Cultura
“Vieni tu giorno nella notte”, una storia d’amore, morte e rinascita

La recensione del nuovo romanzo di Cinzia Leone

Un kamikaze si fa esplodere in un locale a Tel Aviv. Nella strage muore un soldato che ha cercato di impedire la tragedia. Si chiama Ariel Anav, viene dall’Italia, ha fatto Aliah e ha una storia d’amore con Tariq, giovane palestinese scappato da Jenin perchè gay. Vieni tu giorno nella notte (Mondadori) è il titolo del nuovo romanzo di Cinzia Leone, dopo Ti rubo la vita (Premio Rapallo 2019).  Un titolo che non a caso si rifa ai versi di Shakespeare, cita Romeo e Giulietta, perché si parlerà molto di amore e dei conflitti che lo accompagnano.

Il corpo di Ariel esplodendo si è disintegrato e ora i suoi resti sono mischiati insieme a quelli dell’attentatore. Ci vorrà del tempo per ricomporre un qualcosa, un cadavere da seppellire e questo tempo è quello che scorre all’interno del romanzo, diviso in ventotto giornate, quasi a scandire il lutto. Il personaggio di Ariel che il lettore conosce solo da alcune pagine iniziali e da frammenti indiretti è il detonatore di tutta una serie di relazioni umane, incontri, cambiamenti che coinvolgono le persone a lui vicine, che lui ha amato. Primi tra tutti i genitori, soprattutto la madre Micol, legata a Israele da un rapporto conflittuale, incarnato dalla madre Stella che ci vive, che si accorge di non conoscere affatto il figlio che ha perso, di averne un’idea astratta. Quel figlio che ha avuto il coraggio di fare una scelta drastica, di lasciare il proprio paese per vivere a pieno l’identità ebraica; oppure è stata una fuga da lei, un modo per allontanarsi dal giudizio di chi non lo avrebbe capito fino in fondo? Dubbi e rimorsi affliggono il cuore di Micol che a poco a poco inizia un viaggio che ruota intorno ad Ariel ma è sempre più una ricerca interiore di se stessa, come madre, figlia, donna.

Le fa compagnia Tariq, anche lui tormentato e diviso, palestinese e omosessuale. È forse il personaggio più interessante e contemporaneo, una scoperta per il lettore.  La sua storia, del tutto verosimile, apre uno squarcio sul limbo dei tanti ragazzi palestinesi gay che devono lasciare una patria che li ha ripudiati, una famiglie che non li ha accettati e vagare in un paese che li accoglie (ricordiamo che Israele è l’unico paese democratico e gay friendly dell’area medio-orientale) ma è pur sempre nemico, che li aiuta fornendo associazioni di supporto, ma pur sempre con riserva. Tariq non ha lavoro, non ha futuro, fa massaggi sulla spiaggia, dorme dove capita. Adesso abita a casa di Ariel che diventa un po’ la sua casa, come sarà luogo di sosta e respiro per tutti gli altri personaggi che cercano di capire, di ritrovare l’amico morto, di riannodare fili, e a volte sono pieni di domande urgenti che non avranno mai risposta.  Come l’angoscioso dubbio di Sharon, l’amica di Ariel che si trova legata quasi per caso a una trama a cui non avrebbe mai pensatodi appartenere. I destini di tutti si intrecciano, si mescolano, come i resti del soldato con quelli del suo attentatore, fino a comporre una grande famiglia umana, vista in tutte le sue sfumature.

I figli nascono, i figli crescono e a volte muoiono prima del tempo. Ci si sente orfani, smarriti, perduti, ci si adotta, ma poi bisogna andare avanti, lasciare la casa, come il gatto Malak che alla fine decide di esplorare nuovi territori, sottraendosi a tutte le proiezioni che gli altri gli hanno attribuito. È il cammino verso una rinascita che viene dopo il dolore e bisogna percorrerlo da soli, lasciando le certezze, rischiando la solitudine e lo sradicamento ma anche acquistando forza e libertà. Cinzia Leone  riesce a comporre un affresco importante, accurato e intelligente, di un Israele visto con gli occhi di una scrittrice italiana – una prospettiva dunque inedita e originale, che non capita spesso di incontrare nella letteratura odierna da noi – e sa unire a tematiche di forte impatto politico e sociale una trama più intima, delicata e profonda che muove le trasformazioni esistenziali dei protagonisti alle prese non solo con la morte di Arièl, ma in qualche modo anche con la propria, come sempre avviene nel rinnovamento di sé più autentico.

 

Cinzia Leone, “Vieni tu giorno nella notte”, Mondadori, pp. 420, 20 euro

Laura Forti
collaboratrice
Laura Forti, scrittrice e drammaturga, è una delle autrici italiane più rappresentate all’estero. Insegna scrittura teatrale e auto­biografica e collabora come giornalista con radio e riviste nazionali e internazionali. In ambito editoriale, ha tradotto per Einaudi I cannibali e Mein Kampf di George Tabori. Con La Giuntina ha pubblicato L’acrobata e Forse mio padre, romanzo vincitore del Premio Mondello Opera Italiana, Super Mondello e Mondello Giovani 2021. Con Guanda nel 2022 pubblica Una casa in fiamme.

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