Cultura
Dieci corti al Meis per il Giorno della Memoria

Fare memoria in pochi minuti, in formato film. Sono i corti realizzati dagli studenti del Dipartimento di Comunicazione Visiva dell’HIT- Holon Institute of Technology, in collaborazione con lo Yad Vashem

La terza generazione, quella dei nipoti di nonni sopravvissuti ai campi, trova forme personali di narrazione. Un’urgenza che è risultata sempre più evidente negli ultimi tempi, quando i nipoti hanno cominciato a interrogarsi e fare i conti con le vicende della propria famiglia e con la Storia. Un ruolo importante il loro perché sono testimoni a loro volta, anche di quello che è successo dopo. Dopo la guerra, nella ricostruzione di una vita, nel rapporto con i figli prima di tutto e con la società in generale. Quel dovere di testimoniare, così difficile e così importante da parte dei sopravvissuti diretti è dolore, è riaprire ogni volta ferite profonde, che spesso in famiglia si è tradotto in silenzi, accolti rispettosamente dai figli per quello che erano: dolore, appunto. Poi ci sono i nipoti che invece sentono il bisogno di interrompere quei silenzi, trasformarli in parole, sentimenti, realtà. Possono farlo, possono sprofondare in vicende enormi, insopportabili e urgenti da trasferire agli altri. Sono loro a raccogliere il testimone.

Così il MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraiso Italiano e della Shoah, ha scelto, tra le varie iniziative messe a punto in occasione del giorno della Memoria, di parlare ai ragazzi e agli insegnanti con la proiezione di una serie di cortometraggi realizzati dagli studenti del Dipartimento di Comunicazione Visiva dell’HIT – Holon Institute of Technology, in collaborazione con lo Yad Vashem – The World Holocaust Remembrance Center.

Pochissimi minuti per trasferire storie realmente accadute di chi è riuscito a salvarsi fortunosamente, ma anche di chi invece non è mai tornato a casa. Tecniche diverse, animazione inclusa, tempi narrativi diversi, dai ritmi incalzanti e veloci a quelli invece lenti e più riflessivi, compongono nuovi linguaggi, nuovi sguardi e nuovi modi di raccontare.

C’è la storia di un anello e di un affetto profondo tra due persone che si sono conosciute in un campo. «Per Miriam», recitano i sottotitoli del corto, «l’amore nel campo era impossibile. Ma l’anello che le aveva donato Leibeck lo ha conservato negli anni». E poi il figlio di Miriam, alla ricerca della storia, ha trovato un anello uguale a quello di sua madre a Yad Vashem.


Si parla anche di Giado, campo di concentramento in Libia, in un delicato quanto struggente minifilm di animazione, tutto basato sulle domande che un bambino pone a sua madre e sull’alternarsi di luce e oscurità. Il corto è incentrato sulla testimonianza di un bambino sopravvissuto al campo in cui vennero rinchiusi circa 2600 ebrei. Quasi 600 di loro vi persero la vita.

Si intitola The Saloon il corto incentrato sulla bella figura disegnata di Yanka Barnitz. Giovane, bella, con i capelli lunghi si pettina, si trucca e si prepara per uscire davanti allo specchio, dove poi appare invece senza capelli, con una giacca del campo di concentramento. La storia nasce dal suo pettine, donato a Yad Vashem.

Le storie sono dieci, bellissime, da vedere. “Anche questo anno –spiega il Direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto–il MEIS dedica il Giorno della Memoria alle scuole e agli studenti. Le nuove generazioni sono a tutti gli effetti i testimoni del futuro che preserveranno e trasmetteranno il valore del Ricordo”

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con l’Ambasciata d’Israele in Italia.

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.