Israele
A piedi lungo uno dei sentieri più belli del mondo: Shvil Yisrael

Oltre mille chilometri compongono il Sentiero Nazionale d’Israele. Un modo straordinario per conoscere il Paese e i suoi abitanti

Shvil Yisrael, ovvero il sentiero nazionale d’Israele (conosciuto anche come INT – Israel National Trail) è un percorso pensato per gli amanti del trekking che attraversa l’intero Stato d’Israele da nord a sud, nel vero senso della parola. La prima tappa, infatti, comincia a Dan, quasi al confine con il Libano, e si estende fino ad Eilat, sulle rive del Mar Rosso, attraversando fiumi, valli, le principali città israeliane – Tel Aviv e Gerusalemme – e persino il deserto del Negev, per un totale di 1.015 chilometri. A seconda delle condizioni climatiche e l’allenamento di chi lo intraprende, solitamene si riesce e percorrere in un intervallo di tempo che va dalle 6 alle 8 settimane. Una splendida occasione per conoscere il Paese, in tutte le sue sfaccettature, e per conoscere gli israeliani, che sono la maggior parte di coloro che si incontrano lungo il percorso. Spesso ragazzi che hanno appena finito il liceo, o l’esercito, che cominciano questo viaggio “iniziatico” da soli, per poi unirsi a compagni di viaggio che incontrano lungo la propria strada. A volte famiglie che decidono di prendersi un piccolo periodo sabbatico, magari dividendo il percorso in due tappe: il nord in primavera, in occasione delle vacanze di Pesach, e il sud in autunno, in occasione di Rosh ha Shana e Sukkot. A volte anche israeliani in pensione, che anziché farlo tutto d’un fiato, preferiscono suddividerlo a tappe di qualche giorno, magari nel weekend. Spesso si organizzano in gruppi per fare una tappa al mese, visto che di 12 tappe si tratta:
Dalla cresta Naftali alle scogliere Ramim (alta Galilea).
Dalla Kadesh Ili alla rocca Yesha (alta Galilea).
Dal torrente Meron fino ad Ein Zeved e alle rovine di Shema (alta Galilea).
Monte Tabor (bassa Galilea).
Torrente Tzippori (bassa Galilea).
Torrente Ma’apilim / Nakhash (Monte Carmelo).
Catena Shayarot (Montagne della Giudea).
Dalle rovine di Yatir fino alla cava Dragot.
Da Mamshit al torrente Mamshit (Negev).
Da Mitzpe Ramon al cratere Ramon (Negev).
Dal torrente Kisuy alla valle Ovda (Negev)
Torrente Shkhoret (montagne d’Eilat).

La storia di questo sentiero nazionale risale al 1994, quando venne ufficialmente inaugurato dall’allora presidente di Israele, Ezer Weizmann. Fu concepito da un’idea di Avraham Tamir – giornalista, escursionista, educatore e uno dei fondatori della Società per la protezione della natura in Israele – per permettere a chi lo percorre di avere una visione globale di tutti i possibili ambienti e paesaggi israeliani. Laddove, per Israele, si intendono, rigorosamente, tutti i territori aldiquà della cosiddetta Green Line – ovvero i confini del ’67 – ragion per cui il sentiero non entra mai nelle alture del Golan o in Cisgiordania.
Per la sua bellezza e varietà, nel 2012 è stato inserito tra i 20 sentieri epici e più belli del mondo dal National Geographic, che lo ha descritto come “un viaggio che approfondisce la grande scala dei paesaggi biblici e la vita quotidiana dell’israeliano moderno”.

Infatti, uno degli aspetti più affascianti di questo sentiero, è la community che si sviluppa attorno al suo percorso, specie nelle zone più isolate, dove gli escursionisti, prima di iniziare l’avventura, accumulano scorte di cibo e acqua in punti designati, che spesso diventano luoghi di aggregazione basati sullo “sharing is caring”. Condivisione non solo di provviste ma anche di consigli, libri e vestiti, soprattutto quando si incontra chi fa il percorso al contrario – da sud verso nord – e magari approfitta della giacca di cui non avrà più bisogno mentre procede verso sud di chi dal nord arriva.

Un’altra interessante forma di scambio è quella con i kibbutz lungo il sentiero, dove spesso gli escursionisti possono trovare vitto e alloggio in cambio di una giornata di lavoro. A questa formula si aggiunge quella dei cosiddetti “angeli del sentiero”, comuni cittadini che vivono nelle vicinanze del cammino e che sono disposti ad aprire le loro case per offrire una tazza di caffè, un po’ di riposo, ricaricare il telefono, usufruire di una doccia e, a seconda dei casi, persino un letto. È ormai un sistema così organizzato che è possibile reperire tutte le informazioni di chi offre la propria disponibilità nella pagina Israel Trail Angels.
Ma se si desidera partire ben preparati per ogni occorrenza non resta che leggere Walking with Angels: Israel National Trail di 
Lynne Whelden o il cosiddetto Red Book – per via della copertina rossa – la celebre guida di Jacob Saar e Yagil Henkin, giunta nel 2020 alla sua quarta edizione, rigorosamente aggiornata.
A questo punto non resta che fare le valigie. Anzi, lo zaino, ricordandosi che la regola numero 1 è “less is more” e che l’unico bagaglio con cui tornare a casa sarà quello di un’esperienza unica e indimenticabile.

(continua…)

Fiammetta Martegani
collaboratrice

Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.