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Sudan, la comunità ebraica che torna alla vita

La ristrutturazione del cimitero ha segnato il punto di partenza. E ora si sogna di tornare alla vita ebraica di un tempo, all’insegna della convivenza interreligiosa

Fino agli anni ’70, il Sudan ospitava una comunità ebraica composta da membri provenienti da tutto il Medio Oriente. Una comunità piccola (250 famiglie) ma vivace risultato dell’unione di diverse tradizioni.
La comunità sudanese si concentrava principalmente nella capitale Karthum. Tuttavia, dalla fondazione di Israele nel 1948 gli ebrei in Sudan avvertirono un clima ostile che li costrinse alla fuga nel Regno Unito, in Svizzera e, appunto, in Israele. Ciò che rimane oggi dell’infrastruttura ebraica è solo un cimitero: la sinagoga fu trasformata in una banca negli anni ’80 e l’edificio fu in ogni caso demolito qualche anno dopo.

Il cimitero fu scoperto per caso da un ebreo canadese, Chaim Motzen, intorno al 2005: il cimitero era quasi ormai irriconoscibile in quanto trasformato in discarica. Un articolo del Telegraph  riporta l’incredibile storia del suo restauro.
Negli anni 2000 il Sudan era governato da un regime islamista sotto il presidente Omar al-Bashir e i permessi per il restauro non furono concessi. Nell’aprile 2019 delle proteste di massa hanno instaurato un governo transitorio liberale. Motzen ottenne quindi il permesso da Nasr Eldeen Mofarih, ministro degli affari religiosi del nuovo governo transitorio, nel gennaio 2020. Da allora Motzen ha quindi pagato di propria tasca degli archeologi e degli addetti al restauro per recuperare la memoria della comunità e del suo cimitero. Un processo difficile data la quantità di rifiuti nel luogo, in aggiunta alle complicazioni legate al restauro dei frammenti di ogni tomba. Finora sono state riconosciute 71 lapidi e su questa pagina FB è possibile aiutare identificando le tombe di dubbia identità.

“È assolutamente fantastico”, ha dichiarato al Telegraph Daisy Abboudi, fondatrice del progetto Tales of Jewish Sudan.  “Ha trovato dei frammenti della tomba della mia bisnonna, insieme ad altre tombe della famiglia” [..] “Quando ho visitato il paese nel gennaio 2020, ho pensato che questa connessione fisica alla mia storia fosse ormai persa. Non c’era nulla che potesse indicare che i miei antenati fosse davvero qui. Poi, all’improvviso c’è, ed è molto potente”.
Insieme al cimitero restaurato con gli sforzi di Motzen, dal 2015 il progetto Tales of Jewish Sudan di Daisy Abboudi ricorda le storie degli ebrei sudanesi. Nel sito è possibile trovare storie di ebraismo quotidiano ma anche memorie dell’antisemitismo che cacciò via gli ebrei del paese: un esempio è la storia della vincitrice del concorso Miss Khartum 1956, costretta a rinunciare alla vittoria dopo chegli organizzatori seppero che era ebrea. La riporta anche il Times of Israel  in un larticolo. L’account Instagram Tales of Jewish Sudan raccoglie anche ricette ebraico-sudanesi,  come il Molokhia, una coscia di pollo servita con riso e cipolle piccanti sottaceto.

Nell’ottobre 2020 il Sudan ha annunciato la decisione di unirsi ai Patti di Abramo normalizzando i rapporti diplomatici con Israele. Lo scorso mese il governo transitorio ha inoltre approvato l’abolizione di una legge di boicottaggio contro Israele attiva dal 1958.
La comunità ebraica Sudanese è stata in passato un simbolo di convivenza interreligiosa e la speranza di Motzen, Abboudi e gli ebrei sudanesi all’estero è che potrebbe presto tornare ad esserlo.

Micol Sonnino
collaboratrice

Micol-con-la-emme Sonnino, da pronunciare tutto d’un fiato, nasce a Roma nel 1997. Studia tutto ciò che riguarda l’Asia dell’Est all’Università di Bologna e vive tra Italia, Austria e Giappone per una magistrale in sviluppo sostenibile, con focus su sviluppo urbano e rurale. Le piace cucinare con la nonna e mangiare carciofi di stagione.


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