E se potesserro convivere in ognuno di noi due cuori da usare a seconda del momento?
“Credo di aver bisogno di un cuore nuovo”. Così Philip iniziò la visita con il dottor Zimmerman, mentre stava seduto su una sedia dalla parte opposta della scrivania del medico cosparsa di radiografie, ecografie e referti vari. Il dottor Zimmerman cercò un foglio in mezzo al caos e quando l’ebbe trovato disse, “La sua sensazione è corretta signor Brody, ma devo chiarie che il suo cuore è completamente sano. Non ha nulla. Nulla.” “Se è sano, che cosa ha allora?”
“Bella domanda, posso dire che è come se il suo cuore, in perfetta forma ribadisco, non avesse voglia di lavorare per lei”.
“Una sorta di sciopero?”, chiese Philip Brody che da mesi non riusciva più a stare dietro alle sue esaltanti passioni, i suoi rapidi innamoramenti, gli attacchi di rabbia improvvisi. Zimmerman che odiava i sindacati lì al Mount Sinai si fece scappare un, “Io la vedo forse più come se il suo cuore avesse bisogno di una pausa di riflessione, come se volesse farsi una vacanza”, chiarì il dottor Zimmerman. “Mi perdoni ma pausa di riflessione mi ricorda quando al liceo rompevo con una ragazza ma era solo una frase pretesto per non vederla mai più. Non ho mai conosciuto nessuno che si fosse rimesso insieme dopo una pausa di riflessione”, aggiunse il signor Brody.
Zimmerman in qualche modo fece un cenno d’assenso e convinse Philip che l’unica soluzione, se non voleva rinunciare ai suoi impulsi emotivi, fosse un espianto di cuore e il trapianto di uno nuovo, magari più allenato o desideroso di stare dietro ai suoi frequenti sbalzi. Mesi dopo venne trapiantato a Philip un cuore nuovo, giovane e vigoroso, talmente pronto a sobbalzare al primo sussulto di emozioni che addirittura a volte anticipava Philip nelle sue stesse passioni, e i due iniziarono a convivere felicemente.
Questo almeno fino al giorno in cui il paziente con il vecchio cuore di Philip si presentò dal dottor Zimmerman. Il vecchio cuore ebreo provava nostalgia per quei sussulti, quelle corse impazzite, così intense così rapide del passato. Nel nuovo corpo aveva trovato tutto il risposo cercato, le emozioni pacate, per non darle il nome non-emozioni. Ma era tutto così lento, prevedibile, regolare che il cuore provava nostalgia per i vecchi tempi e il vecchio corpo di Philip.
Zimmerman non poté che convocare di nuovo Philip che, di fronte alla nuova situazione, si tirò indietro. Philip mai avrebbe rinunciato al nuovo e fedele cuore. Non c’era soluzione se non ad ognuno il proprio attuale cuore. Ma si dice che lo stomaco sia un secondo cervello, e chissà forse lo è anche il cuore. Il nuovo cuore si impietosì del vecchio cuore di Philip, che diritto mai aveva lui, che manco era nato e cresciuto con Philip, per impedire che le cose tornassero come il Creatore le aveva fatte. Il nuovo cuore decise di passare all’azione, di rendersi antipatico, per non dire odiato, a Philip e alle sue continue storie d’amore, ostacolandolo in tutto ciò che la mente dell’uomo potesse generare, fino al punto in cui Philip acconsentì al nuovo espianto e al trapianto del vecchio cuore.
Ad una condizione, però. Che nel suo petto potessero convivere, seppur stretti, due cuori che lavorassero di comune accordo nei diversi momenti del bisogno, supportandosi a vicenda. Così Philip si ritrovò due cuori, uno vecchio ed uno nuovo insieme, da usare a seconda del momento, come anche ora, mentre legge la sua storia comodo su un divano, sorseggiando un brandy, chiedendosi quale dei due lo stia conducendo, ma capendo che a certe domande non ci possono essere risposte ma che si può stare bene lo stesso.
L’autore suggerisce l’ascolto di I think I need a new heart, the Magnetic Fields, tratto da 69 Love Songs, Merge Records 1999.