Cultura
La forza del dialogo e della collaborazione economica

Siamo stati negli uffici della Henley & Partners a Tel Aviv dove lo sviluppo economico e finanziario diventa dialogo e collaborazione andando oltre i conflitti tra Stati che incendiano il mondo

Ad accoglierci nel loro ufficio in Rothschild Boulevard a Tel Aviv sono un israeliano, un palestinese, un russo ed un ucraino. Sembrerebbe l’inizio di una barzelletta invece è una delle tante realtà che caratterizzano Israele, anche in tempi di guerra.

Ci riceve Dan Marconi, rappresentante di Henley & Partners in Israele e nei Territori Palestinesi. Si tratta di una società di consulenza, leader globale nell’assistenza ad investitori interessati in una seconda residenza o cittadinanza per maggiori opportunità economiche o di investimento, con un team di professionisti altamente qualificati che lavorano insieme e oltre 40 sedi in tutto il mondo.

Il concetto di “pianificazione della residenza e della cittadinanza” è stato sviluppato da Henley & Partners negli anni 90– parallelamente all’espandersi del fenomeno della globalizzazione finanziaria – con lo scopo di garantire ai propri clienti un maggior controllo del proprio futuro grazie ad una maggior libertà sia economica che strategica, che una doppia cittadinanza, in certe realtà specifiche, può offrire.

Startup Nation era già stata individuata come uno dei Paesi in cui possibili investitori avrebbero potuto pensare di allagare il proprio orizzonte cercando nuove opportunità all’estero. E Marconi ci conferma che, fin dall’inizio del 2023 – in corrispondenza della promulgazione della riforma giudiziaria – sempre più israeliani hanno cominciato a rivolgersi a loro, interessati ad avere una seconda cittadinanza come possibile “piano B”. Numeri che sembrerebbero essere aumentati in seguito al 7 ottobre, e all’esplosione del conflitto con Gaza.

Questa data ha avuto un impatto enorme sulla vita di israeliani e palestinesi, come ci conferma anche Ahmad Dajani, il collega palestinese di Marconi. Originario di Gerusalemme Est, figlio di commercialisti e da sempre interessato ai mercati finanziari, ha già collaborato in passato con società e partner israeliani: “lavorare a fianco a fianco degli israeliani è il modo migliore per conoscere un popolo e per permettere a loro di conoscere il nostro – ci racconta Dajani- il 7 ottobre siamo stati, tutti, colpiti da Hamas: israeliani e palestinesi, come molti dei miei famigliari che vivono a Gaza. Prima era normale lavorare assieme, oggi nessuno si fida più dell’altro”.

“Per questo – continua Marconi, che aveva assunto Dajani, proprio ai primi di ottobre – non abbiamo voluto rinunciare al suo impiego. Perché, mai come in questi momenti, è necessario mandare avanti quella politica di mutua fiducia e collaborazione come era stata designata negli Accordi di Abramo. Lavoriamo fianco a fianco con gli Emirati dal 2020 e questi Accordi, pur se nella loro complessità, erano stati designati per realizzare, de iure, una realtà che già esiste, de facto. Proprio per questo Hamas ha deciso di realizzare il massacro del 7 ottobre: per impedire che, con la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, si raggiungesse anche ad un mutuo riconoscimento di uno palestinese e, di conseguenza, dello Stato ebraico.”

Nonostante il conflitto ancora in corso Marconi e Dajani, non hanno perso la speranza: “Quando lavoriamo alla stessa scrivania non si tratta solo di noi due – ci dice Dajani, riferendosi al suo manager – sono il mio mondo e il suo mondo che si incontrano assieme, tutti i giorni”. In Israele tutto questo è possibile e lo confermano anche Daniel Shmeilin e Daniel Knopov, russi e ucraini, entrambi scappati da un altro conflitto e che hanno trovato in Israele la possibilità di lavorare, e vivere, assieme, fianco a fianco.

“Penso che lo sviluppo economico e finanziario dei singoli ma, di fatto, dei Paesi, sia la chiave di svolta anche per la risoluzione dei conflitti. E la mia esperienza diretta di partnership tra israeliani, palestinesi ed emirati – conclude Marconi – non fa che confermare il fatto che, anche se la strada è in salita, questa collaborazione, che prima ancora che economica è soprattutto tra esseri umani, sia la miglior risposta ad un conflitto destinato, inevitabilmente, a trovare una risoluzione diplomatica”.

Fiammetta Martegani
collaboratrice

Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.


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