L’appello e la petizione del quotidiano francese Liberatiòn
Qui di seguito l’appello del quotidiano francese Liberatiòn perché venga riconosciuto e chiamato con il suo nome il femminicidio di massa perpetrato il 7 ottobre dai terroristi di Hamas nei confronti delle donne israeliane.
“Molti civili sono morti, ma le donne non sono state uccise come gli altri. Sono state fatte sfilare nude e violentate. Un gruppo di personaggi pubblici, tra cui Charlotte Gainsbourg, Isabelle Carré e Marek Halter, hanno sottolineato che questi crimini erano diretti contro le donne a causa del loro genere. I loro nomi erano Sarah, Karine, Céline… Su iniziativa dell’associazione Paroles de femmes, lanciamo un appello alle femministe e ai sostenitori della nostra causa affinché il femminicidio sia riconosciuto nei massacri di donne perpetrati il 7 ottobre in Israele.
È importante che questo termine, spesso usato dalla stampa per descrivere gli omicidi di donne da parte dei loro coniugi o ex coniugi, sia riconosciuto da tutte le ONG internazionali (Amnesty International, UN Women, ecc.) per quello che è un femminicidio di massa. È questo femminicidio di massa che dobbiamo affrontare, senza collegarlo al conflitto israelo-palestinese. Sappiamo che è difficile. Ma dobbiamo farlo perché le donne non siano più le prime vittime delle guerre e dei conflitti armati e perché i loro volti non vengano mai dimenticati Molti civili sono morti, ma le donne non sono state uccise nello stesso modo degli altri. Le violenze commesse contro queste donne corrispondono in tutto e per tutto alla definizione di femminicidio, ossia l’omicidio di donne o ragazze a causa del loro sesso. Le donne sono state fatte sfilare nude. Le donne sono state violentate fino a rompere il loro bacino. Anche i loro cadaveri sono stati violentati. I loro genitali sono stati sfibrati. Hanno urinato sui loro spoglie. Alcune sono state decapitate, altre smembrate e bruciate. Altri sono stati presi in ostaggio. Tutto questo è stato filmato e fotografato per incutere terrore, perché donne e bambini sono simboli della nostra umanità. I video degli interrogatori dei terroristi lo confermano: “Volevamo violentarle per degradarle”. Le donne in ostaggio sono state addirittura suddivise: le più belle sono state portate via e le altre uccise. Anche le donne disabili sono state violentate e uccise, come Noya, autistica, e Ruth, con disabilità multiple. Ancora una volta: non si tratta del conflitto israelo-palestinese.
Questo appello non è politico. Questo appello è puramente femminista e umanista. Dobbiamo essere tutti solidali”.
Abbiamo messo in linea una petizione affinché questa solidarietà possa continuare.
Primi firmatari: Olivia Cattan, presidente di Paroles de femmes
Anne Hidalgo, Tomer Sisley, Isabelle Carré, Catherine Marchal, Samuel Le Bihan, Elsa Zylberstein, Bernard Campan, Arié Elmaleh, Marilou Berry, Pascal Elbe, Michel Boujenah, Stéphane Guillon, William Mesguish, Jean-Luc Moreau, Lior Ashkénazi, Michel Cymès, Valérie Trierweiler, Laurence Ferrari, Françoise Laborde, Brigitte Benkemoun, Marc Levy, Marek Halter, Arié Avigdor (ex ambasciatore israeliano), Georges-Marc Benhamou, Maître Nathalie Tomasini, Maître Michèle Schor, Anne Baer (CEO iKare innovation), Yvan Attal, Lamia El Aaraje…
Per firmare la petizione