itinerari
Bruxelles ebraica

La capitale del Belgio detiene il primato nel paese per quanto riguarda le istituzioni dedicate alla cultura e alla storia ebraica

Negli ultimi anni si è purtroppo parlato della comunità ebraica di Bruxelles più per gli episodi di antisemitismo e di terrorismo che ha subito, sfociati anche in tragedie come l’attacco al Museo Ebraico del maggio 2014, che per le sue numerose e importanti iniziative sociali, artistiche e culturali. Per quanto sia seconda ad Anversa per numero di abitanti ebrei, la capitale del Belgio detiene senz’altro il primato nel paese per quanto riguarda le istituzioni dedicate alla cultura e alla storia ebraica. È qui che hanno sede, tra gli altri, il Concistoro Israelita Centrale del Belgio, rappresentante delle principali tendenze dell’ebraismo belga, l’Istituto della Memoria Audiovisiva Ebraica e Radio Judaica.

A caratterizzare la scena ebraica di Bruxelles è la varietà dei suoi attori, specchio del melting pot che distingue la città, con una popolazione per un quarto composta da stranieri. Gli stessi ebrei a Bruxelles spesso non condividono né lingua né congregazione religiosa. E a differenza di Anversa, famosa per la sua comunità ortodossa e ultraortodossa, sono noti per l’essere perlopiù laici. Questo non significa però che manchi loro un senso di identità e di appartenenza.
A rappresentare questa natura multiforme ci pensa tra gli altri il Centre Communautaire Laïc Juif David Susskind (CCLJ). Situato a St Gilles, formalmente comune autonomo, ma conosciuto come uno dei quartieri più fascinosi della capitale, il centro comunitario secolare ebraico si rivolge a tutti gli ebrei di Bruxelles, credenti e no, così come a quanti sono interessati a conoscere l’ebraismo e ad approfondirne la storia e le sue diverse sfaccettature contemporanee. Fondato nel 1959 come Centre Culturel et Sportif Juif da giovani sopravvissuti all’Olocausto, ha mosso i primi passi grazie alla direzione di David Susskind, ebreo rifugiato in Svizzera durante la guerra e proveniente dai circoli comunisti. Fin dalla sua nascita ha avuto come scopo quello di sviluppare la cultura all’interno della comunità ebraica secondo i principi della libera indagine e dei diritti umani. Tra i suoi impegni tuttora dichiarati, vi sono “l’affermazione e la trasmissione dell’identità ebraica laica nel rispetto delle differenze” e la lotta “contro ogni forma di razzismo”. Promotore di importanti eventi e iniziative rivolte a tutte le generazioni che coinvolgono i protagonisti della scena letteraria, artistica e cinematografica belga e non solo, il CCLJ con il suo dipartimento La haine, je dis NON! si impegna anche a sensibilizzare e far comprendere al pubblico intergenerazionale di diversa estrazione i fatti relativi all’Olocausto e ad altri crimini di genocidio.

Passando in ambito accademico, lo studio dell’ebraismo è al centro di un dipartimento dell’Università Libera del Belgio. Parliamo dell’Institute of Judaism Studies (IEJ), riconosciuto come istituto di pubblica utilità dal regio decreto del 7 marzo 1988 e dedito all’insegnamento universitario e alla specializzazione in studi ebraici. Le sue basi erano state fondate nel 1959 con la creazione del Centre National des Hautes Etudes Juives presso l’istituto di sociologia dell’ULB. Tra i suoi principali intenti, c’era quello di raccogliere fonti, soprattutto orali, seguendo l’esempio delle pratiche correnti all’interno del Dipartimento di Storia Orale dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Sostenuto dalla Comunità francese, per quanto non più votato alla raccolta di fonti, l’Istituto svolge oggi un ruolo chiave nel dialogo interculturale nel Belgio francofono.
Esce dalle aule universitarie e si rivolge a un pubblico più eterogeneo e meno specialistico l’Imaj, Institut de la Mémoire Audiovisuelle Juive. Tra le istituzioni che rendono speciale la scena culturale ebraica di Bruxelles, l’Istituto della Memoria Audiovisiva Ebraica è nato nel 1984, un anno dopo il suo omologo parigino, ed è stato subito riconosciuto come associazione sovvenzionata dalla Comunità francese del Belgio come centro di documentazione e videoteca. Pensato inizialmente per mettere a disposizione di insegnanti e scuole filmati e informazioni sulla storia ebraica, si è poi aperto a un pubblico più vasto di appassionati di cinema e in generale di persone interessate a comprendere la vita e la cultura ebraica. Oggi con le sue oltre 10mila referenze può vantare il più completo database in francese dedicato al cinema a tema ebraico e si pone lo scopo di promuovere film legati al giudaismo in tutti i suoi aspetti, nonché ai genocidi e ai crimini contro l’umanità. Tra le sue iniziative, figurano anteprime e proiezioni con dibattiti oltre al sostegno nella promozione e nella distribuzione di film. Nel 1986 l’Istituto ha inoltre dato vita al suo primo festival, dedicato all’umorismo ebraico al cinema e intitolato Mieux vaut en rire; poi rinominato Au fil(m) du temps nel 2010, è infine diventato dal 2014 l’attuale Brussels Jewish International Film Festival (BJIFF).

