Due appuntamenti milanesi con l’artista tedesco
“Soltanto nell’arte ho fede, e senza di essa sono perduto. Non riuscirei a vivere senza poesie e senza quadri, non solo perché non so fare nient’altro, perché non ho imparato nient’altro, ma per ragioni quasi ontologiche. Perché diffido della realtà, pur sapendo che, a modo loro, anche le opere d’arte sono un’illusione.”
Lo ha detto Anselm Kiefer, l’artista tedesco che ha sempre indagato l’essere umano nei suoi eventi più tragici, quelli che hanno sconvolto la storia. E ora, per ragioni molto simili a quelle che lo spingono a fare arte, riceverà a Milano una laurea Honoris Causa in Comunicazione e Didattica dell’Arte all’Accademia di Brera di Milano (di cui diventerà anche socio onorario):
“In tutte le sue opere, Anselm Kiefer, accanto alla potenza della presenza e allo strapotere dell’assenza, sembra ‘proteggere’ quel senso di malinconia che nell’oscurità delle cose trova il segreto dell’opera. L’arte per Kiefer non è contemplazione, ma azione. La realtà è differenza, molteplicità irriducibile, mutamento non ingabbiabile entro un unico schema. Ed è questo l’orizzonte dell’opera di Anselm Kiefer, nell’intuizione che ogni tentativo di fondare stabilmente un’etica, legandola ad una qualsiasi legge fondante, è destinato a fallire“.
Nei primi anni 70 venne accusato di essere un autore filonazista perché si faceva provocatoriamente fotografare facendo il saluto nazista davanti ai luoghi della Germania Ovest ed Est che per lui avevano un significato mitologico e storico nelle sue azioni artistiche dal titolo “Besetzungen” (Occupazioni). Ma per le stesse “Besetzungen” un’altra parte del pubblico lo esaltava per il coraggio di raccontare l’incubo della Germania nazista. Il suo percorso poi procede con l’invito a partecipare a Documenta di Kassel nel 77, quindi una serie di esposizioni all’estero e la scelta dell’Italia come patria lavortiva. Nella seconda metà degli anni 80 dedica una serie di opere alla storia ebraica, e in particolare alle donne ebree che hanno perduto la vita nei campi di sterminio. La sua fama internazionale lo porta poi a esporre negli Stati Uniti e in tutta Europa.
Kiefer non racconta quasi mai l’essere umano attraverso la sua raffigurazione: sono i luoghi, le cose, i paesaggi e gli ambienti dove sono avvenuti i fatti a essere rappresentati, testimoni silenziosi del male. Esattamente come l’opera site specific da lui creata nel 2004 per lo spazio dell’Hangar Bicocca a Milano, I Sette Palazzi Celesti, sette torri, di altezza compresa tra i 14 m e i 18 m, del peso di 90 tonnellate ciascuno, realizzate in cemento armato e piombo. Sono i simboli della cultura e della mistica ebraica, dal libro Sefer Hechalot, manuale di iniziazione per chi vuole avvicinarsi a Dio, che nella rilettura dell’artista tedesco rappresenta un fallimento, quello dell’uomo – creatore. A visitarla con Kiefer stesso è invitato il pubblico nella serata del 29 gennaio.
Due gli appuntamenti per il 29 gennaio a Milano:
L’Accademia di Belle Arti di Brera conferirà a Anselm Kiefer il Diploma Accademico Honoris Causa in Comunicazione e Didattica dell’Arte e il titolo di Socio Onorario dell’Accademia di Brera alle ore 11:30, in Aula Magna.
Alle h. 18:30 al Pirelli HangarBicocca (Via Chiese 2, Milano), visita aperta al pubblico a I Sette Palazzi Celesti 2004-2015 (www.pirellihangarbicocca.org) in presenza dell’artista. Al termine della visita l’artista firmerà alcune copie del catalogo, pubblicato da Mousse Publishing nel 2018, dedicato ai Sette Palazzi Celesti.
Dal prossimo febbraio, il libro in piombo Under der Linden sarà esposto nella Biblioteca Braidense, accanto alla storica raccolta libraria.