Le vicende di confine tra Otto e Novecento. Un viaggio storico per capire il presente
Le vicende dell’ebraismo novecentesco sono come una cartina di tornasole, sulla base della quale misurare tante altre storie. Non certo per stabilire vicinanze o lontananze, gerarchie di priorità o cos’altro, bensì per capire quanto le vicende, e le vicissitudini, di una comunità diasporica, unita dalla persistenza e dalla continuità ma caratterizzata anche dal pluralismo di esperienze e di consuetudini, si riflettano sul piano dell’esperienza del mondo da parte di tutti, ebrei e non ebrei. A tale riguardo, la condizione dell’esodo, e della diaspora che da ciò deriva nel lungo periodo, è un aspetto fondamentale nella storia dell’umanità. Trascorsa e presente. Non riguarda solo singole comunità ma chiama in causa processi sociali, politici ed economici di ampia durata. Ovvero, al di là degli innumerevoli fatti di cronaca che, con il passare del tempo, si fanno per l’appunto “storia”, rimanda ad un calco di esperienza che si trasmette tra le persone. In Italia, al Giorno della Memoria (il 27 gennaio) si accompagna quello del Ricordo (il 10 febbraio). Al netto delle polemiche politiche che si sono accompagnate, registriamo ancora una volta come la storia degli ebrei sia indice di una più generale condizione umana. Le due ricorrenze, infatti, non commemorano vicende storiche omologhe ma in qualche modo indirettamente intrecciate, in quel costante intrico di relazioni, azioni e reazioni che è la storia medesima. Il peggior servizio che si possa fare alla coscienza collettiva, insieme all’oblio, è la confusione delle memorie. Le due cose, invece, spesso si tengono insieme soprattutto quando si intenda disporre una cortina fumogena sui tanti passaggi critici che si accompagnano al trascorrere del tempo. Le vicende del «confine orientale», il punto mobile di sutura tra l’Europa occidentale e quella balcanico-danubiano, chiamano in causa anche gli italiani. E ci restituiscono l’estrema complessità del passato, soprattutto di quello recente. Tale non solo per la sua prossimità cronologica ma anche per il costituire parte di una più ampia storia, dai tratti universali, i cui echi non si sono per nulla esauriti. Al netto delle recriminazioni degli uni piuttosto che degli altri, è bene semmai partire dal presupposto che si comprende meglio il proprio presente se si ha a mente la stratificazione del tempo trascorso. Nelle cui pieghe, a volte anche insospettabilmente, si trovano parti di noi stessi.
Frontiere contese a Nord Est, di Claudio Vercelli, Edizioni del Capricorno con apparato iconografico e cartografia realizzata ad hoc, in libreria a settembre.