Cultura
The Lost Film of Nuremberg: quando i fratelli Schulberg mostrarono al mondo le atrocità naziste

Presentato al Jewish Film Festival di New York il documentario dei fratelli Schulberg racconta la caccia alla prove-video dei crimini nazisti

Una complessa serie di scatole cinesi compone la storia di The Lost Film of Nuremberg, il documentario presentato nei giorni scorsi al Jewish Film Festival di New York. Da una parte si crede di sapere tutto sul processo di Norimberga, dall’altra, guardando i fatti più da vicino, ci si rende conto di quanto ancora ci sia di nascosto e di quanto, di contro, sia scomparso. In particolare riguardo a quelle documentazioni video che non solo hanno mostrato al mondo le atrocità naziste, ma che hanno anche contribuito a condannare e a punire i responsabili.

Il lungometraggio proiettato in anteprima a New York lo scorso 13 giugno è l’ultima tappa di un viaggio iniziato nell’estate del 1945, a meno di quattro mesi dall’inizio delle sessioni del tribunale. In quel periodo due giovani ufficiali statunitensi, i fratelli Budd e Stuart Schulberg, vengono coinvolti in quello che sarà l’incarico più importante della loro vita. Figli del magnate hollywoodiano B.P. Schulberg, i due erano ai tempi impegnati nell’unità documentaristica dell’Office of Strategic Services (OSS), il servizio di intelligence americano attivo durante la seconda guerra che, sotto la guida di John Ford, si occupava di raccogliere testimonianze video e di supportare le attività militari americane con la produzione di filmati. In questo caso, ai fratelli viene affidato un doppio, gravosissimo compito: per prima cosa devono localizzare filmati originali, realizzati dagli stessi nazisti, delle atrocità umane commesse, poi, devono creare da quei video dell’orrore una documentazione inattaccabile dei crimini di guerra, da presentare come prova all’imminente Tribunale Militare Internazionale. Il tutto in meno di quattro mesi.

Il risultato del lavoro di Sturat e Budd prende forma principalmente in un documento della durata di quattro ore, The Nazi Plan. Proiettato in aula il 13 dicembre 1945 e diventato un elemento fondamentale dell’accusa, il film si basa su materiale tedesco completamente autenticato e traccia l’ascesa al potere nazista, iniziata negli anni ’20 e continuata durante la guerra. Un altro film della durata di un’ora è invece intitolato Nazi Concentration Camps ed è una versione modificata ad hoc di Army Signal Corps Atrocity Film, il documentario girato nei campi liberati da americani e britannici nel maggio 1945, tra cui Bergen-Belsen, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Nordhausen e Ohrdruf, e nella clinica di Hadamar. Sempre al processo la coppia porta diverse altre testimonianze video, tra cui un filmato di 60 secondi in 8 mm in cui si vedono uomini e donne ebrei trascinati via con la forza dalle loro case.

Il lavoro degli Schulberg non si conclude però con l’inizio del processo. Nell’inverno del 1946 Stuart Schulberg e il suo editore, Joe Zigman, sono infatti incaricati da Pare Lorentz (capo della divisione Film, Teatro, Musica nella Divisione Affari Civili del Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti) di creare un documentario sul processo. Lavorando con estrema difficoltà sulle “appena” 25 ore di girato a cura dei cameraman e dei fotografi di scena dell’Army Signal Corps e sulla registrazione sonora, in questo caso integrale, di oltre dieci mesi di udienze, il giovane cineasta produce un film di 78 minuti in cui monta parte dei filmati nazisti presentati al processo con quanto girato in aula.

Completato dopo non poche difficoltà tecniche e burocratiche solo all’inizio del 1948, Nuremberg: its lesson for today dovrà però aspettare il novembre dello stesso anno per essere presentato al pubblico della Germania occidentale, a Stoccarda, nel cinema Kamera ancora ingombro delle macerie della guerra, e il maggio del 1949 per arrivare a Berlino, a causa del blocco sovietico. Poi, più nulla. Il film, commissionato dal governo americano nell’ambito delle operazioni di denazistificazione della Germania, sarà bloccato negli Stati Uniti da quello stesso Ministero della Guerra che lo aveva voluto.

Resterà nell’oblio fino ai primi anni di questo secolo, quando la produttrice Sandra Schulberg, figlia di Stuart, guardando tra le cose della madre da poco scomparsa, si imbatte in ciò che le era sempre stato nascosto. Come si legge su Forward, nel 2003 la donna ritrova in casa scatole contenenti oltre 300 pagine di lettere di suo padre, numerosi documenti relativi al film e le stesse bobine deteriorate. Intervistata, Sandra racconta che fino a quel momento non aveva mai saputo dell’esistenza del film. Particolarmente impegnata nel cinema indipendente, la Schulberg fa sua la missione di mettere insieme le tessere di un mosaico che era stato colpevolmente disperso e di restaurare il film perduto del padre. Affiancata da storici ed esperti che la aiutano a comprendere e a trovare il giusto posto a tutto quel materiale, porta alla luce non solo Nuremberg, ma anche agghiaccianti documenti video trovati da Stuart e Budd nel corso delle ricerche per il processo ma non inseriti nelle quattro ore del film poi proiettato in aula.

