Cultura
Ennio Morricone, tre colonne sonore per ricordarlo

Tre storie ebraiche nelle note del Maestro

Le sue musiche hanno fatto la storia del cinema. Anzi, no: hanno raccontato la storia, le mode, i sentimenti, gli stati d’animo, gli stili di vita e anche i sogni. Perché quelle di Ennio Morricone, mancato nella notte all’età di 91 anni, sono musiche senza tempo quanto perfettamente inserite nella loro contemporaneità. E continueranno a farci compagnia.
Un grande artista, capace della lingua universale, quella che parla a tutti gli uomini. Ma anche di quella particolare, capace di scegliere, di prendere parte, di schierarsi. Così lui e la sua orchestra riempivano i teatri mettendo in scena gli invisibili frame di film noti al mondo intero, pronti a comparire in un istate nella mente del pubblico dopo solo un paio di note di quelle colonne sonore altrettanto note a tutto il mondo. Una magia. E quella magia ha accompagnato anche tante storie legate al mondo ebraico, che ci piace ricordare qui, oggi, nel giorno della sua comparsa. Ve ne segnaliamo tre.

La sua versione di GamGam, prima di tutto, aveva dato al film di Roberto Faenza, Jona che visse nella balena, un tocco straordinario. Il brano originale, scritto da Elie Botbol, riprende un verso del Salmo 23, tradizionalmente attribuito a Re David: “Anche se andassi /per le valli più buie/ di nulla avrei paura/perché musei al mio fianco./Se tu sei al mio fianco/il tuo bastone/il tuo bastone mi dà sicurezza”. Nella colonna sonora del film la canzone, che viene insegnata dalla maestra ai bambini del lager, è cantata dal coro franco-israeliano Les Chevatim. Da quel momento, il brano è diventato un simbolo, spesso usato durante gli appuntamenti per la Giornata della Memoria.

 

Gli occhiali d’oro. Alla realizzazione della versione cinematografica del romanzo di Giorgio Bassani, naturalmente, non poteva mancare la musica di Ennio Morricone. Un lavoro perfetto (premiato con un David) a scandire le vicende di Davide Lattes e Athos Fadigati nella Ferrara del 1938, per la regia di Giuliano Montaldo. Che racconta bene un capitolo della Shoah italiana, in un film molto rispettoso dell’originale versione letteraria.

 

Le tragiche vicende di un ragazzino di Budapest durante la seconda guerra mondiale sono accompagnate dalle composizioni di Morricone, che anche in questo caso trova il modo di narrare fatti, sentimenti e dolore del protagonista di Senza destino. Il film, uscito nel 2005, del regista Lajos Koltai è tratto dal romanzo Essere senza destino del premio Nobel Imre Kertész e mette in scena la difficile impresa di costruirsi un futuro dopo il dramma della Shoah, nell’indifferenza della gente e nel desiderio di archiviare quel capitolo così buio della storia umana.

 


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