Cultura
Tre libri da portare in valigia

Qualche breve consiglio di lettura

Due romanzi e un brevissimo saggio.

Silvia Montemurro, L’orchestra rubata di Hitler, Salani. Ovvero, la storia della Sonderstab Music, la squadra segreta delle SS che Hitler incaricò di trafugare i più preziosi strumenti e spartiti musicali. Su questa vicenda terribile si intreccia la vita di due donne, separate dalla Storia e unite dalla musica. E dal suono di un violino, che giungerà nelle mani di una giovane violinista al suo debutto da solista. Il tempo è presente, se pensiamo a quello in cui Greta, primo violino, va in scena sul palco della Scala di Milano. Ma tra le mani ha lo strumento prezioso che venne trafugato dai nazisti e nel pubblico la sua legittima proprietria… Di libertà, uguaglianza, rispetto e dignità si parla in queste pagine che narrano di storia e di musica, quella cosa meravigliosa che nessuno può possedere.

Ruggero Taradel, Il sonno della ragione. Razzismo, antisemitismo e Shoah, Castelvecchi. Un piccolo pamphlet che ha il pregio di porre l’accento sulla memoria, sulla Giornata della Memoria come strumento per combattere l’antisemitismo e il razzismo. Punto di vista dell’autore è che tale istituzione ha valore solo se non è un ricordare statico, bensì dinamico, corrispondente a un’attività in fieri. Le pagine si srotolano lungo la storia della discriminazione, fino a giungere a una spiegazione della possibilità del genocidio fornita dalle neuroscienze. Si cita il lavoro di Robert Sapolsky in cui lo studioso rileva una “vulnerabilità biologicamente determinata che spiega la tendenza istintiva a stabilire delle tassonomie tra l’identico e il diverso sulla base di meccanismi che precedono la razionalizzazione”.

Ariel Toaff, Il rinnegato, Neri Pozza. Uscito già qualche mese fa, questo libro conduce il lettore in un mondo speziato, fatto di sabbia e tradimenti, lungo un giallo che comincia a Nablus, in Palestina, dove David Ajash, il rabbino italiano, viene trovato morto sotto un ulivo. Nessuno se ne stupisce, ma la domanda che tutti si pongono è la stessa: Ajash ha posto fine alla sua vita, o è stato brutalmente assassinato? Un thriller letterario che, secondo alcuni, ricorda le atmosfere de Il nome della rosa in un romanzo ambientato in epoca napoleonica, dalla prosa tanto serrata quanto ricercata. Che tratteggia una figura, quella del protagonista, decisamente controversa. David Ajash è alla ricerca di se stesso. Nasce in Italia ma è di origini algerine e peregrina di città in città senza trovare pace. A cominciare dalla sua fede: libertino per scelta, si dichiara in alcune occasioni ateo, altre fervente servitore del cristianesimo, altre ancora rabbino… l’unica che non vacilla mai è quella nella Kabbalah, per lui una forma assoluta di magia.


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