Cultura
Perché gli ebrei inglesi sono più colpiti dal covid-19?

Allo studio una ricerca sulle ragioni della elevata letalità dei gruppi ebraici nel Regno Unito

Gli ebrei muoiono di coronavirus più del resto della popolazione britannica e non abbiamo ancora capito il perché

Nei sette giorni precedenti al 24 Ottobre, almeno cinque funerali ebraici in tutto il Regno Unito erano legati da un unico filo conduttore: il certificato di morte citava come causa il Covid-19. Nella comunità ebraica, questa è diventata una ricorrenza più comune che tra il resto della popolazione.

Osservando dati relativi alla prima ondata, il tasso di mortalità da coronavirus risulta più alto per gli ebrei piuttosto che per i cristiani e per i gruppi non religiosi nel paese. In realtà, tutte le minoranze religiose sembrano essere caratterizzate da un numero di morti maggiore in percentuale, ma le cifre per la comunità ebraica si contraddistinguono perché particolarmente difficili da giustificare. 

Le morti della scorsa settimana hanno portato a 534 il totale dei deceduti ebrei nel Regno Unito dall’inizio della pandemia, rivelano i dati dell’associazione Board of Deputies of British Jews. Quest’organizzazione, collaborando con sette delle maggiori autorità incaricate di gestire sepolcri in Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia e Galles, fornisce una stima delle morti ebraiche per Covid-19 guardando i certificati di morte.
Questi 534 morti non sono che una piccola porzione dei 44,754 decessi totali registrati in Regno Unito fino al 24 Ottobre, ma quando confrontate con il numero di ebrei nel paese, indicano che il Covid-19 ha colpito sproporzionatamente i membri della comunità ebraica.

La tendenza era emersa fin dai primi tempi dell’emergenza sanitaria: già il 24 Marzo, 22 ebrei erano mancati dopo aver contratto il coronavirus nel Regno Unito, secondo Board of Deputies. Il numero ai tempi rappresentava il 4.6% di tutti i decessi nel paese, eppure gli ebrei non costituiscono che lo 0.5% della popolazione nazionale, stando all’ultimo censimento condotto nel 2011.
Durante l’estate, uno studio nazionale ha apportato ulteriori prove a sostegno di queste osservazioni iniziali, suscitando parecchio clamore nella stampa e pubblico locale.

Il tasso di mortalità per gli ebrei di sesso maschile in Inghilterra e Galles era di 187.9 morti ogni 100,000 abitanti, secondo l’Office for National Statistics (ONS), che ha condotto la sua ricerca tra marzo e metà maggio. Tra gli uomini non religiosi, questa statistica ammontava a 80.7 morti ogni 100,000 persone, mentre per quelli cristiani a 92.6. Per farla breve, per gli ebrei la probabilità di morire di Covid-19 era doppia rispetto a questi due altri gruppi.

 Anche per le donne ebree le conclusioni erano simil, con un tasso di mortalità di 94.3 morti ogni 100,000 abitanti, nettamente più alto rispetto a quello di 47.9 per le donne non religiose e 54.6 per quelle cristiane. 

Gli ebrei non erano soli, dal momento che altre minoranze religiose avevano registrato un tasso di mortalità più alto della media: buddisti, induisti, Sikh e musulmani, l’unico gruppo le cui cifre sorpassavano quelle relative agli ebrei.
Eppure, il caso della comunità ebraica è particolare, perché risulta essere la sola minoranza per cui la percentuale maggiore di decessi non è giustificata da fattori socio-economici e demografici.
Infatti, l’ONS (Office for National Statistics) si è spinto oltre e ha modificato il suo modello in modo da tenere conto di fattori come densità di popolazione, deprivazione dell’area, posizione socio-economica, composizione del nucleo familiare e altre variabili che avrebbero potuto condizionare il tasso di mortalità per il Covid-19, dal momento che solitamente impattano i rischi di esposizione al coronavirus per l’individuo.

Risulta che, una volta considerati questi elementi, la religione di appartenenza sembra non avere alcun impatto sulle differenze tra i tassi di mortalità per la gran parte di queste minoranze: per buddisti, induisti, musulmani o Sikh, i tassi di mortalità più elevata erano evidentemente dovuti a uno dei fattori citati sopra, o a una combinazione di essi.

Ma per la comunità ebraica, è tutta un’altra storia: persino includendo elementi socioeconomici e demografici, gli uomini ebrei hanno il doppio delle probabilità di morire di coronavirus rispetto a quelli cristiani (le donne hanno invece una probabilità 1.2 volte maggiore).

“Il coronavirus è riuscito a colpire la popolazione ebraica come nessun’altra causa di morte,” dice il dottor Daniel Staetsky, Senior Research Fellow e direttore della unità europea di demografia ebraica presso l’Institute for Jewish Policy Research (JPR). “Ha soppresso la mortalità solitamente minore [degli ebrei] e ha fatto apparire gli ebrei svantaggiati come le persone di colore, le comunità asiatiche ed altre minoranze etniche, seppure non lo siano.”

E allora, perchè?

Sebbene ci siano tante potenziali ipotesi da esplorare che spieghino l’alto tasso di mortalità tra gli ebrei, ce n’è una che gli accademici pensano sia da escludere.

Le comunità ortodosse, che sulla stampa internazionale e social media si sono contraddistinte per la loro non sempre rigida osservanza delle norme di distanziamento sociale, sembrano non avere nulla a che fare con il maggior numero di decessi tra ebrei.
Questo perchè la percentuale di ebrei ortodossi nel Regno Unito nella fascia di età più esposta al coronavirus – 65 anni ed oltre – è piccola, secondo il dottor Staetsky. Quindi, ogni suo potenziale impatto sui tassi di mortalità nazionale per tutta la popolazione ebraica sarebbe trascurabile.
Altri ricercatori hanno esplorato quest’ipotesi, con simili risultati. Il tasso di letalità tra la comunità hassidica di Stamford Hill – la più grande in Europa- non è diversa in maniera significativa da quella del circostante, multireligioso e multietnico, distretto di Hackney, ha osservato la dott.ssa Kriszta Szendroi, professoressa di linguistica all’University College London (UCL), in un documento presentato al parlamento inglese a maggio.

Tuttavia, questa ricerca è soggetta a limitazione, come riconosce la dott.ssa Szendroi. Prima di tutto, i dati erano scarsi ed ha dovuto lavorare con stime dei tassi di mortalità nella comunità hassidica. Secondo, queste conclusioni sono applicabili alla prima ondata del coronavirus, mentre non ci sono ancora studi focalizzati sui decessi più recenti.

Una potenziale spiegazione per i tassi di letalità maggiori tra gli ebrei è che il virus sia circolato di più in questa comunità, dunque portando a più infezioni e morti, a causa della vita sociale e religiosa piena di contatti che gli ebrei tendono ad avere, ha ipotizzato il dottor Staetsky. Ma questa fino ad oggi rimane solo una teoria, ancora da testare.

 Ora che l’Europa è entrata nella seconda ondata e le ospedalizzazioni e i decessi riprendono ad aumentare nel Vecchio Continente, la comunità accademica e il pubblico cercano ancora di rispondere a questa domanda: perché, nel Regno Unito, gli ebrei sono morti più che il resto della popolazione?

Giulia Morpurgo
Collaboratrice
Giulia Morpurgo, 24 anni , è una giornalista finanziaria di casa a Londra. Nata e cresciuta a Milano, ha passato gli ultimi cinque anni tra la capitale britannica e New York. E’ appassionata di politica monetaria, di quasi tutto ciò che ha più di mille anni e soprattutto di Inter.

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