Voci
Qualcuno con cui correre (e anche pedalare)

21 giugno, non un venerdì qualunque: non per quegli israeliani e palestinesi che hanno passato la mattinata (quasi) insieme

L’iniziativa era nell’aria da più di un mese, ma già una volta era stata rimandata. Venerdì scorso, finalmente è successo: il sud d’Israele e Gaza – per ogni lato un gruppo a piedi e un altro in bicicletta – hanno corso insieme. Insieme, in senso temporale. La frontiera di separazione c’è e rimane. E chi partecipa a queste iniziative sa – spera di no, però lo sa – che quelli dell’altra parte, fisicamente, potrebbe non incontrarli mai.

Gli organizzatori ufficiali di “Ride and Run for Peace”, così è stata chiamata l’iniziativa, risultano essere due: ALLMEP (The Alliance for Middle East Peace) e Budo for Peace. Ma l’idea è partita dal basso, in qualche anfratto di quel sottobosco del quale, nel guazzabuglio mediorientale, non si parla quasi mai: quello dei palestinesi e degli israeliani che su Internet si conoscono, si parlano, vedono gente e fanno cose. Una sorta di deep web dei social media, per nulla privo di rischi per chi lo naviga.

“L’idea della corsa-biciclettata era stata lanciata effettivamente su Facebook”, racconta Aharon Ariel Lavi, uno degli organizzatori dal lato israeliano. Idea vostra? “No, l’hanno avuta i palestinesi, a noi è piaciuta e ci siamo aggregati. Per quanto ne so io, è stato il primo evento congiunto dal vivo, la prima iniziativa che non fosse una chiacchierata su Skype. È stato davvero entusiasmante”. Danny Hakim, membro di ALLMEP e fondatore di Budo For Peace, conferma in questo video: “La cosa straordinaria è che tutto è partito da Gaza, sono stati loro a volerlo”.

Ma chi sono questi palestinesi? “Sono giovani attivisti di un gruppo chiamato “Gaza Youth Committee”. Ci siamo conosciuti online, ma non ci siamo mai visti. Molti di loro non sono mai usciti da Gaza”, spiega Aharon Ariel. Quanti eravate? “Tra i 60 e i 70 partecipanti, un numero simile dai due lati. È andata molto bene per tutti. Televisione e radio ne hanno parlato. Reazioni e commenti? Per quanto mi riguarda molto positivi. Ho ricevuto diversi incoraggiamenti e messaggi di persone che volevano unirsi o che, non potendo, hanno commentato che ci vorrebbero più iniziative come questa”.

Una corsa-biciclettata congiunta non cambia la realtà quotidiana: ad esempio, in questi giorni sentiamo soprattutto degli aquiloni incendiari che vengono lanciati dalla Striscia verso il sud d’Israele, proprio verso le zone in cui abitate. Le iniziative dal basso possono cambiare qualcosa?

“I problemi non finiranno perché una mattina ci siamo ritrovati per correre e pedalare per la pace. La realtà è complessa e non cambia velocemente, ma non dobbiamo mai perdere di vista che non è la realtà che meritiamo. I giovani specialmente, hanno diritto di guardare al futuro con entusiasmo, non con paura. Dobbiamo sempre sperare in qualcosa di meglio. Se continuiamo a fare cose come questa, forse ci saranno altre persone che vorranno unirsi e diventeremo di più…non so, vorrei sognare più in grande. Ma è molto complesso, devo essere modesto”, conclude Aharon Ariel.

Alle otto, verso metà del percorso (la corsa è iniziata alle 6:30 e la biciclettata alle 7:30) i due gruppi hanno fatto una pausa per vedersi e parlarsi attraverso Zoom. Dopo una mezz’ora di conversazione, hanno ripreso, fino alle 9:30. Non unire israeliani e palestinesi, bensì sfidare oltre il sole implacabile, sarebbe stata la vera follia. E no, questo pezzo non finisce con un “Chissà, forse l’anno prossimo non servirà più Zoom perché non ci sarà più la frontiera”, perché non siamo a Hollywood. Ma siamo nella terra, diceva un poeta, che ha quel qualcosa che rende degna e vera la vita.

 

Le foto a corredo dell’articolo sono state pubblicate da Aharon Ariel Lavi e riprese da JOIMag con il suo permesso.

Silvia Gambino
Responsabile Comunicazione

Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.