Cultura
“Certe cose non cambiano mai
”, una graphic novel di Ziggy Hanaor e Benjamin Philips

Storie intergenerazionali a fumetti

A chi appartiene il passato? È la questione al centro del racconto scritto da Ziggy Hanaor e illustrato da Benjamin Philips nella graphic novel Alte Zachen: Old Things, tradotta nell’edizione italiana con il titolo Certe cose non cambiano mai e pubblicata da Einaudi Ragazzi Comics nel 2022.
Il titolo originale riporta nel presente un mondo linguistico considerato ormai passato, quello yiddish: Alte Zachen significa cose vecchie, ma più precisamente ricorda il grido dei venditori ambulanti di robe vecchie.
Il passato, che ci viene svelato un po’ alla volta è ambientato in una New York fortemente riconoscibile, dai tratti quasi cinematografici, che fa da sfondo alla giornata di nonna Rosa e di suo nipote Benji, che riprendendo ancora l’yiddish, la chiama Bubbe.
Alle prese con gli acquisti per la cena del venerdì, i due salgono in metro, entrano nelle botteghe, prendono un taxi, si fermano nell’Upper West Side e intanto emergono i ricordi di Bubbe che stanca trascina il suo corpo allo stesso passo dei suoi ricordi. Benji, dal canto suo, non la comprende fino in fondo ma riesce ad accompagnarla con dolcezza in questo viaggio nel passato.

È una storia delicata quella proposta da Ziggy Hanaor, fatta di ricordi belli e brutti, abilmente narrata dal tratto di Benjamin Phillips, che attraverso l’uso dei colori e delle sfumature ha saputo rendere visibili le emozioni e i sentimenti della nonna e del nipote. Benji accompagna Bubbe per le strade di New York dove rivive tutta la sua vita. Bubbe accompagna Benji nel suo passato, ma non è ancora pronta ad accoglierlo e a più riprese rimprovera il nipote: “Tu non sai proprio niente, nemmeno cosa significa essere ebrei.”

In questo contesto Benji non sempre riesce a star dietro alla nonna, non sempre riesce a capire perché lei non accetta la realtà, perché indignata si rivolge con queste parole ad un ragazzo pieno di tatuaggi “con questi disegni orrendi sulle braccia, pensi di farci paura”? Ma questa non sarà l’unica occasione in cui Bubbe si arrabbia, perché non comprende il presente, troppo intrappolata nel suo passato. Un passato che dalla memoria privata di Bubbe sconfina in quella collettiva di chi ha vissuto il suo stesso dolore, di quando da bambina ha perso il diritto di restare a scuola solo perché ebrea. Emergono così i ricordi e i valori di Bubbe che costituiscono la forza della sua identità ebraica, in un costante scambio generazionale con Benji, che gli autori riescono a trasmettere attraverso la forza di una testimonianza viva, che cerca di preservare la storia di una famiglia attraverso il tempo e le esperienze uniche di ciascun membro. Le esperienze vissute dalla nonna diventano un ponte che collega passato e presente, con Benji che cerca di capire non solo gli eventi storici, ma anche l’impatto emotivo e morale che essi hanno avuto sulla sua famiglia.

La memoria, anche quella della Shoah, diventa così un filo conduttore, un legame che tiene unita la famiglia nonostante le diversità di esperienze e di epoche, così come i ricordi rappresentano uno strumento essenziale per la comprensione, la riflessione e la difesa di un patrimonio culturale che non deve essere dimenticato.

Ziggy Hanaor, Benjamin Philips Certe cose non cambiano mai ,  Einaudi Ragazzi Comics, pp.80, 15,90 euro

Eirene Campagna
collaboratrice

Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.


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