A fare da megafono alle iniziative di enti come l’Imaj e in genere a tutto quello che riguarda l’universo ebraico ci pensa Radio Judaica , un’altra delle istituzioni simbolo della vivacità culturale di Bruxelles. Fondata nel marzo del 1980, la prima radio ebraica gratuita europea raccoglie le voci delle diverse associazioni comunitarie offrendo musica e programmi di dibattiti con ospiti delle più diverse rappresentanze su una base dichiaratamente apartitica. Tra le notizie, non mancano quelle provenienti da Israele, dal Belgio e dalla città di Bruxelles, spesso in anteprima rispetto ad altri mezzi di informazione. Il caso più eclatante in questo senso è quanto avvenuto in occasione dell’attentato del 2014, quando Radio Judaica è stata la prima ad accorrere presso il Museo Ebraico e a dare notizia dei tragici eventi.

Doveroso a questo punto è parlare di questa importante istituzione, riconoscendole una rilevanza che va al di là dell’essere stata teatro di un drammatico attacco in cui hanno perso la vita quattro persone. Fondato ufficialmente nel 1989, il Musée juif de Belgique nasce dall’esigenza, sentita fin dalla fine degli anni Settanta, di dotare la città e il paese di un museo che si occupasse della storia e dell’arte ebraica, al tempo mancante nonostante l’ebraismo fosse presente in Belgio fin dal Medioevo. Il primo nucleo del museo risale al 1979, quando nel corso delle celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione del Belgio, il barone Bloch, allora presidente del Consiglio centrale e il suo successore, il barone Schnek, proposero di organizzare una mostra d’arte e di storia dell’ebraismo belga. Passo successivo fu la costituzione di una collezione e quindi la ricerca di un luogo dove questa potesse essere conservata e messa a disposizione dal pubblico. Oggi il museo può vantare una interessante collezione di oggetti relativi alle usanze ebraiche non solo dell’Europa, ma anche dell’Africa e dell’Asia. La parte di giudaica comprende circa 750 pezzi, mentre la sezione artistica vanta 1250 opere e un archivio di duemila fotografie, cinquemila manifesti, LP, CD e musicassette.

Le sue attività si muovono sui tre canali della conservazione del patrimonio ebraico del Belgio, l’organizzazione di mostre per il pubblico e attività educative rivolte alle scuole come al pubblico più vario con concerti, conferenze, serate letterarie e laboratori. Tra le mostre temporanee, proseguirà fino al 5 marzo 2023 la retrospettiva sull’artista belga Arie Mandelbaum. Nato nel 1939 da immigrati ebrei polacchi, è un pittore che nel suo percorso creativo ha affrontato sia temi legati all’intimità e alla famiglia sia argomenti politici, concentrandosi negli ultimi due decenni al ricordo dell’Olocausto da lui vissuto da bambino.

