Cultura
La scuola fascista. Archivi scolastici e persecuzione a Milano in un libro

Un interessante lavoro sulla didattica della memoria che ha coinvolto gli studenti di alcune scuole milanesi

Foto di classe senza ebrei – Archivi scolastici e persecuzione a Milano (1938-1943) è un prezioso volume (edito da Biblion) e un valido strumento di approfondimento per chi volesse entrare nel merito delle storie di esclusione e persecuzione degli ebrei in Italia a causa delle leggi razziali del 1938. Il lavoro, curato da Patrizia Baldi, Enrico Palumbo e Gianguido Piazza si concentra su un aspetto significativo legato a questi provvedimenti, che riguarda il campo dell’istruzione. All’interno della svolta antiebraica voluta da Mussolini già dal 1936, il primo atto giuridico fu, come sappiamo, l’espulsione dalle scuole di ogni ordine e grado di alunni, docenti e personale scolastico considerati di “razza ebraica”. I cosiddetti “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” furono varati sotto forma di Decreti-Legge dal Consiglio dei Ministri all’inizio dell’anno scolastico 1938-1939.
Nell’ottantesimo anniversario delle leggi emanate dal regime fascista, l’ANPI Provinciale di Milano ha promosso un convegno con il CDEC, il Municipio 1 di Milano e il Liceo Classico Manzoni. Dal convegno è nato questo volume, frutto di una intensa collaborazione, che si avvale di contributi di studiosi e ricercatori, ma anche di numerosi studenti dei licei milanesi, che descrivono e chiariscono la complessa rete di provvedimenti che si sono susseguiti dal 1938 in poi riversando sulla scuola una delle più disastrose azioni persecutorie verso persone che si sono viste privare da un giorno all’altro di alcuni dei diritti fondamentali dell’essere umano. L’ampia trattazione offre prezioso materiale di studio e numerosi spunti di riflessione, dato il minuzioso lavoro che ha ricucito gli avvenimenti e le storie singole, analizzato tutte le fasi di quella grande operazione voluta dal fascismo, e i riverberi che i provvedimenti messi in atto anno dopo anno, hanno provocato in tutta la società italiana, in particolare negli ambienti e nei contesti scolastici di Milano.

Le scuole coinvolte nella ricerca sono in tutto diciassette, tutte distribuite sul territorio del Comune di Milano, tra cui nove scuole elementari, sei scuole superiori, due scuole ebraiche. Gli studenti che hanno partecipato alla stesura di tutta la documentazione, guidati dai loro insegnanti, hanno lavorato sui materiali da loro stessi selezionati, cercando di creare, attraverso una linea temporale in cui collocare leggi, circolari e decreti, una catalogazione quanto più possibile ordinata ed esplicativa, in grado anche di chiarire gli interventi specifici che hanno determinato l’assetto e il quadro complessivo della scuola milanese all’epoca delle leggi razziali. L’esperienza didattica, fortemente formativa, è stata svolta per gradi, attingendo prima di tutto ai documenti di archivio riguardanti la vita istituzionale nelle scuole, come circolari, documenti amministrativi di varia natura, verbali dei Collegi e dei Consigli, registri personali e giornali di classe, missive e fascicoli personali di docenti e alunni, dati relativi alle biblioteche scolastiche, comunicazioni tra le presidenze e il Provveditorato agli studi, documenti che attestano la vastità dei provvedimenti che si sono susseguiti anno dopo anno. In più, la ricostruzione delle fasi burocratiche e amministrative ha permesso di rintracciare il ruolo preminente dell’azione persecutiva dell’allora Ministro Bottai, anche lui coerente col principio che la scuola si offriva, meglio di qualunque altra istituzione, come perfetto strumento propagandistico per la diffusione delle idee razziste.

