Israele
La storia di Garage de Papa, il vino di pregio nato in un garage

Primo appuntamento con un viaggio in tre puntate nella produzione vinicola israeliana: la storia dell’azienda boutique della famiglia Lewinsohn

Negli ultimi anni in Israele si sta (ri)scoprendo il turismo eno-gastronico e il vino, in particolare, sta diventando uno dei grandi protagonisti di questo viaggio, che comincia in Israele ma che, negli anni, sta conquistando il mercato mondiale.
Il vino israeliano risale ai tempi della Bibbia, quando, in particolare, veniva consumato durante la cena di Shabbat e nelle tante festività ebraiche. Nella stessa Ultima Cena, Gesù offre il pane e il vino ai suoi commensali, come qui si usa fare ancora oggi durante il pasto del venerdì sera.
Tuttavia, a causa delle complesse condizioni climatiche di Israele, Paese secco e arido, l’arte della produzione del vino è stata trascurata per secoli. Solo dopo la fondazione dello Stato di Israele, grazie alla scoperta e all’implementazione di nuove tecniche di coltivazione, si è assistito a una lenta crescita del settore fino, negli ultimi anni, a uno sviluppo esponenziale dei vigneti, molti di etichette pregiate: sono proprio le forti escursioni termiche tra giorno e notte, tipiche delle aree desertiche, a conferirne un gusto particolarmente corposo.

Così, dopo decenni di importazioni massicce, oggi l’industria vinicola locale è letteralmente esplosa, tanto da rendere il vino israeliano famoso anche all’estero. Sono circa un centinaio le aziende vinicole presenti sul territorio: dalle più piccole a conduzione familiare, alle più grandi, dalle dimensioni industriali, per un totale di oltre 10 milioni di bottiglie all’anno.
Lo Stato di Israele, negli ultimi anni, ha spinto molto la produzione vinicola, anche attraverso sovvenzioni per favorire il ritorno a vigneti abbandonati da migliaia di anni, e ritrovati attraverso studi biblici e scavi archeologici. Un modo alternativo anche per visitare il Paese in lungo e i n largo.
Per chi, invece, non ama grandi spostamenti, persino a pochi chilometri di Tel Aviv è possibile visitare cantine di tutto rispetto, che vendono i propri vini nei migliori ristoranti della Città Bianca, così come nelle più importanti fiere internazionali.

Uno su tutti, Garage de Papa, etichetta della Famiglia Lewinsohn, la cui storia merita una visita alla sua cantina, collocata a Petach Tivka, a circa mezz’ora da Tel Aviv.

Tutto è cominciato quando, durante gli anni del servizio militare, Ido Lewinsohn – oggi founder e CEO della prestigiosa etichetta – tornava a casa durante i weekend e si divertiva a cucinare per gli amici. Grazie alla grande passione per la cucina ha scoperto anche il vino e, una volta terminato il periodo di leva, ha deciso di andare a studiare enologia a Milano. Dopo aver lavorato nelle cantine di mezzo mondo, dall’Italia, alla Francia all’Australia, nel 2007 è tornato in Israele e qui ‒ mentre lavorava come enologo per Recanati, una delle più grandi aziende vinicole locali ‒ ha cominciato a produrre le sue prime bottiglie nel garage di suo padre, a Hod ha Sharon, trasformato in cantina. Garage de Papa ha così cominciato a farsi conoscere nella nicchia degli intenditori, producendo inizialmente circa 1.000 bottiglie all’anno.
Poi è arrivato il successo: dal 2017 Ido è capo enologo del gruppo Barkan, uno dei principali produttori israeliani di vino, ma anche di altri liquori e spiriti. Per Barkan ora e per Recanati prima, Ido è riuscito persino a recuperare due varietà di uva che risalgono a oltre 2.000 anni fa, che oggi sono due bianchi di pregio, rari e locali: ne vengono prodotte circa 10.000 bottiglie per ogni varietà, acquistabili, ormai, persino sul mercato internazionale.

garage de papa ido lewin

Il successo di Ido e del suo marchio non fa che decollare, e pur potendo inserirsi nel mercato israeliano di larga distribuzione, ha comunque preferito continuare con la conduzione familiare, tanto che adesso a lavorare nel Garage ‒ che nel frattempo si è spostato a Petah Tikva – c’è proprio suo padre, ormai in pensione, e dedito full time al “gioiello di famiglia”.
Come ci spiega Ido, aldilà dei grossi investimenti iniziali necessari per attestarsi come cantina che produce oltre 100.000 bottiglie l’anno ‒ come nel caso delle 10 aziende più grandi di Israele, che soddisfano il 95% della produzione nazionale ‒ il motivo principale per cui i Lewinsohn non passano a una produzione più massiccia è per via della troppo complessa osservanza delle normative della kosherut, ovvero di ciò che è consentito mangiare (e bere) secondo l’ebraismo. Queste variano a seconda del rabbinato – con tanto di regole diverse tra ashkenazi e mizrachi – soprattutto per quanto riguarda gli additivi che possono essere utilizzati. Va inoltre posta molta attenzione al periodo in cui si lavora, che esclude lo Shabbat e tutti i giorni di festa, in base al calendario ebraico. Inoltre, l’intero processo di produzione kosher implica l’esame e il nulla osta del rabbinato locale, il che fa lievitare sensibilmente i costi. Persino nelle aziende dove lavora come enologo, Ido deve sempre testare la qualità del prodotto scortato da un rabbino autorizzato. Quindi, per essere kosher, anche nella sua cantina sarebbe necessaria la presenza di soli cantinieri ortodossi, il che implicherebbe che, per esempio, suo padre, che ortodosso non è, non potrebbe più svolgere la professione di cantiniere. In conclusione, secondo Lewinsohn meglio fare parte del 5% delle aziende boutique, puntando sulla vendita diretta, riducendo i costi e garantendo una qualità unica del vino.

Nel frattempo, Garage de Papa si è ingrandito e oggi la Cantina Lewinsohn produce 35000 bottiglie all’anno, grazie soprattutto a vitigni della Galilea e delle colline di Gerusalemme. Ciò gli ha concesso di espandersi anche all’estero, in particolare in Germania e Taiwan, grandi appassionati di vino israeliano, anche se la fetta principale di mercato, circa il 70% della produzione della cantina, è indirizzata ai migliori bar e ristornati di Tel Aviv.
Quando assaggerete il suo vino capirete perché. E per farlo, se siete nella Città Bianca, non serve nemmeno l’auto. Basta semplicemente degustare Garage de Papa in uno dei migliori wine bar in città.

Fiammetta Martegani
collaboratrice

Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.


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