Dalle interviste ai dimostranti, alla storia di una bambina, da un’analisi della crisi americana a quella dei simboli attuali dell’odio, fino alla ricerca di risposte nel Talmud
Cosa si legge oggi sulla stampa ebraica a proposito dell’attacco al Campidoglio americano
The Forward apre con l’articolo “We’re peace-loving people”. D.C. rioters reject alt-right label, una raccolta di voci dei dimostranti. Così si legge la storia di Brad Drew, giunto a Washington dall’Alaska: “Ero proprio lassù, in cima alla scalinata del Campidoglio. Non sono entrato – non stavo cercando di fare irruzione. Oltre ad andare in Campidoglio oggi, dico sempre che siamo persone che amano la pace”. Drew è uno dei dimostranti di destra che si sono radunati per protestare contro quella che ritengono essere un’elezione fraudolenta, continua The Forward, per poi prendere d’assalto e fare irruzione nell’edificio del Campidoglio, incitati da un presidente in carica e sostenuti da cospirazioni antisemite. Ma i manifestanti si vedevano come patrioti che facevano il loro dovere. “Cosa farebbero i nazionalisti bianchi in questo momento? Non lo so. Ma non sono qui”, ha detto Paul Sheridan, che si è recato a Washington da Detroit perché: “Trump ci ha chiesto di venire, quindi siamo qui per dimostrargli il nostro sostegno”.
Alma dedica attenzione ai simboli dell’odio che hanno scandito l’assalto al Congresso nell’articolo A Guide To the Hate Signs, Flags & Symbols on Display in the Capitol Mob. A introdurre il catalogo dell’odio, le giornaliste Laura E. Adkins e Emily Burack scrivono: “La felpa, avvistata in mezzo alla folla che ha preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti, sembrava progettata per suscitare paura. “Campo Auschwitz”, si leggeva, insieme al messaggio “Il lavoro porta la libertà” – una traduzione approssimativa del messaggio che salutava i prigionieri ebrei nel famigerato campo di concentramento nazista. Sul retro della felpa c’era scritto “Staff”. Ma la foto dell’uomo che la indossava la felpa è solo una delle immagini dei simboli di odio tra i dimostranti, la cui violenza ha portato a quattro morti e ha devastato il Congresso”. Segue quindi un’analisi dei codici e dei simboli dei movimenti di destra, dalla Q disegnata su giacche, maglie e cartelli a sostegno delle teorie di QAnon allo slgan “I bambini chiedono giustizia”, altro principio caro a QAnon secondo cui democratici e progressisti, tra cui il finanziere George Soros, sarebbero responsabili di rapimenti i bambini (dettaglio della più ampia idea secondo cui i democratici e i progressisti sarebbero dei pedofili). Svastiche e nomi di gruppi neonazisti, bandiere confederate per supportare il suprematismo bianco, altre che recitavano la frase “quando la tirannia diventa legge, la ribellione diventa dovere” e il numero romano III, a indicare una milizia antigovernativa fondata in risposta all’elezione del presidente Obama.
Tablet propone un ragionamento sul declino dell’America nell’articolo di Michael Lind, The Five Crises of American Regime, un lungo e interessante viaggio attraverso la crisi politica, la crisi identitaria, quella sociale, demografica ed economica. Ovvero tutti gli elementi che hanno fatto degli Stati Uniti quello che sono oggi.
JTA, Jewish Telegraphic Agency, riporta l’opinione del rabbino Shlomo Zuckier nel suo articolo As mobs stormed the Capitol, we lost something sacred. The Talmud can help us process our collective grief. Zuckier osserva i fatti accaduti e il trauma che ne è immediatamente conseguito guardando al Talmud: “Mentre queste immagini violente si riversavano nelle case americane, non ho potuto fare a meno di pensare alla descrizione del Talmud del dolore di una nazione quando i suoi spazi sacri vengono contaminati. Ambientato migliaia di anni fa, Ezechiele 7:22 descrive la distruzione del Tempio di Gerusalemme con la frase “e i predoni sono entrati e lo hanno profanato”. I rabbini del Talmud babilonese leggono questo versetto per significare che il Tempio è stato contaminato dal momento stesso in cui i soldati nemici sono entrati. Al primo passo dei soldati in questo territorio sacro, tutti gli oggetti appartenenti al Tempio hanno subito perso la loro santità”. Posto che “Il Campidoglio degli Stati Uniti non è il tempio di Gerusalemme. Ma comunque si veda il Campidoglio, è di grande importanza per il popolo americano, e si può notare un parallelo tra le esperienze di due nazioni che assistono all’invasione delle loro venerate istituzioni“, cosa possiamo imparare dal Talmud?
Kveller racconta una piccola, triste storia di antisemitismo nell’articolo di Carly Pildis, I Refuse to Tell My Daughter About the Far-Right March That Shut Down Her Jewish Preschool. Inizia così: “Ho appena mentito alla mia bambina di 4 anni, proprio al suo bel faccino riccioluto, sul perché la sua scuola è chiusa oggi. Le ho detto che era per un problema di traffico, e abbiamo ballato la “Traffic Jam Song” di Peppa Pig. Lei ha accettato: era contenta che non fosse per via di Covid-19, e che la scuola avrebbe riaperto giovedì.
La verità, però, è molto più brutta. La vera ragione per cui la sua scuola è stata chiusa è che oggi non era sicuro andare a scuola. Questa è la seconda volta in questo anno scolastico che la sua scuola materna ebraica ha dovuto chiudere a causa dei gruppi di odio nazista e degli estremisti di estrema destra che marciano a sostegno del presidente Trump. Viviamo a Washington, DC, e la sua scuola è in centro. La Stop the Steal March è oggi, con la sua sfilata di fanatici, teorici della cospirazione e suprematisti bianchi furiosi per la perdita delle elezioni da parte del presidente Trump, e vengono a chiedere al Congresso di rovesciare la volontà del popolo americano”.