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Elezioni della Comunità ebraica di Roma 2023: intervista a Antonella Di Castro

In vista delle elezioni del 18 giugno, la parola alla candidata della lista 1 – Per Israele

La  lista 1, Per Israele alle scorse elezioni aveva visto Ruth Dureghello vincere con il 48% dei voti e il premio di maggioranza. Alle elezioni del 18 giugno si candida Antonella Di Castro, che qui racconta i suoi progetti per la Comunità di Roma.

Perché ha scelto di candidarsi?
La comunità è cresciuta molto, ho visto quanto un buon governo della stessa possa agevolare la vita degli iscritti in termini di scuole migliori, templi più vicini, ampliamento della disponibilità di attività culturali e di studio abbia contribuito a questa crescita esponenziale.
Ho interpretato tutto questo come un necessario richiamo al coinvolgimento di tutti per dare nuova linfa a questi processi. Non potevo con questo pensiero ritirarmi ed attendere che altri provvedessero per me (se non io per me chi per me mi piace citare).
Sono figlia di questa comunità, nella mia famiglia si respira da sempre quest’aria ( mio nonno zl Settimio Di Castro Rabbino Tocheah indimenticato del Tempio maggiore, mio padre Giancarlo Di Castro è sempre stato volontario in vari enti come deputazione, commissione tributi, ospedale israelitico, in ultimo oggi ad 82 anni è volontario presso la fondazione del Museo della Shoà e accompagna ogni giorno scolaresche per spiegare cosa è stato e chi siamo oggi). Questa Keila è da sempre parte integrante della mia vita e ora è tempo di partecipare attivamente dopo aver beneficiato dell’immenso lavoro messo a disposizione da chi mi ha preceduta.

Quali sono i temi che stanno più a cuore a lei e a questa lista?
Una comunità aperta dove ogni singolo ebreo possa rispecchiarsi e sentirsi protagonista della vita comunitaria, sentirsi a proprio agio e capire che la comunità non è altro da noi. Noi siamo la comunità questo concetto insegnato ai ragazzi farà crescere una generazione che impari a comprendere che la RES PUBLICA non è cosa di nessuno ma di tutti.
Sulla scia di questo concetto credo sia importante far lavorare tutti al bene comune con attenzione alle singole persone dai nuovi nati da proteggere, agli adolescenti nella scuole, sino alle famiglie che debbono essere aiutate e sostenute, per finire con gli anziani che debbono costituire la nostra memoria e sapere l’importanza che possono ancora rivestire nel tessuto sociale.
Pertanto vorrei porre al centro dell’attenzione il tema dei temi i giovani, nelle scuole e nel sociale, per insegnare loro che per ogni generazione e per ogni singolo componente esiste un posto in questa comunità.
Il comune denominatore di ogni progetto è comunque l’orgoglio di essere ebrei di Roma, con una lunga tradizione, liberi di professare l’ebraismo pur se integrati nella società con immutato amore per Israele (Lehanà Habbaa bejerushalaim)

Di cosa ha bisogno la comunità di Roma oggi?
I nuovi tempi impongono nuove strategie e anche alla nostra comunità saranno necessarie nuove competenze. Non dobbiamo però mai dimenticare che la nostra Keilà è un ente morale – che la società ci guarda con attenzione purtroppo spesso anche con sospetto – e che quindi dobbiamo affiancare doverosamente alle competenze il cuore che ci renderà migliori dal punto di vista morale.
La comunità si basa sul volontariato, essere volontari per la propria comunità è mettere a disposizione la propria professionalità: un impegno meraviglioso che richiede sacrificio ma che allo stesso tempo gratifica e fa crescere ciascuno di noi. Competenze e cuore saranno i necessari elementi delle nuove sfide.

Cosa pensa del sistema elettorale e del premio di maggioranza?
Ciascun sistema elettorale porta con sé vantaggi e svantaggi ed è certamente perfettibile.
Obiettivo dei prossimi anni sarà anche migliorare questo sistema elettorale e rivedere il regolamento comunitario per rendere entrambi performanti ed al passo con le esigenze di oggi.
Il premio di maggioranza attualmente esiste ed è l’aspirazione per ogni lista raggiungerlo, inoltre credo rappresenti il giusto riconoscimento della fiducia espressa dagli elettori garantendo la presidenza a chi ottiene una maggioranza altamente qualificata.

Cosa pensa della relazione tra Comunità e rabbinato?
La rabanut è il faro e la guida morale di ogni comunità “ebraica” , così come è garante del rispetto dei valori della ortodossia degli enti che ne fanno parte.
I rapporti tra il consiglio Cer ed il rabbinato devono essere sinergici nel rispetto massimo dei propri ruoli e delle proprie competenze e incentrati sul necessario reciproco sostegno.

La questione welfare è un capitolo molto importante per la comunità sia per le istituzioni da gestire sia per la composizione della comunità. Quali sono i vostri progetti?
Tema fondamentale della comunità è da sempre il welfare. L’organo specifico che è preposto a occuparsene è la Deputazione. Purtroppo la crisi pandemica e socio-economica ha fatto sì che questo organo, pur con i tanti successi, non bastasse a supplire a tutti i bisogni della nostra Keilà. E’ stato necessario il grande il cuore ed il lavoro dei volontari tutti, che si sono prodigati per non lasciare nessuna esigenza inascoltata; volontari che rappresentano una risorsa INDISPENSABILE della Cer.
Ciononostante sarà importante organizzare, come fatto in passato, delle unità di crisi e sostegno per singoli e famiglie al fine di supportare la Deputazione laddove non riuscisse a sostenere tutte le situazioni critiche che si presentano quotidianamente e per dare la certezza ad ogni iscritto che in caso di bisogno la comunità sarà sempre al suo fianco.

È di pochi giorni fa la sentenza del Tar a favore del Comune di Roma sugli sfratti al ghetto. Quali sono le relazioni tra Cer e Comune e quale l’emergenza abitativa?
La sentenza del Tar in merito agli sfratti purtroppo penso non abbia “sorpreso” nessuno, ciononostante credo che la domanda non sia da rivolgere al possibile futuro presidente della Cer, ma semmai al Comune di Roma ( possibilmente nella persona dell’assessore preposto). In ogni caso so per certo che c’è un tavolo aperto per trovare tutte le possibili soluzioni per evitare che famiglie soffrano ulteriori disagi.
Anche per questo la comunità e la società civile, la comunità e la politica nazionale e locale debbono necessariamente avere un canale aperto, attraverso il quale, con il dovuto confronto, si arricchiscono reciprocamente. Pertanto buoni rapporti ed autorevolezza con le istituzioni continueranno ad essere indispensabili per essere credibili e collaborare proficuamente con interlocuzioni anche su temi come questo.

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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