La galleria Har-El è un luogo magico. Le sue stampe hanno lanciato l’arte israeliana all’estero e attratto artisti di tutto il mondo per realizzare libri e opere d’arte
A pochi metri dal lungomare che da Tel Aviv porta a Jaffo – nel retro di un’autofficina, quasi a non voler farsi scovare – si trova uno dei luoghi che hanno maggiormente contribuito allo sviluppo e la distribuzione dell’arte israeliana oltreoceano.
La galleria Har-El nasce come diretta estensione di Har-El Printers & Publishers, una casa editrice specializzata in edizioni serigrafiche e acqueforti, fondata nel 1974 da Jacob e Monique Har-El, da allora compagni di lavororo e di vita. Jacob, il masterprinter, dopo aver studiato nelle migliori scuole di stampa in Israele e all’estero, comincia da subito a collaborare con i grandi dell’arte contemporanea israeliana: Igael Tumarkin, Menashe Kadishman, Izhak Danziger, Moshe Kupfermann, Lea Nikel, Moshe Gershuni, David Reeb, Micha Ulman e molti altri.
Eppure, l’inizio è in salita. Come nella maggior parte del mondo, anche in Israele il mercato della stampa è di nicchia, e le edizioni serigrafiche diventano sempre più limitate nelle tirature: “Se una volta si stampavano fino a 300 pezzi – racconta Jacob – oggi i numeri vanno dalle 20 alle 100 edizioni al massimo. Allo stesso tempo, tuttavia, sempre più artisti contemporanei, sia in Israele che all’estero, amano combinare tecniche di stampa nei loro dipinti e nelle loro installazioni, spinti dal bisogno di sperimentare nuove tecniche, sulla scia dei grandi maestri come Andy Warhol, uno dei pionieri nell’utilizzo della stampa come media artistico, già negli anni ’70”.
Sono questi gli anni in cui Jacob e Monique si conoscono e cominciano assieme la propia attività in patria. Già alla fine degli anni ’80 cominciano a viaggiare in tutto il mondo, esponendo nelle più prestigiose fiere d’arte tra Stati Uniti, Giappone ed Europa: si presentano ad un pubblico internazionale che presto inizierá a rivolgersi a loro, per la stampa dei cosiddetti “libri d’artista”.
Tra i tanti, sono passati dalle loro officine artisti di fama internazionale come Eduardo Chillida, Emil Schumacher, Gunther Forg, Stephan Balkenhol, Donald Sultan, Hermann Nitsch e Gunther Uecker. Ognuno di loro ha avuto modo di confrontarsi con le tecniche innovative offerte dalla prestigiosa stamperia israeliana e, grazie al loro supporto, l’opportunità di lavorare con testi in ebraico, la lingua del testo biblico, cosí ermetica e affascianate, anche per chi non ha origni ebraiche.
Nel 1988 gli Har-El spostano la stamperia dal moshav in cui vivevano – nella campagna fuori da Tel Aviv – presso il porto di Jaffa, in un ex hangar affacciato sul mare, per poi, nel 2008, scegliere l’attuale sede, con una galleria di oltre 100 mq.
Oggi la galleria espone alcuni degli artisti israeliani piú conosicuti al mondo: Sigalit Landau, Tsibi Geva, David Reeb, Josef Krispel e molti altri, che hanno scoperto la stampa come media artistico grazie al meticoloso lavoro di Jacob, e alla qualità unica offerta dalla loro stamperia.
Dal 2017, infatti, gli Har-El hanno inaugurato una nuova macchina da stampa per acquaforte, litografia e monotipi. Questa macchina è stata costruita da Jacob stesso e il torchio, di grande formato (300×150 cm) è uno dei più grandi del Mediterraneo: “Per gli artisti è una vera e propria scoperta, che permette di lavorare – su larga scala – su carta, lino, legno, metallo e persino plastica”.
Oggi queste tecniche preziose, trasmesse con sapienza da Jacob alla generazione successiva, sono passate nelle mani del figlio Matti: artista, incisore e professore presso lo Shenkar Accadeemy di Arte e Design di Tel Aviv, nonchè curatore della stessa galleria Har-El. Non è il solo figlio ad occuparsi del gioiello di famiglia. Shai, il minore, è responsabile del mercato online, oltre a gestire le vendite presso le principali case d’aste locali e internazionali che, in tutti questi anni, hanno permesso a questa piccola grande galleria indipendente – e a conduzione famigliare – di sopravvivere, pur senza alcun finanziamento da fonti governative, anche durante i difficili anni del Covid.
Nonstante la stamperia non abbia chiuso neanche un giorno, durante la pandemia sono stati ben pochi gli artisti a far visita dall’estero. Ma ora le porte di Israele si sono finalmente riaperte e, come racconta Monique, ogni volta che un nuovo artista arriva qua e sperimenta – oltre alle strutture e la qualità del team, che li assiste nell’intero processo di produzione – l’ambiente circostante, rimane a bocca aperta:
“Così era stato anche per il grande maestro greco-italiano Jannis Kounellis, che ha lavorato con noi fin dal 1999, e che ha tenuto la sua prima mostra in Israele proprio presso di noi e nel 2017 – pochi mesi prima di mancare – la sua ultima mostra personale presso il Museo del Negev, nel deserto israeliano che tanto amava. Che si tratti del mare e il sole di Tel Aviv, delle dolci colline della Galilea, della Gerusalemme millenaria o dei panorami del deserto, quando gli artisti stranieri arrivano qui rimangono rimangono sempre rapiti. Sono i migliori ambasciatori della nostra galleria e, prima ancora, di Israele”.