Terminerà il prossimo 4 dicembre invece la mostra che espone una serie di collage dell’architetto e urbanista Jacques Aron, mentre fino al primo gennaio andranno in scena le opere dell’artista multidisciplinare ucraino Nikolay Karabinovych. Dal titolo tratto dalla canzone folcloristica yiddish Lomir Zikh Iberbetn (Riconciliamoci), la mostra Why do you stand at the door? è il risultato di due anni di ricerca che l’artista ha condotto negli archivi dello stesso Museo Ebraico del Belgio tra il 2021 e il 2022. Nella ricostruzione di una memoria collettiva dimenticata, Karabinovych ha fatto dialogare i suoi video, suoni, testi e installazioni con le pubblicazioni degli anni ’20 e ’30 conservate nella biblioteca yiddish del museo e con oggetti del patrimonio ebraico. Alla base del suo lavoro, un approfondimento delle migrazioni delle comunità ebraiche dell’Est Europa e il tentativo di riscriverne la storia in un momento in cui l’yiddish, lingua diasporica per eccellenza, sembra scomparire.

Nonostante l’indubbio interesse delle mostre permanenti e temporanee, la parte più bella del museo deve però ancora arrivare. Ma ci vorranno almeno due anni per vederla. È questa infatti la durata prevista per gli imminenti lavori di ristrutturazione dell’antico palazzo in rue des Minimes che ospita l’istituzione dal 2002. L’obiettivo è quello di dotare l’edificio di nuovi spazi adatti a ospitare le collezioni e ad accogliere al meglio i visitatori. L’originale facciata neoclassica di inizio Novecento sarà mantenuta con grandi finestre a bovindo a livello della strada, ma il resto del palazzo sarà trasformato, allargato e rinnovato. Tra i lavori di ampliamento, all’ultimo piano sarà collocato un nuovo corpo, battezzato “belvedere” dallo studio di Barcellona Barozzi Veiga che si occupa della ristrutturazione con lo studio di Ghent Tab Architects e con l’esperta in restauro e recupero di palazzi storici Barbara Van der Wee. Dall’alto del nuovo modulo, i visitatori godranno di una vista dei quattro punti cardinali della città, mentre al piano interrato dell’edificio troverà spazio una sala polivalente di 360 metri quarti destinata a ospitare conferenze, concerti ed eventi.

Detto del presente e del futuro culturale della Bruxelles ebraica, è venuto finalmente il momenti di parlare dei suoi luoghi di preghiera. Fino a qualche decennio fa la città poteva vantare decine di sinagoghe, che insieme alle scuole ebraiche di diverso orientamento si rivolgevano a una comunità che contava circa 27mila membri. I numeri dal 1945 al 1950 erano paragonabili a quelli precedenti la guerra a causa dell’ingente passaggio di rifugiati dall’Europa centrale e orientale. In seguito, l’immigrazione sarebbe diminuita, accompagnata dall’inizio di una forte ondata migratoria verso Stati Uniti, Canada, Australia e Israele. Oggi molte delle antiche sinagoghe sono in declino, ma alcune hanno resistito alla mancanza di fedeli e di fondi. In alcuni casi arricchendosi anzi di prestigio. È il caso della Grande Synagogue de la Régence o di Bruxelles (), dal 2008 rinominata Grande Sinagoga d’Europa con l’intenzione di farne il punto di riferimento per tutti gli ebrei europei sulla falsariga di quello che la Basilica di San Pietro rappresenta per i cattolici. Progettata nel 1875 in stile romanico-bizantino e ultimata nel 1878 in rue de la Régence 32, vicino al palazzo di giustizia, presenta una facciata tutto sommato convenzionale che contrasta con la magnificenza degli interni (visitabili solo su appuntamento). Frequentata nelle funzioni del sabato e nelle principali festività, è affiancata dalla Sinagoga di Beth Hillel, in rue de Primeurs 80. Molto animata durante le feste, anch’essa è il luogo di preghiera degli ebrei liberali di lingua francese nonché di quelli di lingua inglese, che formano un quinto della comunità ebraica belga. Tra le principali sinagoghe va infine ricordata quella sefardita di Etz-Hayim. Fondata nel 1992 in Place Constantin Meunier 14, dal 2000 si trova in rie Roosendael 154 ed è il punto di riferimento per gli ebrei egiziani, marocchini, siriani e iracheni.

 

 

 

 

 

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.