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La comunità ebraica di Mumbai e la sua storia millenaria

Mito e tradizione di una minoranza religiosa in India

In un paese che conta più di un 1.2 miliardi di abitanti, la comunità ebraica dell’India è una minoranza di 5000 membri. Ciò nonostante, la storia della comunità ebraica nel paese inizia più di due mila anni fa e può vantare ben quattro tradizioni, o gruppi: gli ebrei di Kochin, i Bene Israel, gli ebrei di Baghdad e infine gli ebrei Bene Menashe.

Sinagoga di Kochin

Gli ebrei di Kochin furono i primi ad arrivare nel paese. Stabilitisi principalmente nel Sud, nel Kerala, la loro lingua tradizionale era il giudaico-malayalam. Sebbene sia solo una leggenda locale, si narra che arrivarono in India già ai tempi della distruzione del Tempio di Gerusalemme di Re Salomone. Ai primi gruppi si aggiunsero poi gli ebrei Europei a partire dal XV secolo, soprattutto da Olanda e Spagna. Molti degli ebrei di Kochi risiedono oggi in Israele e nella zona si contano solo qualche decina di membri. Una sinagoga del 1568 è tuttavia ancora in funzione.

I Bene Israel sono invece testimoni di una storia più bizzarra: la leggenda narra che arrivarono tra il 1600 e il 1800 tramite un naufragio sulle coste del Konkan. I 14 ebrei sopravvissuti si stabilirono vicino Mumbai dove mischiarono le loro tradizioni ebraiche agli usi locali fino a dimenticare le proprie origini. Chaya Kozlovsky del Chabad di Mumbai ci ha raccontato: “È una storia particolare, perché si comportavano da ebrei senza saperlo, fino a quando confrontarono le proprie tradizioni con gli ebrei di Baghdad. In quegli anni non c’era un antisemitismo latente. A volte un odio esterno può portare i membri di una comunità a farsi forza a vicenda e a rimanere un nucleo compatto. Gli ebrei Bene Israel invece si dispersero”. E poi continua: “La dispersione comportò anche un miscuglio di tradizioni. A volte l’origine delle influenze è lampante: per esempio, dal primo giorno di Elul a Kippur i bene Israel digiunano, il che ricorda le tradizioni del Ramadan”.
Ad oggi gli ebrei Bene Israel che si sono trasferiti in Israele parlano ancora Marathi, indossano l’abbigliamento tipico dell’area di Mumbai o vestono un Mangal Sutra ai matrimoni.

Gli ebrei di Baghdad rappresentano il gruppo più tardivo stabilitosi nel paese, principalmente a Calcutta, Mumbai e Yangon e arrivarono in India per creare delle imprese commerciali con la Gran Bretagna. Tra le figure più importanti degli ebrei di Baghdad si ricorda David Sasoon, che arrivò a Mumbai nel 1828 creando un impero sul commercio di tessuti. Sassoon fu un famoso filantropo che costruì sinagoghe, hotel, scuole, ospedali ancora visibili o in funzione a Mumbai. Un altro aneddoto della comunità di origine irachena è che molte delle donne furono star di Bollywood – alcuni nomi come Pramila (Esther Abraham) e Nadira (Florence Exekiel) cambiarono la storia del cinema indiano degli anni ’40.
Infine i Bene Menashe  condividono una storia simile ai Bene Israel: sono membri del gruppo Chin-Kuki-Mizo e vivono nel nord-est dell’India, a Manipur e Mizoram, al confine col Myanmar. Linguisticamente appartengono al gruppo dei birmani-tibetani e mantennero alcune tradizioni ebraiche per generazioni, affermando di appartenere alla Tribù di Mennasseh. Sebbene molti membri si convertirono al cristianesimo nel XIX secolo, ricominciarono a praticare nuovamente l’ebraismo negli anni ’70. La validità delle origini di questo gruppo fu riconosciuta solo nel 2005, quando il governo israeliano fece rientrare gli ebrei Bene Menashe tra i richiedenti legittimi della cittadinanza secondo la Legge del ritorno. Ciò fu a seguito degli sforzi di rav Shlomo Amar tesi all’introduzione di precetti dell’ebraismo ortodosso da parte dei Bene Menashe.

Dal 2003 Mumbai ospita inoltre una casa Chabad, tristemente nota internazionalmente per l’attacco terroristico del 2008 dove persero la vita sei ebrei. “È stato un attacco contro i luoghi visitati dagli occidentali – la stazione, il ristorante degli hotel, la Chabad House. Di solito dai Chabad si riuniscono 40 o 50 invitati internazionali, ma quella sera la cena era straordinariamente di sei persone”, spiega Chaya Kozlovsky.
Aggiunge: “Quando siamo arrivati nel 2012 e abbiamo visitato la Chabad House, sembrava che l’attacco fosse avvenuto il giorno precedente. Abbiamo deciso di non cancellare la memoria di quel luogo e di trovare un altro appartamento. Armato di pazienza mio marito ha chiamato rabbini, curatori e designer per progettare un museo di tre piani che potesse ricordare tutte le vittime degli attacchi, in totale 165”.
L’attacco rappresenta tuttavia un caso isolato. “Ci troviamo molto bene a Mumbai, non sentiamo antisemitismo. Siamo felici di aiutare la comunità ebraica locale – abbiamo istituito un mikveh e dei talmud torah. Il rapporto con le altre religioni di Mumbai è ottimo e grazie alle donazioni che arrivano da tutto il mondo riusciamo ad aiutare le famiglie locali a sopravvivere alla nuova ondata di COVID”, spiega ancora Chaya Kozlovsky.
Si stima che nel corso della storia della comunità siano state costruite circa 60 sinagoghe e che negli anni ’40 gli ebrei indiani fossero circa 40’000. Ciò è ancora visibile a Mumbai, dove circa 5000 ebrei in 10 sinagoghe mantengono vivo il ricordo delle tradizioni ebraiche in India.

La sinagoga Keneseth Eliyahoo di Mumbai
La sinagoga sefardita di Mumbai

 

Micol Sonnino
collaboratrice

Micol-con-la-emme Sonnino, da pronunciare tutto d’un fiato, nasce a Roma nel 1997. Studia tutto ciò che riguarda l’Asia dell’Est all’Università di Bologna e vive tra Italia, Austria e Giappone per una magistrale in sviluppo sostenibile, con focus su sviluppo urbano e rurale. Le piace cucinare con la nonna e mangiare carciofi di stagione.


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