Cultura
Buon compleanno, Paola Salmoni!

Un libro dedicato all’architetto marchigiano a cento anni dalla sua nascita

Che cos’è l’architettura e che impatto ha sulla vita delle persone? Quanto conta immaginare gli spazi non solo per la funzione che avranno ma anche pensando alle persone che li utilizzeranno? E come la memoria può intrecciarsi con il futuro di nuovi edifici in uno spazio architettonico preesistente? La filosofia dell’architettura cerca di dare risposte a questi interrogativi, ma una pubblicazione proposta dall’editore Quodlibet porta l’attenzione su un personaggio che ha dedicato tutto il suo lavoro a trovare la propria personale visione al riguardo. È Paola Salmoni, il cui lavoro sul territorio marchigiano viene raccolto in questo volume curato da Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe in occasione del centenario dalla nascita dell’architetto. L’architettura civile di Paola Salmoni è infatti il titolo del volume che racconta la storia della prima donna a laurearsi in architettura, nel 1950, e del suo impegno sociale prima ancora che professionale. Anzi, no. Perché le due facce sono coincidenti nella persona di Salmoni: il progetto e la politica sono due elementi complementari della sua vita.

Paola Salmoni nasce nel 1921 a Ravenna, ma presto si trasferisce ad Ancona. A causa delle leggi razziali del 1938 viene espulsa dal liceo e completa la sua formazione privatamente. Tra il 1940 e il ’42 si trasferisce a Milano dove segue i corsi di chimica alla scuola israelitica, mentre il fratello, poco più grande, si laurea in ingegneria civile a Roma nel 1941. Nel pieno del conflitto, la famiglia torna ad Ancona dove si nascondono nella fattoria di uno zio. Lì accade uno dei fatti più drammatici della sua vita, l’accerchiamento della fattoria da parte delle truppe naziste e la deportazione dello zio e del cugino. Era il 20 settembre del 1943.
Si laurea in architettura nel 1950 e subito apre il suo studio insieme al fratello Claudio, che però mancherà pochi anni dopo. Lo studio e in particolare il lavoro di Paola, si orienta appunto in una direzione politica, dove l’impegno contro la discriminazione disegna il territorio e informa ogni suo progetto. La sua è stata una formazione laica e progressista, ma la militanza politica appartiene alla sua storia adulta, rafforzata dopo la morte del fratello, avvenuta nel 1970, quando Paola decide di portare avanti il lavoro dello studio facendosi carico anche della pianificazione urbanistica, un affaccio diretto sul mondo reale, sulla città e sui bisogni delle persone. Dal 1980 diventa anche presidente del Movimento Femminista Repubblicano, una scelta dettata dal bisogno di combattere le ingiustizie, in favore della creazione di una società più giusta e aperta.

A guardare i suoi lavori oggi, in effetti, questi elementi saltano agli occhi chiaramente, riaprendo quelle domande che abbiamo posto all’inizio dell’articolo. Le scuole elementari di Ancona e Montemarciano sono pensate per mettere al centro la socialità dei bambini, evitando ogni “effetto intimidatorio o di oppressione, provocato da edifici dichiaratamente monumentali” ed entrambe, anche se costruite in modo diverso, dovevano rappresentare una comunità ideale dove i ragazzini sarebbero stati educati a una società moderna ed egualitaria, promuovendo l’autocoscienza del singolo.
E poi c’è il problema della memoria. Nell’immediato dopoguerra bisognava aggiornare i centri storici alle nuove esigenze abitative, salvare il patrimonio culturale e la loro storia. In particolare ad Ancona l’attenzione di Salmoni si concentra sulla ristrutturazione del Teatro delle Muse, sul Monumento alla Resistenza, e sul restauro del Cimitero Ebraico (Campo degli ebrei). Rispetto a questi ultimi due, Paola Salmoni dichiara di interpretarli come luoghi evocativi in sé della memoria della comunità. Un belvedere al culmine del percorso cimiteriale trasforma poi la memoria in un atto poetico e poietico al contempo: lo sguardo abbraccia il cimitero, la città vecchia e il mare, creando la sintesi della storia del capoluogo marchigiano. Il recupero dell’antico cimitero ebraico viene ultimato soltanto nel 2005. Si inserisce in una vasta area di parco, pari a 35 ettari, occupato dal cimitero solo per un quarto. E il progetto cambia profondamente negli ultimi anni di vita di Paola Salmoni, che lo trasforma in un restauro di “minimo intervento”. Grazie a un lavoro filologico condotto con l’Università di Ravenna, sono state ricollocate le stele con le epigrafi originali e ridisegnato il confine del campo nel rispetto del suo passato. Al limitare, percorsi didattici ne raccontano la storia, insieme alla vita della comunità locale. Il recupero di alcuni edifici militari abbandonati ha dato vita a un nuovo ingresso al cimitero attraverso un luogo chiamato il deposito del tempo, punto di partenza segnato dalla presenza di pannelli didattici (che poi daranno vita, due anni dopo, al primo itinerario di museo diffuso). La ricucitura con il tessuto urbano è garantita e il belvedere ne consegna una sintesi meravigliosa.

Ecco, solo qualche esempio del lavoro dell’architetto Paola Salmoni, maestra di una visione civica del progettare, fondata sulla giustizia sociale. Da costruire concretamente.

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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