Cultura
Come il populismo trasforma la democrazia – Intervista a Nadia Urbinati

Che cos’è la democrazia populista? Lo abbiamo chiesto all’autrice di Io, il popolo

La democrazia populista è il nome di una nuova forma di governo rappresentativo basata su due fattori: una relazione diretta tra il leader e coloro che il leader riconosce come la parte giusta del popolo e l’autorità suprema dell’audience, del pubblico“. Così scrive Nadia Urbinati, professore ordinario di Teoria politica alla Columbia University di New York, nel libro Io, il popolo, edito da Il Mulino.

Qui di seguito, la nostra intervista.

Quali sono in sintesi i tratti distintivi di una democrazia populista?

Nelle democrazie populiste si cercano soluzioni che riconoscano poteri particolari e superiori al leader, perché il leader incorpora e rappresenta il popolo. La democrazia populista è poi diffidente e ostile nei confronti di quei poteri che non derivano direttamente dal consenso popolare.

Il populismo, come lei sostiene nel libro, “vuol far convergere la maggioranza su una politica che viene invocata nel nome del popolo, ma che non risponde necessariamente agli interessi del popolo”.

Per sapere quali siano gli interessi del popolo occorrerebbe interrogare le parti del popolo, e le parti del popolo politico sono diverse, corrispondono a vari interessi organizzati. Ecco, interrogare tutte queste parti significa fare un lavoro di costruzione di alleanze e anche di opposizioni… Il populismo vuole invece trovare una soluzione semplice o semplicistica creando una divisione netta tra quelli che non sono élite, non sono casta, non sono estabilishment e tutti gli altri. Chi siano coloro che stanno all’interno dei due gruppi è irrilevante poiché quello che li unifica sono le parole d’ordine del leader. Bisogna tenere conto del fatto che un leader populista deve costruire un’alleanza trasversale molto complessa. Per questo, spesso, si tratta di politiche contraddittorie che devono accontentare interessi diversi tra loro. Detto questo, hanno però alcune caratteristiche comuni: sono politiche di brevissimo termine per consolidare il potere che si ha, fondate sull’idea che il presente detti le regole del gioco. Anche a costo di svuotare il salvadanaio per il futuro, l’importante è accontentare la gente qui e subito.

Quanto è decisiva la capacità di comunicare per un leader populista?

Bisogna partire da una considerazione: nei movimenti populisti il leader sta sopra il partito. Anche quando nasce all’interno di un partito, lo prende e lo trasforma a suo uso e consumo. Il leader deve stare ogni giorno in contatto con il pubblico, deve creare un’audience intorno a lui: è un lavoro di campagna elettorale permanente. Il populismo deve essere in campagna elettorale permanente. Lo si vede ogni giorno negli Stati Uniti: l’importante è ribadire in continuazione di non essere diventati estabilishment, ribadire la presenza di un nemico.

Secondo lei i movimenti populisti nel mondo avranno vita lunga oppure si tratta di fenomeni destinati a sgonfiarsi in un tempo medio-breve?

Dipende molto dalle congiunture. Gli Stati Uniti vanno a gonfie vele dal punto di vista economico anche se questo non è solo merito di Trump. Ovviamente lui si intesterà questo successo. C’è anche da dire che il populismo non ha lasciato società sane negli stati dove ha governato per un certo periodo di tempo. Vedi gli esempi che vengono dall’America latina. Certo i paesi europei sono integrati in una struttura come la Ue e i governi non hanno il potere di fare tutto quello che vogliono. Anche se in Polonia e in Ungheria gli esecutivi stanno tirando parecchio la corda…

A proposto di abilità comunicative come è riuscito Matteo Salvini trasformare la Lega da movimento del nord a partito nazionale?

Direi “grazie” all’Europa. Nella sua narrazione tutta l’Italia è diventata vittima dei tecnocrati di Bruxelles, del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea. In sostanza, ha trovato un nemico esterno al Paese. Un nemico unificante. Il sovranismo nasce all’interno dei singoli stati ma in relazione a dei poteri che sono fuori dai singoli stati. Il sovranismo è l’affermazione di “noi” prima dell’Europa. La Lega è cambiata dal 2008 quando la crisi economica è stata raccontata come una crisi pilotata dalla troika e dai poteri forti europei.

Rimanendo nell’ambito della politica italiana, come valuta il declino del Movimento 5 Stelle?

Un movimento in via d’estinzione e questo dimostra una cosa importantissima: non è possibile stare contemporaneamente di qua e di là. Finché si è all’opposizione, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Una volta al governo, occorre a fare delle scelte e a quel punto inevitabilmente devi scontentare qualcuno. I decreti Salvini non sono stati fatti solo da Salvini, sono stati sostenuti da Salvini e Di Maio. E Di Maio era completamente favorevole. Sono curiosa di vedere come si comporterà ora che quei decreti sono in procinto di essere cambiati… In sintesi, credo che i Cinque Stelle siano puniti da se stessi perché hanno la pretesa di inglobare tutti. Hanno una visione totalizzante del popolo…

Perché il Pd e il centrosinistra non riescono a colmare il distacco che li separa in ogni sondaggio dalla Lega?

Credo che il centrosinistra dovrebbe liberarsi dalla zavorra di Matteo Renzi, che è una mina vagante. La sua è una politica di guerriglia permanente. Lui guarda ormai ai liberali e non al socialismo europeo. Occorrerebbe una chiara politica di centrosinistra, servono scelte che abbiano a che fare con i problemi del Sud Italia, con l’abbandono del regionalismo differenziato. E, poi, riprendere in mano la questione della giustizia sociale e della redistribuzione. Se il Pd non fa questo per quale motivo dovrebbe essere votato? Oggi ci sono delle possibilità grazie a quei movimenti più a sinistra che possono contribuire ad allargare lo spazio del centrosinistra: è il momento per ricostruire un arcipelago, ma occorre molta chiarezza, organizzativa e di idee.

Gianni Poglio

Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze radiofoniche e televisive, ha fatto parte della redazione del mensile Tutto Musica e del settimanale Panorama (Mondadori). Conduttore dii talk show per Panorama d’Italia Tour, con interviste “live” ai protagonisti della musica italiana e di dibattiti tra scienza ed intrattenimento nell’ambito di Focus Live, ha pubblicato per Electa Mondadori il libro “Ferdinando Arno Entrainment”


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