Hebraica
Adamo ed Eva, o dell’attitudine (tutta umana) alla filosofia

Una lettura dell’episodio del frutto proibito che parla della natura dell’uomo

Disposizione originale

All’interno del maestoso racconto della Creazione, troviamo l’episodio ben noto del frutto proibito: “E YHVH Elohim responsabilizza l’Adam, dicendo ‘Mangiare mangerai da ogni albero del giardino, ma dall’albero della penetrazione del bene e del male, non mangerai, perché nel giorno in cui ne mangerai, morire morirai’.”  [Gn. 2: 16-17].

Conosciamo la narrazione e sappiamo che Adam e Chavà trasgrediranno, consumando il frutto che avrebbero dovuto invece evitare. In questo episodio vi è però un aspetto che troppo spesso non viene recepito, cioè che tale proibizione si presenta sullo sfondo di un obbligo, che è quello di mangiare tutto il resto, tutti gli altri frutti esistenti. L’idea quindi non è tanto quella di proibire qualcosa, ma piuttosto quella di ingiungere una piena fruizione delle cose buone che la vita può darci, con una sola limitazione, quantitativamente minima rispetto alla totalità delle cose che l’Adam ha la responsabilità di apprezzare, godere, vivere. Era infatti necessario che l’essere umano avesse un limite nella fruizione dei beni del mondo, al fine di evitare che egli credesse di poter usare a suo piacimento qualcosa che invece gli è solo affidato, ma di cui non deve abusare, in una sorta di principio ecologico ante litteram.

Diversamente da altre letture religiose, in cui il “peccato” dei primi uomini crea una macchia indelebile, nella lettura ebraica la trasgressione dei primi umani segna il momento in cui essi accedono pienamente alla loro umanità, ossia riconoscono ed usano il loro libero arbitrio, senza accontentarsi della loro posizione e scegliendo di andare oltre, nonostante questo comporti talvolta eccessi. Ma il segno dell’umano, segno che egli deve sapere controllare e gestire ma che non è di per sé negativo, è proprio questa facoltà di esplorare oltre le frontiere, dal momento che ciò avviene in coscienza e con la capacità di assumere le proprie responsabilità per le proprie scelte. Non a caso in ebraico il termine che designa una trasgressione è Averà, dalla radice  עבר, la stessa della parola Ivrì, ebreo, nel senso di colui che sa andare oltre.

L’episodio del frutto proibito non presenta quindi un peccato originale, ma una “disposizione originale”, che più tardi il popolo ebraico sarà chiamato a strutturare. Una inclinazione a cercare oltre, con tutti i rischi che questo necessariamente comporta. Non è quindi quando viene modellato dalla terra, ma solo quando attraversa questo processo che l’essere umano può dirsi davvero “creato”, perché solo in esso realizza pienamente la propria umanità.

Haim Fabrizio Cipriani
Rabbino presso la Comunità Etz Haim

Haim Fabrizio Ciprianiè rabbino e musicista.

Svolge il ministero rabbinico in Italia presso la comunità da lui fondata Etz Haim, unica comunità ebraica italiana associata al movimento Massorti/Conservative, e in Francia presso la comunità Kehilat Kedem di Montpellier. È autore di diversi saggi a tema ebraico editi da Giuntina e Messaggero.

In campo musicale è attivo come violinista e direttore. Si produce da trent’anni nelle più grandi sale da concerto e ha effettuato centinaia di registrazioni discografiche.


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