Il materiale consultato relativo all’anno scolastico 1938-1939, insieme a quello relativo all’anno seguente, ha consentito di stabilire con un buon margine di esattezza, il numero degli studenti di cui non si sarebbe accettata l’scrizione e il numero delle esclusioni avvenute ad anno scolastico già iniziato. Inoltre, si è appreso che in tutte le scuole era presente la cartella “ebrei”. I registri delle iscrizioni e degli esami scolastici di quegli anni contenevano anche le carriere scolastiche e le indicazioni anagrafiche, oltre ai nomi e le professioni dei genitori, e naturalmente l’appartenenza o meno alla razza ebraica; gli stessi docenti erano tenuti a compilare delle schede in cui dovevano dichiarare la non appartenenza alla religione ebraica. L’analisi dei documenti lascia intravedere come, nell’atteggiamento delle autorità scolastiche e l’ormai avviato meccanismo delle esclusioni, si rafforzava progressivamente il processo di fascistizzazione dei vari istituti scolastici e quindi dell’intero settore educativo, così duramente colpito, attraverso un’opera di ristrutturazione della didattica e di riorganizzazione della vita scolastica di alunni e docenti. Vi erano poi registri d’ingresso o dei prestiti delle biblioteche scolastiche, che documentavano l’entrata, la conservazione e la circolazione di libri e riviste che promuovevano razzismo e antisemitismo, in una propaganda nemmeno tanto tacita dal momento che le leggi razziali non si limitavano solo a escludere gli ebrei dalle scuole, ma miravano anche alla cancellazione di tutte le tracce della presenza ebraica da ogni strumento didattico, va da sé la diffusione capillare di circolari che vietavano di adottare libri di testo di autori ebrei, o che imponevano di cambiare il nome alle scuole intitolate a persone di razza ebraica.

I curatori di questo libro, gli enti di ricerca e le istituzioni che l’hanno promosso, tenendo conto della complessità dell’operazione e procedendo quasi parallelamente secondo una chiave interpretativa funzionale all’indagine, hanno ritenuto fondamentale lo scambio e il confronto comparativo tra i dati dei diversi archivi, e con tutta la documentazione offerta dalle altre istituzioni come il CDEC, per ottenere un quadro unitario della ricostruzione storica, combinando la conoscenza di fatti particolari con l’elaborazione di un sistema di coordinate in cui inserirli, secondo una metodologia storico-critica di elaborazione dei dati statistici significativi e delle fonti di informazione. Molteplici sono state le occasioni di riflessione sulla tipologia dei documenti incontrati e sul modo più opportuno per incrociarli.

Saper riconoscere e distinguere una fonte, chiarire le notizie trovate con i giusti riferimenti, senza tuttavia trascurare l’aspetto umano delle vicende, in una sorta di “didattica della memoria”, ha anche consentito ai soggetti coinvolti di sperimentare il “mestiere dello storico”, orientato alla scoperta di microstorie intrecciate tra loro e con la Storia. Si è trattato di un’esperienza formativa senza precedenti, un progetto in cui si sono intrecciate istanze scientifiche e didattiche, in un processo graduale di conoscenza e di consapevolezza nel prendere contatto con una realtà drammatica che a poco a poco si è svelata, non senza riservare sorprese. È emerso infatti tra gli studenti anche un altro aspetto, nuovo e non previsto: l’emozione che si è fatta strada nei loro animi, quando il contatto diretto con i documenti originali ha dato loro la sensazione di una vicinanza umana con i loro coetanei di allora, annullando la distanza temporale e creando un rapporto empatico con queste persone di cui in seguito non si è quasi mai saputo più nulla, ad eccezione delle tracce successive lasciate dagli ex studenti nei Lager e nelle stragi naziste, o lungo le vie di fuga che permisero ad alcuni di loro di salvarsi.

L’ultima parte del libro contiene anche un’interessante appendice iconografica, a testimonianza della varietà tipologica delle carte che, come si è già detto, sono state consultate: tabelle, pagine di registri, fogli di corrispondenza tra Presidi e Provveditori, schede personali dei docenti, comunicazioni, elenchi di genitori, relazioni di classe.
Lo sforzo collettivo che ha prodotto questa pubblicazione è stato veramente notevole e meritevole di attenzione, il libro offre una ulteriore e non sempre scontata opportunità di approfondimento di temi sempre aperti, propone, scoprendo uno spaccato di quell’Italia che non riuscì ad evitare di macchiarsi la coscienza, una riflessione su aspetti ancora troppo trascurati, nascosti nella nostra attualità ma che rischiano di utilizzare il linguaggio dell’odio, oggi come allora.

Foto di classe senza ebrei. Archivi scolastici e persecuzione a Milano (1938-1943) - copertina

Foto di classe senza ebrei – Archivi scolastici e persecuzione a Milano (1938-1943), a cura di Patrizia Baldi, Enrico Palumbo e Gianguido Piazza, Biblion edizioni, pp. 432, 25 euro

Eirene Campagna
collaboratrice

Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.


1 Commento:

  1. Un capo lavoro.
    D-o protegga e benedica sempre Israele.
    D-o benedica sempre gli ebrei i giudei.
    Shalom be shem Adonai Israel.


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