Hebraica
Megillat Estér, un piccolo (ma prezioso) regalo

L’edizione, pubblicata da Giuntina e scaricabile gratuitamente, del testo curato e commentato da Rav Adin Even-Israel Steinsaltz

Hag Purim Sameach! Vi segnaliamo qui un’inizitiva della casa editrice Giuntina per regalarvi una preziosa lettura per questo Purim (piuttosto inquieto). Si tratta della Megillat Estér commentata da Rav Adin Even-Israel Steinsaltz, con il testo in ebraico e la traduzione italiana a fronte, scaricabile gratuitamente qui.  Un’edizione commentata e molto ben curata anche sotto il profilo storico, che permette di studiare questo testo così denso di storie e di significati. Come scrive rav Riccardo Di Segni nella prefazione, “Il rotolo di Ester assume nell’ebraismo un ruolo liturgico e istituzionale ben preciso e se è vero che anche gli altri quattro rotoli sono legati ciascuno ad una ricorrenza del calendario ebraico, nel caso di Ester il legame è più forte, attestato da un obbligo preciso di lettura ripetuta e preceduta da una formula di benedizione (Benedetto il Signore che ci ha comandato di leggere il rotolo … Benedetto il Signore che ha fatto miracoli ai nostri padri in quei giorni, in questo tempo). Nell’interpretazione tradizionale del rotolo di Ester vale come principio essenziale quello di una lettura su diversi piani: quello letterale del racconto dei fatti, e quello alla ricerca di significati nascosti. E di significati nascosti questo piccolo-grande rotolo è un tesoro tutto da scoprire. A cominciare dai nomi dei protagonisti: Ester e Mordechai non sembrano nomi ebraici, anzi sembrano collegati ai nomi di due divinità dell’universo babilonese-persiano: Astarte e Marduk…” Insieme ad altre storielle interessanti, per esempio il fatto che “Vashtì non è la santerella virtuosa che vorrebbe far credere, era una regina altezzosa che trattava le sue ancelle come il marito trattava lei, esponendole a ogni sorta di vergogna e umiliazione; e soprattutto era la discendente della dinastia babilonese, che era stata sconfitta dai persiani. Il rifiuto di Vashtì sarebbe stato solo un’espressione di orgoglio di una dinastia che non si voleva sottomettere ai vincitori, e il ripudio l’occasione per Assuero, una volta ben saldo al potere, di liberarsi di un fardello non più necessario”…. 

Qui di seguito riportiamo la prefazione di Rav Adin Even-Israel Steinsaltz, augurandovi buona lettura. E per chi preferisce la versione cartacea, può farne richiesta attraverso il sito di Giuntina.

 

Gli studiosi sono consapevoli che scrivere un nuovo commento alla Bibbia richiede assistenza e benedizioni dall’Alto e un notevole impegno dal basso. Due sfide fondamentali si pongono davanti a chi cerca di scrivere un commento alla Bibbia. In primis, l’aspirazione di rapportarsi al testo più elevato e sacro e di spiegarlo in modo fe-dele rischia di condurre alla tracotanza. In secondo luogo, nel corso degli ultimi tremila anni, sono già stati com-posti un gran numero di commenti biblici ad opera delle più eccezionali personalità della nostra storia. Quanti possono dunque avere l’audacia di provare ad unirsi ad una tale santa assemblea o soltanto di cavalcarne l’onda?Un esempio di cosa significhi intraprendere una tale, ardua impresa lo si può riscontrare nell’affermazione di Rashi rivolta a suo nipote Rashbam, anch’egli autore di un importante commento alla Bibbia. Rashbam ci rivela come Rashi gli abbia confessato che se ne avesse avuto la forza, avrebbe scritto un altro commento in conformità con “i significati semplici che ogni giorno si rinnovano” (Rashbam, Genesi 37,2).In ogni generazione e ogni giorno che passa, può essere gettata nuova luce sui versetti della Bibbia e nuove prospettive si possono aprire. Non solo possono sorgere nuove risposte a vecchie domande, ma in ogni epoca possono essere poste delle domande aggiuntive dagli studenti di Torà, sia perché le personalità di questi sono diverse rispetto a quelle del passato, sia per i nuovi interessi e le prospettive peculiari a ogni singola epoca. Nel corso dei secoli, i grandi commentatori hanno discusso su un ampio spettro di questioni differenti; e fino a questi giorni, grazie a Dio, vi sono numerosi studiosi e studenti di Torà che ci pongono domande uniche e nuove sfide che richiedono attenzione, analisi e ricerca. Tutte insieme illuminano le parole eterne della Torà attraverso una vasta gamma di punti di vista, dando vita ai “significati semplici che ogni giorno si rinnovano”.Questo commento cerca di fornire al lettore il “significato semplice” del testo, lo pshat. Evidentemente, questo è il livello interpretativo più facile, ma la delucidazione del significato semplice è in realtà il tipo di interpreta-zione più difficile. Altri tipi di interpretazione basati sull’allusione (remez), sull’ermeneutica midrashica (derash) o su quella relativa alla tradizione esoterica e mistica (sod), sono libere di formare delle connessioni tra il testo e le fonti da cui esse scaturiscono e non sono vincolate al linguaggio e ai concetti biblici. Al contrario, scoprire il significato semplice del testo richiede all’interprete di rimanere aderente al significato letterale delle parole, facendo molta attenzione alla sintassi e al contesto.Anche se questo commento contiene dei riferimenti ad altri commenti, non è un’antologia. Non si prefigge di fornire una serie di interpretazioni attraverso le generazioni. I riferimenti hanno soprattutto l’obiettivo di mo-strare come un’interpretazione si basi su fonti precedenti. Inoltre, questo lavoro non aspira ad essere rivoluziona-rio o innovativo. Piuttosto, si prefigge di presentare quello che potremmo chiamare un “commento trasparente”, le cui spiegazioni dovrebbero quasi non essere notate, ma dare ai lettori e alle lettrici la sensazione che tra loro e il testo non vi sono barriere. Lo scopo è di far parlare la Bibbia stessa, far profetizzare i profeti e ai sapienti far impartire la propria saggezza. Per fare in modo che la “voce” dei versetti venga udita le annotazioni sono brevi come un sottile, appena percettibile schermo, piuttosto che come una corazza pesante e coprente. Sul Monte Sinai tutto il popolo di Israele ha udito “una voce possente” (Deuteronomio 5,22) che i Maestri hanno interpretato come una voce che non cessa mai di farsi sentire (Targum Onkelos; Sanhedrin 17a). La mia speranza è che quest’opera aiuti le persone ad ascoltare la voce della Torà anche nel nostro mondo rumoroso e pieno di occupazioni.

Rav Adin Even-Israel Steinsaltz


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