Cultura
“Jewish Lives Matter”, l’ultimo libro di Fiamma Nirenstein

E se invece il titolo fosse Human Lives Matter? Considerazioni su antisemitismo e Israelofobia, guerre e diritti umani

L’ultimo libro di Fiamma Nirenstein, intitolato Jewish Lives Matter. Diritti umani e antisemitismo, pubblicato recentemente da Giuntina, parla di quella che potremmo definire una nuova Israelofobia, sviluppatasi in anni «in cui l’antisemitismo sarebbe dovuto sparire, e invece è cresciuto e si è fatto esplicito. Abbiamo fallito», scrive l’autrice. Partendo da questa constatazione il libro percorre, in poco più di un centinaio di pagine, le ragioni, nel mondo occidentale odierno, di un antisemitismo costruito sulla figura dell’ebreo come oppressore del popolo palestinese.
Il titolo Jewish Lives Matter ricalca il famoso slogan Black Lives Matter che ha accompagnato le proteste per l’orribile e ingiusta morte di George Floyd, avvenuta poco più di un anno fa nello Stato americano del Minnesota. L’episodio è stato prontamente riutilizzato in chiave antisraeliana, attraverso un fumetto circolato sui social media che rappresentava un poliziotto col ginocchio sul collo di Floyd con accanto un soldato israeliano sul collo di un palestinese. Immagine molto eloquente riguardo all’utilizzo errato che è stato fatto dell’increscioso episodio di cronaca. Si è voluto con ciò comparare più largamente la violenza della polizia a quello che alcuni definiscono il genocidio del popolo palestinese, e collegare in qualche modo la persecuzione dei neri all’esistenza di Israele, “ricettacolo” di tutti i mali. Portando all’estremo il parallelismo tra l’episodio legato all’omicidio di Floyd e l’odio nei confronti d’Israele, l’autrice afferma che all’Università della California i leader di un movimento contro Israele hanno accusato questa nazione di avere formato in speciali scuole i poliziotti razzisti colpevoli della morte di Floyd.

La scrittura poi si snoda, talvolta con alcune ripetizioni, in numerosi spunti in cui l’autrice spiega passo dopo passo le dinamiche che hanno portato, nel corso del tempo e in diverse culture, ad alimentare sempre più un’angolatura razzista nei confronti dell’attuale Stato d’Israele, mentre siamo in un’epoca in cui l’antisemitismo sarebbe dovuto sparire. Afferma che anzi, viene attribuita agli ebrei «una qualche terribile, presunta indegnità che ne ha causato lo sterminio nella Shoah, sterminio che paradossalmente proprio agli ebrei non sarà mai perdonato dalla coscienza collettiva europea». E ancora: «Tutta l’Europa collaborò allo sterminio degli ebrei, e ne ha subito le conseguenze». Parole forti che prendono vita da una serie di convinzioni, di cui l’autrice spiega le ragioni, alcune confortate dalle sue esperienze vissute sul campo nella sua lunga attività di giornalista, che si condensano nella sua trattazione col metodo proprio di chi registra la realtà degli avvenimenti e che lei stessa mette in evidenza in maniera esplicita e diretta, trattandosi di episodi a cui ha assistito personalmente e riferendosi in particolare a fatti di cronaca recente: «Le guerre d’Israele le ho viste quasi tutte fin dal 1967». Sicuramente l’autrice ha ben chiare tante questioni cruciali, come ad esempio i meccanismi che sorreggono i ragionamenti di chi spesso formula daccuse verso Israele, facendo diventare l’antisemitismo una minaccia costante. L’odio sarebbe da far risalire all’origine, cioè al «misterioso impulso che da tremila anni considera gli ebrei un ospite speciale in questo mondo».

La scrittura del libro è scaturita anche dalla rabbia dell’autrice per l’interpretazione errata e pregiudizievole dei fatti riguardanti «l’ultima guerra in cui Israele si è imbattuto, simile ad un fuoco d’artificio», interpretazione che poi ha alimentato la grande ondata di odio tornata ad avventarsi su Israele. L’autrice precisa, a tal proposito, che una guerra è sempre una guerra, qualunque sia la prospettiva del conflitto, la difesa a priori da parte del mondo occidentale del versante palestinese si rivela una presa di posizione pericolosa e per giunta fallimentare, e denuncia un’approssimativa conoscenza della realtà israelo-palestinese, invitando a indagarla anche nei suoi risvolti morali, politici e religiosi, la cui origine parte da molto lontano.
Una penna graffiante che in queste pagine non si risparmia, nemmeno nelle accuse, esprimendo senza riserve e attraverso punti di vista molto personali, anche il suo disappunto verso la stampa e gli osservatori internazionali, «che non sentono il bisogno di esaminare la genesi dei conflitti che poi giudicano», sostenendo fino alla fine del libro che la maggior parte della gente è poco informata sulle complesse vicende che hanno interessato e ancora interessano il conflitto israelo-palestinese, con tutte le sue dinamiche, le trame e le vicende che lo riguardano, mentre, sempre dal suo punto di vista, sarebbe necessario ribaltare i valori di riferimento, come un atto quasi dovuto, in quella che lei stessa definisce «la guerra ideologica che si è sviluppata in tutti questi anni contro Israele».

Infine, Fiamma Nirenstein vuole farsi portavoce anche di una problematica legata alla parziale considerazione dei diritti umani, elencando le categorie della società investite «dal disprezzo per il diverso, il pregiudizio razziale, l’odio inconsulto per l’altro, per gli zingari, per le donne, i bambini, i neri, gli omosessuali e, certamente, gli ebrei». Ma ancora una volta lo fa, dando al lettore la sensazione di non crederci fino in fondo perché «errori simili sono anche tipici del regime comunista», e quindi la riflessione più spontanea per il lettore potrebbe essere la seguente: perché non rivolgere la sua breve trattazione a tutti gli esseri umani, a tutti i perseguitati?, ciò implicherebbe la modifica del titolo da Jewish lives matter in Human lives matter, dedicandolo come scrive nell’introduzione «a chi combatte davvero per i diritti umani, senza farsi imbrogliare».

Fiamma Nirenstein, Jewish Lives Matter, Giuntina, pp. 128, 10 euro

Eirene Campagna
collaboratrice

Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.


4 Commenti:

  1. interessante, mi occupo di denigrazione delle donne e denigrazione degli ebrei ( oltre che di altre realtà). Comprerò il libro.


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