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Israele, il problema finanziario dell’aliyah

L’opinione del giornalista economico David Rosenberg

La gestione dell’aliyah? Tutta da rifare. È l’opinione del giornalista economico David Rosenberg su Haaretz. Lo Stato ebraico, scrive, dovrebbe smettere di sostenere finanziarmente gli olim, i nuovi cittadini: “L’aliyah è un pilastro dell’ideale sionista e Israele dovrebbe restarvi fedele. Israele dovrebbe, anzi deve, rimanere un luogo di rifugio per gli ebrei della Diaspora. Ma ora lo Stato non ha più come prima un disperato bisogno di immigrati”.

Gli argomenti portati da Rosenberg a sostegno della sua opinione sono vari. Prima di tutto, in passato il sostegno finanziario all’aliyah era giustificato dalle difficoltà – shock culturale, adattamento a uno standard di vita più basso, ecc – che i nuovi arrivati dovevano affrontare. Difficoltà che oggi, con l’avvicinamento di Israele allo stile di vita occidentale e la facilità delle comunicazioni tipica del villaggio globale, non sono più così forti.

In secondo luogo, il famoso spauracchio della “minaccia demografica” ha poca ragione di continuare a esistere: le statistiche dicono che le nascite sono in crescita tra gli ebrei e in calo tra gli arabi, tanto che per il 2060 si prevede una decisa pendenza dell’ago della bilancia a favore del lato ebraico. “A causa dell’alto tasso di natalità, Israele sta diventando intollerabilmente sovraffollato. La sfida di fornire risorse essenziali come acqua e spazio abitativo diventerà col tempo sempre più ardua ed esacerbata dall’impatto del cambiamento climatico. Incoraggiare più persone a venire qui, molte delle quali destinate a ritrovarsi in un limbo [Rosenberg si riferisce a chi ha diritto all’aliyah in base alla Legge del Ritorno, ma non sono considerati ebrei dalla Halakhà], va contro ogni logica.

Insomma, la gestione dell’aliyah così come è ora, per Israele, è più una zavorra che un investimento. Alla luce anche del fatto che, come rivela un recente report, gli olim più ricchi, sui quali Israele vorrebbe puntare per la propria crescita economica, si comportano tutti tendenzialmente nello stesso modo: restano per tutto il periodo in cui lo Stato, in virtù di un programma speciale per i nuovi cittadini che hanno capitali da investire, garantisce sgravi fiscali e contributivi. Finito quello, se ne vanno.


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