Conosciuta per aver messo a punto il primo word processor, si deve a lei anche l’invenzione del primo sistema per fare operazioni bancarie e prenotare voli aerei
L’8 dicembre dello scorso anno, all’età di 93 anni, è scomparsa Evelyn Berezin. Forse il suo nome dice poco, ma la storia che rende ora possibile scrivere queste righe davanti allo schermo comincia proprio con lei.
Informatica, scienziata e imprenditrice, Evelyn Berezin è l’inventrice del primo elaboratore di testi computerizzato, o word processor. In poche parole, il sistema per scrivere sul computer. Quello che oggi fa il software che (a prescindere dal sistema operativo che usiamo) chiamiamo sbrigativamente “Word”. E non ha inventato solo quello. Partiamo dall’inizio.
Nasce nell’East Bronx nel 1925, figlia di ebrei russi approdati negli Stati Uniti durante la grande ondata migratoria di inizio Novecento. Frequenta una scuola femminile, a 16 anni ottiene (mentendo sulla sua età) un primo lavoro come assistente di laboratorio alla International Printing Company di Manhattan. Di solito per quel genere di impiego si preferiscono i ragazzi; ma siamo nel 1941, c’è la guerra, le donne si fanno spazio. Evelyn lavora di giorno e studia di notte. Nel 1946 ottiene la laurea in fisica alla New York University.
Poco dopo, sposa l’ingegnere Israel Wilenitz. L’idea è quella di lavorare quel che basta per mettere via abbastanza soldi per trasferirsi in Israele. Le cose vanno molto più lontano. Non trovando un impiego nel campo della fisica, Evelyn, forte di una preparazione scientifica multidisciplinare, bussa alle porte delle aziende di elettronica. Ottiene un posto di logic designer alla Elecom (Electronic Computer Corporation) e poi a Teleregister, dove sviluppa il primo sistema bancario computerizzato e il primo sistema di prenotazione di voli computerizzato per la compagnia United Airlines.
Nel 1969, si mette in proprio e fonda a Long Island la sua azienda: la Redactron Corporation, che dà lavoro a circa 500 persone. È qui che sviluppa Data Secretary, il primo sistema di videoscrittura. Immaginato, come il nome suggerisce, come uno strumento per rendere la vita più facile a chi lavora come segretaria e passa le giornate sulle macchine da scrivere meccaniche. Data Secretary è un aggeggio piuttosto ingombrante e rumoroso: ha una tastiera e una stampante IBM, ma niente schermo. Ma chi la usa può salvare i testi che scrive, andarli a recuperare per modificarli, copiarli e incollarli senza dover ricominciare da capo. Un inizio.
Come tutti gli inizi , non senza qualche ostacolo. Questo articolo della BBC riporta un divertente aneddotto, raccontato dalla stessa Berezin, su un prototipo di Data Secretary, sfortunatamente difettoso, che era stato portato in un hotel di New York per una dimostrazione di fronte ai giornalisti. “Il problema era che quando il clima era secco tendeva ad accumulare elettricità statica, il che provocava delle scintille tra i circuiti che gli impedivano di funzionare. Con nostro grande orrore, era una giornata secca, e gli ingegneri stavano sistemando questa macchina non funzionante per la grande dimostrazione. Ed Wolf, il capo degli ingegneri, portò un secchio pieno d’acqua e senza dire una parola lo rovesciò interamente sul tappeto, piuttosto spesso, della stanza. L’acqua inzuppò il tappeto, che rimase umido per tre o quattro ore, e la macchina funzionò a meraviglia”.
Nel 1976, Redactron viene venduta alla Burroughs Corporation. Evelyn Berezin continua la carriera nel mondo imprenditoriale e scientifico, con due lauree honoris causa e la partecipazione ai consigli d’amministrazione di diverse aziende.
Un modello di Data Secretary è esposto al Computer History Museum di Mountain View, in California. L’inizio di quella storia che arriva (per adesso) alla facilità con cui, per le prossime vacanze, digiteremo sulla tastiera il nome della nostra destinazione, cliccheremo sul volo scelto e lo pagheremo comodamente online.
Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.