Un messaggio di rav Joseph Levi
Pesach è un momento di riflessione, rappresenta metaforicamente anche il percorso di formazione necessario a costruire la propria identità di uomo libero. Ne abbiamo parlato con rav Joseph Levi, fondatore della scuola di studi ebraici fiorentina Shemah Margulies-Levinas.
“Nel periodo antico Pesach era centrato sul sacrificio e il rito al tempio. Dopo la sua distruzione, la scelta rabbinica è stata quella di incentrare Pesah sul ricordo dell’uscita dall’Egitto per raccontare la continuità storica del popolo d’Israele come popolo che basa la sua etica sull’idea della libertà e della liberazione. Il racconto dell’uscita dall’Egitto è la memoria storica di Israele e deve comunicare un fatto imprescindibile: l’uomo nasce libero”.
Che cos’è la libertà?
“La libertà è un principio imprescindibile se si vuole definire l’uomo. Non è un aggettivo di abbellimento, come fosse una bella collana. Libertà richiede impegno, lavoro e una missione. L’uomo è libero di creare e formare la sua dignità, attraverso i comandamenti morali e lo studio della Torah. Questa consapevolezza di base è il contenuto di Pesach. Che è effettivamente la rappresentazione anche di un percorso personale verso Israele, la meta di ognuno, da seguire lungo la tradizione, l’insegnamento e il dialogo con i figli, ovvero il legame con il futuro, la speranza”.
Cosa pensa della possibilità di commemorare anche la Shoah nell’haggadah di Pesach?
“Dopo l’uscita dall’Egitto sono avvenute tante disgrazie, che hanno preceduto la Shoah. E Pesach non è Tisha BeAv, non è il ricordo della sciagura per il popolo ebraico, ma è la festa della liberazione. Pesach è il giorno della libertà. Capisco che ci possano essere situazioni in cui è importante ricordare la Shoah, e va bene, ma in realtà farne una commemorazione a Pesach sposta l’accento su altro. Distoglie l’attenzione dal centro di questa festività. Pesach matzà u maror, è l’espressione esatta perché Pesach simboleggia il tempio che non c’è più, Matzà è il pane dell’afflizione e rappresenta l’umiltà ebraica. La libertà, come ho già detto, va conquistata. Occorre cioè fare un percorso, umile, per raggiungerla. E questo è Pesach”.