Cultura
Louise Glück, Nobel per la letteratura 2020

Una poesia dellla poetessa americana

A sorpresa, sparigliando qualunque previsione, il premio Nobel per la letteratura di quest’anno è andato a lei, Louise Glück. Signora della poesia americana, spesso criticata per la bellezza elegante dei suoi versi misurati, si racconta, mischia i piani temporali, guarda il Paese in cui vive, fotografa la natura e descrive (minuziosamente) i sentimenti e le relazioni. Con una voce potente, capace di violenza e leggerezza, di amore e di morte, di quiete e di tempesta.

Louise  Glück è nata a New York nel 1943 da genitori ebrei provenienti dall’Ungheria, il padre droghiere con l’eterno sogno di fare il romanziere e la madre insegnante di lingua francese. Louise legge e scrive sin da giovanissima, stimolata dalla madre che la avvicina al mondo della mitologia classica. Ma è tormentata già a quell’epoca da una forma molto grave di anoressia. La vita e la morte sono sempre protagoniste dei suoi versi, urgenti affermazioni di vita per dominare il loro opposto. C’è chi ha considerato questo premio come una scelta snob, chi, come ogni anno, fa l’elenco degli esclusi altresì meritevoli del riconoscimento svedese… Qui proponiamo Nostos, una splendida poesia del Premio Nobel 2020. Per rendere omaggio alla poetessa scelta dall’Accademia per la sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”.

Nostos

C’era un melo nel cortile –
saranno forse
quarant’anni fa – dietro,
solo prati. Ciuffi
di croco nell’erba umida.
Stavo a quella finestra:
fine aprile. Fiori di primavera
nel cortile del vicino.
Quante volte, davvero, l’albero
è fiorito nel giorno del mio compleanno,
il giorno esatto, non
prima, non dopo? L’immutabile al posto
di ciò che si muove, di ciò che evolve.
L’immagine al posto
della terra inarrestabile. Che cosa
so di questo luogo,
il ruolo dell’albero per decenni
preso da un bonsai, voci
che vengono dai campi da tennis –
Terreni. L’odore dell’erba alta, tagliata di fresco.
Quello che uno si aspetta da un poeta lirico.
Guardiamo il mondo una volta, da piccoli.
Il resto è memoria.


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