Cultura
Jojo Rabbit si aggiudica l’Oscar

Premiato il film di Taika Waititi come migliore sceneggiatura non originale

Va a Jojo Rabbit, il film di Taika Waititi, noto anche con il nome di Taika Cohen, regista, attore e comico neozelandese l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, adattamento del romanzo di Christine Leunens “Cagin Skies”, in Italia con il titolo “Come semi d’autunno”.

Un film intelligente e coraggioso, che mette in scena le vicende di un bambino di 10 anni e del suo amico immaginario, nientemeno che Adolf Hitler. Troppo poco: il piccolo protagonista, Jojo, si ritiene un nazista, partecipa alle attività della Gioventù hitleriana e sogna di potersi arruolare nell’esercito. Vive solo con la madre e crede che il padre sia impegnato a combattere in Italia per la causa nazista. Ma presto le sue certezze si sgretolano e Jojo deve fare i conti con una realtà ben diversa da quella che si era costruito. Scopre infatti che la madre nasconde in casa una ragazza ebrea, amica della sorella scomparsa da poco, e che sostiene la resistenza. Il suo mondo va in frantumi per abbracciarne un altro, quello dell’amicizia, della solidarietà e dell’amore. Ironia e tristezza, profondità e leggerezza sono gli ingredienti essenziali di questa commedia nera, divertente e brutale e ad altezza di bambino. Che sa raccontare a tutti, con grande efficacia, gli orrori del nazismo.

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Alla premiazione, il regista ha ringraziato la madre, Robin Cohen: è lei che lo ha spinto a tradurre in film il romanzo di Christine Leunens. E lui, Taika, ci ha messo del suo, a cominciare dalla geniale idea di fare di Hitler l’amico immaginario del protagonista. Il motivo? Lo spiega bene la signora Cohen, che  in una intervista a Variety, ha detto: “Conosciamo Hitler come il pazzo malvagio che ha escogitato la tortura e l’omicidio di milioni di persone. Ma se non riflettiamo più a fondo su come ha convinto metà del mondo ad aiutarlo, lasciamo la porta aperta per una seconda performance. Quando Taika lo dipinge come l’affabile eroe dell’immaginazione di un bambino, la nostra idea di Hitler è distorta come una puntina che graffia un disco. Questo Hitler immaginario ci ricorda una scomoda realtà: che nel giusto clima, quello che arriviamo immaginare può essere fatale”.

 


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