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Intervista a Walker Meghnagi, uno dei firmatari della lettera aperta all’Ucei

Le ragioni per cui è stata scritta e una proposta per sanare le spaccature all’interno delle comunità

In occasione dell’insediamento del nuovo governo, l’Ucei ha inviato le proprie felicitazioni al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e alla sua squadra di governo in un comunicato in cui si auspicano “concretezza e convergenza di intenti tra le diverse formazioni che hanno scelto di partecipare a questo esecutivo, sul presupposto che ogni azione debba fondarsi sul rispetto di principi e valori imprescindibili, partecipando ad una costruzione europea che ridefinisca il concetto di solidarietà tra i popoli e le nazioni”. In risposta a questo, è stata redatta una lettera aperta all’Ucei in cui si richiama l’Ucei al dovere preciso “di astenersi da prese di posizione sul dibattito dei partiti e sulla formazione delle maggioranze parlamentari”. Ne abbiamo parlato con Walker Meghnagi, tra i firmatari della lettera.

Avete scritto questa lettera perché preferivate il governo precedente?

Non preferiamo né il precedente né quello attuale, perché entrambi i governi hanno un’anima antisemita. Se dovessimo votare domani, non sapremmo a chi dare il nostro voto. Quello che critichiamo è il plauso espresso dall’Ucei al Governo e il motivo sta nel fatto che l’Ucei deve rappresentare tutto l’ebraismo italiano che è composto da una pluralità di idee diverse. A livello istituzionale, l’Ucei deve portare avanti una linea comune a tutto l’ebraismo.

E questo non accade?

Assolutamente no. Stiamo vivendo uno dei peggiori periodi dell’ebraismo italiano, con delle spaccature enormi al suo interno. Basta vedere i numeri: perché calano le iscrizioni alle comunità? Perché diminuiscono le sottoscrizioni dell’8 per mille? La nostra lettera ha avuto un successo inatteso, nel corso del fine settimana sono arrivate centinaia di sottoscrizioni.

Perché?
Perché non abbiamo bisogno di appoggiare un governo piuttosto che un altro, abbiamo bisogno di un linea comune che non sia divisiva e consenta il dialogo tra le comunità e tra l’Ucei e lo Stato Italiano.

Ha una ricetta?

Proteggere gli ebrei e difendere Israele. La diaspora deve essere allineata al governo israeliano, perché lo ha votato chi vive lì e chi combatte ogni giorno. All’interno dell’ebraismo occorre dialogare per poter includere tutte le differenze che lo compongono, senza trascurarne una parte: l’ebraismo è uno solo. Ecco perché penso che il ruolo istituzionale del’Ucei nei rapporti con il governo debba essere di “amicizia” con tutti i rappresentanti dell’arco costituzionale, al fine di portare avanti l’obiettivo comune. Al di sopra delle diverse formazioni di governo, bisogna salvaguardare l’ebraismo. Ma il punto di partenza sta nel dialogo interno. La strada esiste, perché sono maggiori i punti di contatto piuttosto che le differenze”.

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


2 Commenti:

  1. Sì, “allienata” forse è la parola giusta (ma si scrive con una L sola). Ma, a parte le battute, la frase è totalmente priva di senso. Che “la diaspora debba essere allineata (se questo era il senso vero) con il governo israeliano” significa che dovrebbe schierarsi contro quella parte di ebrei israeliani che hanno votato per l’opposizione, che, fino a prova contraria, ha, in una democrazia avanzata, pari dignità istituzionale rispetto alla maggioranza di governo. In altre parole si fa propria esattamente quella partigianeria (stare manifestamente con una parte) per la quale si è appena criticata l’UCEI, richiamandola ad “astenersi da prese di posizione sul dibattito dei partiti e sulla formazione delle maggioranze parlamentari”. Questo piccolo, ma estremamente significativo, qui pro quo fa capire perfettamente, per chi abbia voglia di capire naturalmente, quale sia la vera polemica sollevata dai firmatari della lettera e ne svela l’intenzionalità nascosta: criticare l’UCEI perché non ha dato dimostrazione evidente di essere sufficientemente schierata con l’attuale governo israeliano e con l’ex governo italiano a guida (vera) salviniana.


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