Cultura
Una storia di solidarietà e memoria a Vinadol, in Slovacchia

Quei sei ragazzini che, insieme a un insegnante in pensione, hanno riportato alla luce il cimitero ebraico

Un insegnante in pensione, un gruppo di adolescenti rom e un cimitero ebraico dimenticato. Sono i protagonisti di una bella storia iniziata un paio di anni fa a Vinadol, in Slovacchia, a una ottantina di chilometri a est di Bratislava. Era il 2021 quando Vladimir Spanik, membro del consiglio comunale locale e leader dell’associazione Zoulus, ha fatto conoscenza con sei ragazzini rom. Il gruppetto gli si era avvicinato mentre l’uomo era chino a lavorare presso uno spazio pubblico. Come riporta Reuters, Spanik, che non è né rom né ebreo, riteneva che all’inizio i ragazzi volessero solo “dare una mano a un uomo anziano”. Dal canto suo, l’attivista ha colto l’occasione per coinvolgerli nel progetto della sua associazione, facendo loro “conoscere l’Olocausto e quel tempo tanto malvagio per gli ebrei e per i rom”.

Tra gli obiettivi principali di Zoulus c’era la pulizia e il restauro del cimitero ebraico locale. Accompagnati sul sito, in gran parte ancora ricoperto da cespugli ed erbacce, ai ragazzi è stato spiegato che cosa andava fatto. Specificando che non avrebbero percepito alcun compenso per il loro lavoro. I ragazzini, che all’epoca avevano tra i 10 e i 15 anni, non si sono fatti scoraggiare e si sono buttati in una impresa che li ha tenuti impegnati da aprile a tutto giugno. Per tre mesi, sotto la guida di Spanik e con l’aiuto di altri volontari, i giovani hanno rimosso cespugli, riportato alla luce lapidi cadute e coperte dalla vegetazione, riparato quelle rotte e pareggiato il terreno. Lavorando nel luogo in cui erano stati sepolti gli ebrei dei villaggi di Horný, Dolný Síleš e Černík, i ragazzi hanno potuto conoscere la storia della comunità ebraica locale, spazzata via dall’Olocausto, ma anche la sorte dei circa 105mila ebrei slovacchi uccisi dai nazisti insieme a tantissimi rappresentanti della loro stessa comunità.
Quasi nessuno di loro ne aveva testimonianze in famiglia, ma da quel momento in poi l’argomento era entrato nelle conversazioni abituali. Il lavoro dei sei è stato ripagato dalla soddisfazione di portare alla luce oltre una trentina di lapidi, mentre il loro impegno ha ottenuto riconoscimenti sia a livello locale sia fuori dal paese. Uno di loro, Franko Lakatos, ha raccontato di essere stato elogiato sia a casa sia a scuola, mentre l’intero gruppo ha vinto il premio “Children’s Deed of the Year” della Slovacchia nel 2021. L’anno successivo sono stati inoltre tra i finalisti del premio Roma Spirit, una piattaforma pubblica creata nel 2009 dall’organizzazione non governativa Association for Culture, Education and Communication (ACEC) per riconoscere e promuovere individui e progetti all’interno della comunità rom rafforzando così il ruolo e la presenza dei loro appartenenti nella società in generale.

Con il loro impegno, i ragazzi hanno superato le aspettative dello stesso Spanik e della sua associazione. Oltre a riportare alla luce le lapidi intatte, i giovani rom hanno infatti anche costruito un lapidario simile a un muro in cui sono stati incastonati alcune matzevot e frammenti emersi nel corso degli scavi. Come si legge nell’articolo pubblicato sul sito Jewish Heritage Europe, il progetto originale è stato poi ampliato fino a includere la costruzione di un memoriale dell’Olocausto, un monumento che richiama i binari ferroviari che portavano ad Auschwitz accanto a sculture che ricordano figure umane e tronchi d’albero spezzati. L’inaugurazione del sito, avvenuta lo scorso 11 maggio, ha coinciso con la commemorazione del 79° anniversario della deportazione degli ebrei di Vinodol e dell’intera regione di Šurany, avvenuta tra l’8 e l’11 maggio 1944, prima nel ghetto di Šurany e poi principalmente ad Auschwitz-Birkenau.
All’evento hanno partecipato, tra le diverse autorità, l’ambasciatore britannico in Slovacchia Nigel Baker l’ambasciatore austriaco e il rabbino Misha Kapustin di Bratislava. Nel suo discorso, riportato sulla pagina Facebook dell’ambasciata, Baker ha dichiarato: “È sorprendente e molto appropriato che questo cimitero sia stato restaurato da un gruppo così attivo di giovani rom… Avete dato un esempio agli altri con il vostro impegno e spirito comunitario, che spero vi porti piacere e orgoglio. Credo che sia un esempio che sarà seguito da altri nella società”.

Felici dei risultati ottenuti, quelli dell’associazione Zoulus non ritengono comunque di avere concluso la propria missione e dalle pagine del loro sito  ricordano: “Abbiamo ancora molto da fare per garantire che tutto il nostro lavoro sia costantemente in buone condizioni e che sia un luogo commemorativo di valore permanente”. La raccolta fondi che finora ha finanziato il tutto non è quindi chiusa e, come si legge, servono ancora soldi per consentire “l’allacciamento all’impianto di irrigazione già integrato, il trattamento superficiale delle lapidi, il ripristino delle scritte su di esse” nonché “la piantumazione di capriate ornamentali intorno al cimitero e l’installazione di una panchina”.

Soddisfatta del lavoro svolto è naturalmente anche la comunità ebraica slovacca, credibilmente impossibilitata a prendersi cura dei 700-750 cimiteri ebraici conosciuti nel paese. Come ha ricordato Henrich Stern, dell’Associazione centrale delle comunità ebraiche, per motivi finanziari e carenza di personale solo una minima parte di questo patrimonio viene al momento in qualche modo curata.

 

 

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.