Come accuratamente ricostruito sulle pagine di nurembergfilm.org, il sito che la Schulberg Production ha dedicato al film, il suo restauro ha dovuto superare diversi ostacoli, dal recupero delle immagini all’esigenza di ripristinare il sonoro, con preziose testimonianze audio raccolte nel corso del processo che andavano assolutamente reintegrate nel documentario. Lavorando con il regista Joshua Waletzky, nel 2010 la Schulberg riporta finalmente alla luce il film con il titolo originale, Nuremberg: its lesson for today, e lo fa proiettare per la prima volta negli Stati Uniti, diffondendolo in particolare nel corso delle celebrazioni per il settantesimo anniversario del processo di Norimberga, nel 2016.

Siamo giunti così all’ultima tappa di questo lungo e difficile viaggio, alla nascita cioè del documentario che riassume un percorso fatto di cinema ma purtroppo anche di tanta terrificante realtà. Racconta la Schulberg a Forward: «Viaggiando e mostrando il documentario originale ho scoperto che la gente generalmente sapeva molto poco del processo di Norimberga e in qualche misura anche della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto». Per colmare almeno in parte questo vuoto e raccontare quanto visto e fatto da suo padre e da suo zio, la produttrice scrive così prima il libro The Celluloid Noose e poi la sua versione ridotta, intitolata Filmmakers for the Prosecution. The Lost Film of Nuremberg è l’adattamento per lo schermo di questi testi curato nel 2021 dal giornalista e regista francese Jean-Christophe Klotz.

Cronaca di un documentario e suo ideale completamento, il film da poco uscito accompagna i fratelli Schulberg nella loro caccia delle prove video delle atrocità naziste, mostrando le peripezie dei giovani cineasti tra le macerie della Germania postbellica. Parla di pellicole incriminate misteriosamente finite in cenere poche ore prima del loro ritrovamento, ma anche di ufficiali sovietici cinefili che, inizialmente riluttanti a concedere l’uso dei materiali tedeschi in loro possesso, danno invece il via libera agli Schulberg una volta saputo che lavorano per John Ford… Accanto ai film nel film, il documentario si occupa anche della sua mancata distribuzione negli States e di un insabbiamento durato più di mezzo secolo.

Tra le motivazioni possibili, quelle proposte già nel 1949 dal giornalista del Washington Post John Norris e riportate dallo stesso sito nurembergfilm.org. Secondo Norris, l’ampia distribuzione di un film che incriminava la Germania per crimini di guerra avrebbe potuto “impedire l’accettazione politica e pubblica del piano per ricostruire l’economia tedesca, un asse vitale nell’approccio del Piano Marshall alla ripresa europea”. Sempre secondo il reporter statunitense, anche l’inizio della guerra fredda e lo spostamento dell’interesse del governo dalla Germania all’Unione Sovietica avrebbero complicato le cose. Secondo le fonti di Norris, ci sarebbero «persone autorevoli negli Stati Uniti che ritengono che gli americani siano così semplici da poter odiare un solo nemico alla volta. Dimentica i nazisti, consigliano, e concentrati sui rossi».

Oggi l’opera restaurata di Stuart Schulberg del 1948 può essere vista in streaming senza difficoltà su diversi canali, tra cui YouTube, ma perché la lezione non sia dimenticata sarà anche distribuita da Kino Lorber insieme al documentario di Klotz che ne racconta la genesi e l’oblio. Nella speranza che anche dalle vicende di un film si possa trarre insegnamento per il presente (e il futuro).

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


4 Commenti:

  1. Complimenti per questo bello e interessante articolo.
    Sono andata su Youtube, ma non riesco a trovare il documentario
    Potete, per favore, suggerirmi sotto che nome cercarlo? ( ho provato: Bud e Stuart Schulberg The lost film of Nuremberg..ma niente )

    1. Grazie Simonetta Gottlieb del suo commento. Ha ragione, non c’era il link a YouTube. Lo abbiamo rimesso ora all’interno dell’articolo

  2. Molto interessante e lo sarebbe ancora di più se si facesse un CD completo ( senza tagli) è messo in vendita, in maniera di poterlo comperare e fare vedere agli negazionisti incalliti e altri…

  3. Molto interessante e lo sarebbe ancora di più se si facesse un CD completo ( senza tagli) è messo in vendita, in maniera di poterlo comperare e fare vedere agli negazionisti incalliti e altri…NO io non ho mai scritto prima COMMENTI A QUESTO SOGGETTO IN QUANTO NON NE ERO A CONOSCENZA


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