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“Il tempo dei trentasei giusti”: l’arte di Mario Vespasiani

A Villa Caldogno, Vicenza, una mostra pittorica mette in scena la simbologia talmudica

I numeri 30 e 6 per la ghemarà corrispondono alle lettere Lamed (ל) e Vav (ו). Per questo ai 36 Giusti che, secondo il Talmud, in ogni generazione “accolgono la Shekhinah” (Trattato Sanhedrin 97b) ci si riferisce con l’espressione Lamed-Vav Tzadiqim. Oppure con l’espressione Tzadiqim Nistarim, Giusti nascosti. Perché i 36 Giusti di ogni generazione non sanno di essere giusti. Ignorano di essere i custodi della Shekhinah, la presenza divina nel mondo; è solo in virtù del loro esserci che il mondo non viene distrutto. E quando il tempo di agire si conclude, i Giusti tornano nel nascondimento. A chi chiederà conto del loro operato, risponderanno che hanno solo fatto il proprio dovere: tradizione vuole che se a un Giusto si dovesse rivelare il mistero del senso della propria esistenza, egli morirebbe e verrebbe prontamente sostituito da un altro.

Giusti come guardiani: vigili, leggeri, al di sopra della terra. Un tempo per osservare e un tempo per intervenire. Nessuna figura esemplifica queste caratteristiche meglio degli uccelli. Dall’incontro tra la tradizione talmudica e la simbologia del volo e degli uccelli nasce e si sviluppa la mostra “Il tempo dei trentasei giusti” dell’artista visivo Mario Vespasiani, ospitata nella splendida Villa Caldogno – villa palladiana dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità – nell’omonimo paese in provincia di Vicenza, con il patrocinio del Comune.

Una mostra site-specific, poiché i dipinti di Vespasiani dialogano con il luogo per il quale sono stati appositamente concepiti: le grandi tele dallo sfondo blu notte – un richiamo alla riservatezza e al nascondimento in cui agisce la figura del Giusto – sono collocate nelle sale del piano nobile della villa in un dialogo con gli affreschi, tutti dedicati alla vita dell’uomo sulla terra. “Nella mia visione quelle scene”, spiega Mario Vespasiani, “evocano la distrazione e la superficialità della nostra società, nella quale ancora più urgente diventa la presenza dei Giusti. Le figure degli affreschi sono totalmente immerse nel loro fare contingente, mentre gli uccelli dei miei quadri sono in posa, vigili, pronti a spiccare il volo, come fossero i guardiani di una realtà completamente in balia della materialità”.

Un ricorso alla simbologia e una ricerca dell’aspetto contemplativo tipico dello stile dell’artista, che affonda le proprie radici in un incontro, avvenuto diversi anni fa, con Gino Bartali (proclamato Giusto tra le Nazioni nel 2013): “Venne in visita all’Istituto d’arte che frequentavo nelle Marche e una sua frase mi colpì. Disse: “Nell’arte devi trasmettere il bene”. Il ricordo di questo incontro ha avuto per me una risonanza nel corso del tempo ed è riaffiorato quando mi sono avvicinato al Talmud e alla lettura del libro “Il bene possibile” di Gabriele Nissim. Questo è stato il punto di partenza e per realizzare il mio progetto ho scelto di lavorare sui simboli, in particolare quello del volo, rappresentando degli uccelli come custodi dell’umanità, osservatori di ciò che accade tutt’intorno”, continua Vespasiani.

“Ci sono vari livelli di fruizione della mostra. Chi non entra nel tema vedrà una serie di opere di carattere ornitologico: dipinti di uccelli su sfondo di affreschi. Ma come la persona non è solo quello che appare, così le mie opere cercano un richiamo a un altrove non immediatamente percepibile. È possibile così passare al livello superiore e regalarsi la capacità di meravigliarsi e di imparare. L’aspetto per me più interessante di questa mostra è che diventa un evento performativo: cerco di educare le persone a un nuovo tipo di sguardo. La mia vuole essere un’arte che torna a informare il pubblico e a sensibilizzarlo”.

Ma chi sono oggi i giusti?  “L’aspetto che più mi ha colpito leggendo il racconto sui Giusti che si trova nel Talmud è che essi sono persone normali, che scendono in campo quando è il momento, ma poi tornano nel nascondimento. La leggenda dice anche che i Giusti sono tra loro distanti e non si conoscono”.

Uno dei 36 Giusti potrebbe essere proprio qui vicino, quindi, o addirittura potremmo essere proprio noi? “Esattamente”, afferma Vespasiani. “L’idea dell’agire nascosto, riservato, parla dell’impegno che ognuno di noi può prendersi verso le persone che ci circondano e che magari non se lo aspettano. Non sappiamo se dovremo essere noi uno di quelli a cui verrà chiesto qualcosa di importante”.

 

La mostra “Il tempo dei trentasei giusti” di Mario Vespasiani resterà a Villa Caldogno (via Zanella 3, Caldogno, VI) fino al 3 novembre. Orari: giovedì e venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18; domenica dalle 9 alle 12. Per informazioni: cultura@comune.caldogno.vi.it

 

Silvia Gambino
Responsabile Comunicazione

Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.


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