Israele
Il vino antico, coltivato nel deserto

La seconda tappa del viggio nella produzione vinicola israeliana ci porta nel Negev, territorio dell’etichetta Nana, tra meraviglie naturalistiche e architettoniche

In Israele si inizia ad avvertire il profumo di autunno. Col finire della lunga estate israeliana comincia, prima che diventi “inverno”, o subito dopo – prima che si riaffacci il caldo estivo – la stagione perfetta per esplorare il deserto.
I luoghi da visitare sono molteplici: da Mizpe Ramon – ultimo avamposto dell’immenso cratere percorribile in auto fino ad Eilat – a HaMakhtesh HaGadol e HaMakhtesh HaKatan, i crateri più piccoli.
Stupisce pensare che, sempre nel deserto, siano percorribili anche itinerari per chi, più che camminare, ami degustare un vino le cui radici affondano nei tempi biblici. Non solo, con lo scopo di ripopolare il deserto e far rivivere vitigni di epoca preromana, negli ultimi 15 anni è stato incentivato un programma governativo che punta ad agevolare i nuclei familiari affinché si trasferiscano in alcuni di questi luoghi storici, per far “rifiorire” il deserto, una delle zone più estese, e più affascinanti, dell’intero Paese. Così era stato auspicato, fin dalla fondazione dello Stato, dal Primo Ministro David Ben Gurion. Lui stesso, al termine della sua carriera politica, si trasferì a vivere qui, presso il kibbutz Sde Boker, dove, ancora oggi, viene prodotto un ottimo vino israeliano.

Ora, in questi luoghi, molti dei viticultori hanno aperto anche dei piccoli bad&breakfast, spesso con inclusa una piccola cucina, per degustare i prodotti locali accompagnati da uno dei vini da loro prodotti.
La capacità di far fiorire il deserto, al punto di coltivarci vitigni, richiede abilità specifiche e solo un’industria agrotech altamente sviluppata, come quella israeliana, poteva essere in grado di raccogliere una sfida del genere.
Abbiamo intervistato Dana Beny, che ha studiato enologia a Firenze e ha recentemente affiancato Eran Raz, meglio conosciuto con il soprannome di “Nana”, come la sua celebre etichetta: uno dei maggiori produttori che si possono incontrare lungo il wine tour nel el Negev, proprio nella splendida location di Mitzpe Ramon.
Come ci spiega Dana, la scelta di sviluppare un progetto così ambizioso è nata dal fatto che qui il terreno è ricco di minerali e la vite beneficia dell’escursione termica estrema tra il giorno e la notte, che consente una maturazione graduale e moderata. Oltre al fatto che, grazie al clima particolarmente secco, la vite si trova nelle condizioni ideali per essere preservata da funghi, muffe e parassiti. D’altro canto – continua l’enologa – il rovescio della medaglia sta nella delicata questione dell’acqua, essendo il deserto israeliano un’area totalmente priva di precipitazioni.
Facendo di necessità virtù, qui l’irrigazione – a base di acqua marina desalinizzata – è completamente automatica, il che permette di utilizzare l’acqua nel migliore dei modi possibili, sia per il beneficio delle piante, sia per ridurre gli sprechi, nel rispetto del delicato ecosistema israeliano.

Dopo l’Italia, Dana ha lavorato in tutto il mondo, da diverse destinazioni in Europa, alla California, fino al Sud America. I suoi vini riflettono gli stili che ha assorbito da ogni Paese, ma la sua visione nella produzione presso “Nana” è proprio quella contestuale al territorio, che in questo caso è il deserto israeliano: il sogno di Ben Gurion realizzato dalla volontà di Nana. Un progetto pioneristico cominciato nel 2007, letteralmente dal nulla: da un cumulo di pietre, sul terrazzamento lungo il fiume Zin, ad un’altitudine di 800 metri. All’inizio si trattava di una trentina di dune di vigneti, che oggi hanno raggiunto oltre il centinaio e che nei prossimi anni puntano al raddoppio.

Soprattutto, un progetto che ha avuto un effetto volano: facendo si che, nel corso degli anni, altri vinicoltori scegliessero quest’area del Negev come luogo di eccellenza della produzione vinicola. Oggi la superfice di vigneti in questa zona supera le 1000 dune e non fanno che aumentare le famiglie che, per poter sviluppare questo tipo di attività, hanno deciso di venire a vivere nel deserto, realizzando il sogno del fondatore della patria. Un sogno che merita un viaggio.
Infatti, oltre a questa incredibile oasi nel deserto in cui degustare vini di pregio, se volete fermarvi una notte nel deserto Mitzpe Ramon è sicuramente uno dei luoghi più interessanti del Negev, trattandosi di una piccola cittadina costruita sullo strapiombo del cratere più grande del mondo: ottima meta di partenza per il trekking e, negli ultimi anni, anche per attività artistiche e culturali. Per dormire, in base al budget, potete provare esperienze che saranno in ogni caso uniche: dalla tenda beduina di Silent Arrow, a Beresheet, l’hotel più esclusivo di Israele, con una vista mozzafiato sul cratere. Ma esistono anche le vie di mezzo, tra cui: Alpaca Farm, Suka ba Midbar e, meno romantico ma molto pratico, il Mitzpe Ramon Hostel.
Lungo la strada per Mizpe Ramon, approfittate anche per una sosta al Kornmehl Goat Cheese Farm & Restaurant. Collocato, letteralmente, in mezzo al nulla, accanto ad un allevamento di capre troverete un piccolo ristorante dove mangiare piatti esclusivamente a base di formaggio caprino, che è possibile acquistare anche per portarlo a casa, magari accompagnandolo ad uno dei vini assaggiati nel corso del wine tour.
Tornando verso il centro fermatevi sicuramente a Sde Boker, il kibbutz dove Ben Gurion trascorse gli ultimi anni della sua vita, e di cui è possibile visitare la tomba, fatta costruire apposta con la vista su uno dei più incredibili paesaggi di Israele: Ein Avdat, una vera e propria oasi nel deserto. Se avete tempo a disposizione, oltre al kibbutz, questa riserva naturale merita una visita di qualche ora. E se desiderate trascorrervi una notte, si raccomanda lo splendido hotel Kedma.

In questa zona, un’altra tappa da non perdere è sicuramente Shivta definita anche “Piccola Petra” poiché appartiene allo stesso periodo storico in cui venne costruita una delle sette meraviglie del mondo. Questi resti archeologici dispersi nel deserto costituiscono forse uno dei luoghi più affascinanti di Israele, e se volete concedervi un’esperienza unica potete soggiornare, a pochi chilometri più a ovest, verso il confine con l’Egitto, a Khan Beerotayim: un eco-lodge da “Le mille e una notte”.
Se invece avete tempo per inoltrarvi più a sud addentratevi nell’Arava, tra Mar Morto ed Eilat, al confine con la Giordania. Un’area dove negli ultimi anni sono fioriti molti kibbutz, centri culturali e di benessere, e dove è possibile soggiornare in uno dei tanti eco-lodge, tra cui: Arava Antelope Ranch, Arava Land, Midbara, Desert Days.
Oppure raggiungete il Timna Park, vero paradiso per il trekking, soprattutto per gli splendidi colori dei Canyon nelle prime ore del mattino o sul far della sera. Magari approfittandone per visitare anche il non lontano dal Red Canyon e, perché no, per un ultimo (o primo) tuffo, a seconda della stagione, nelle acque coralline di Eilat.

 

Fiammetta Martegani
collaboratrice

Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.


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