più semplice è raggiungere rue Rossetti e proseguire, sempre dritti e leggermente in salita, fino ai cancelli del parco de Lou Casteu.
La prima tappa dell’ascesa non si fa attendere troppo e regala, insieme alla vista magnifica sui tetti di Nizza e sul mare luccicante, anche l’accesso al cimitero ebraico. Prima di varcarne i cancelli, però, è d’obbligo una sosta davanti all’imponente Muro dei Deportati. Promosso dal Comitato francese per Yad Vashem Nice – Côte d’Azur e dalla Città di Nizza con il sostegno della Fondation pour la Mémoire de la Shoah, il monumento è stato inaugurato il 30 gennaio del 2020 dopo più di un anno dalla posa della prima pietra.
Nel vicolo attiguo, che ne ha preso il nome, si trova il Muro dei Giusti tra le Nazioni, una grande stele di cemento, marmo e granito qui presente dal 27 gennaio 2014. Se in questo sono riportati i nomi dei 125 Giusti di Nizza e della Costa Azzurra che hanno portato aiuto agli ebrei durante le persecuzioni naziste anche a costo della propria incolumità, il nuovo Muro riporta invece nomi e cognomi dei 3.486 ebrei che da qui sono stati condotti nei campi di sterminio. Ogni nome è accompagnato da un testo introduttivo e storico firmato dall’avvocato Serge Klarsfeld. Nato a Bucarest nel 1935, trasferitosi a Nizza e sfuggito nel 1943 dalla Gestapo, Klarsfeld è con la moglie Beate uno dei più importanti difensori della causa dei deportati ebrei in Francia. La sua casa di infanzia nizzarda, in rue d’Italie 15, è segnalata da una placca che ricorda il padre Arno, arrestato il 30 settembre 1943 durante la retata organizzata da Aloïs Brünner presso l’Hotel Excelsior e poi ucciso ad Auschwitz, e Paul Dussour, deportato e morto a Dachau-Vaihingen, che abitava nello stesso stabile. Sul marciapiede di fronte al famigerato hotel, in Avenue Durante 19, anticamera della deportazione per migliaia di ebrei, sorge una stele che ne ricorda la tragedia.
Tornando in collina, l’ingresso al cimitero consente un altro tipo di viaggio nel tempo. Fondato nel 1783, accoglie diverse lapidi provenienti da un più antico luogo di sepoltura collocato ai piedi della collina e testimonia secoli di migrazioni ebraiche da ogni parte d’Europa e non solo. Prova di tale caleidoscopio di nazionalità sono le innumerevoli lingue nelle quali il nome di Nizza viene riportato sulle lapidi, dall’italiano al polacco, dall’inglese al russo fino, ovviamente, all’ebraico. E non mancano testimonianze dall’Algeria, dal Sudafrica o dall’Egitto. Soffermandosi tra le tombe, segnalate ora da semplicissime pietre, ora adornate da ricche sculture, si leggono storie di fuga e di speranza, di vite ricostruite in Francia e altre che dalla Francia non sono riuscite a scappare. Le iscrizioni più antiche che si possono riconoscere sono del 1762, ma pare ve ne siano anche di risalenti al 1540, trasferite dall’antico cimitero di epoca presumibilmente quattrocentesca.

Scendendo in città, il percorso può continuare alla volta della Sinagoga. La più grande e importante di Nizza si trova al 7 di rue Gustave Deloye, non troppo lontana dalla centrale Place Massena e da Avenue Jean Medecin. Dichiarata Monumento Nazionale nel 2004, è stata costruita nel 1885 e inaugurata il 21 marzo 1886, sostituendo quella antica di rue Benoit Bunico, diventata troppo piccola per le esigenze della vivace comunità.
Progettata dall’ingegnere Paul Martin, autore anche del Palazzo dell’Agricoltura, costruito nel 1901 sulla Promenade des Anglais, riprende lo stile e lo spirito di molte altre sinagoghe del XIX secolo. La facciata principale presenta una composizione romano-bizantina con un paramento in pietra goffrata che richiama le porte di una città mediorientale.
All’interno, il santuario è preceduto da alcuni gradini ed è riccamente decorato alla maniera di una pala d’altare, con un sipario che protegge e nasconde l’aron, mentre lo spazio centrale è diviso in altezza da una galleria sostenuta da un colonnato.
Nonostante i danni subiti durante la seconda guerra mondiale, quando fu utilizzata dai nazisti come centro di smistamento e internamento prima della deportazione, la Sinagoga ha conservato tutti i suoi arredi originali. Risalgono invece al 1993 le 12 vetrate sul tema biblico realizzate dall’artista nizzardo Théo Tobiasse e indicate come “il canto dei profeti”.

Sempre a proposito di arte e di Scritture, non si può dimenticare che Nizza è anche la sede della più grande collezione aperta al pubblico di opere del pittore bielorusso Marc Chagall. Il piccolo ma fascinosissimo Musée National Message Biblique Marc Chagall si trova nell’ovattato quartiere di Cimiez, sulle colline oltre la stazione ferroviaria, in avenue Docteur Ménard. Seminascosto tra le ville Belle Epoque del lussuoso sobborgo, il museo è ospitato da una costruzione moderna a più padiglioni disposti su un unico livello ed è circondato da un tranquillo giardino di ulivi. Le sue luminose sale espongono, tra le altre opere, 12 grandi interpretazioni delle storie della Genesi e dell’Esodo, mentre dalla vetrata di una anticamera si può ammirare, affacciato su uno stagno, un insolito mosaico raffigurante Elia sul carro di fuoco, circondato dai segni zodiacali.
Al rientro in centro, non mancano le possibilità di mangiare un boccone. Lasciandosi alle spalle la Sinagoga di rue Deloye, oltre Avenue Jean Médecin e Boulevard Victor Hugo, si entra nel quartiere dove ha sede il Beth Habad Nice Côte d’Azur, in Rue Rossini 22. Aperto tutti i giorni e a tutte le ore, il centro offre diverse attività di incontro, di preghiera e, perché no, anche di ristorazione. In alternativa, poco più in là è possibile gustare un sandwich al fast food kasher Le 49 Street, al 49 di rue Rossini. Altrimenti, ci si può sedere oppure agguantare un panino o altre delizie da asporto al buffet de Le Kineret, al 37 bis di Avenue Georges Clemenceau. Percorsi pochi numeri, al 41 della stessa via c’è la pizzeria Le Keter, mentre chi preferisce mangiare a casa al 36 troverà La Makolet, un buon negozio di prodotti alimentari kasher.

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


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