La mostra
“K”, Franz Kafka alla Fondazione Prada di Milano

Un interessante trittico contemporaneo, composto dai lavori di tre artisti diversi, racconta “America”, “Il processo” e “Il castello”

A leggere America, Il processo e Il castello di Kafka come un trittico medievale ha pensato Udo Kittelmann, curatore della mostra (e del catalogo che la accompagna) K, in scena alla Fondazione Prada di Milano dal 21 febbraio. Non sono le pagine dei romanzi di questa trilogia della solitudine, come è stata definita da Max Brod, a raccontarsi al pubblico, ma possibili letture artistiche di questi romanzi postumi. E incompiuti: è proprio nello spazio del non finito che si inseriscono le riletture dell’artista Martin Kippenberger, il regista Orson Welles e la band di musica elettronica Tangerine Dream. Un trittico multimediale, che prevede l’accostamento di tre diverse letture e tre diversi mezzi espressivi: l’opera centrale è The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” di Kippenberger, mentre ai lati sono Il processo nel film di Orson Welles e Il Castello nella musica dei Tangerine Dream. Perché? Nelle parole del curatore, “I tre elementi uniti compongono una metafora degli eventi dell’esistenza umana e ‘tutte queste vicende si limitano a dire che l’incomprensibile è incomprensibile, e questo era già noto’, come scriveva Kafka”.

The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika”, installazione di Martin Kippenberger

Martin Kippenberger ritratto nell’installazione The Happy End of Franz Kafka’s ‘Amerika’ al Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam, 1994. Foto Jannes Linders/ Ufficio stampa

Il titolo dell’opera di Martin Kippenberger, esposta per la prima volta in Italia nel Podium centrale, è già una presa di posizione: la condizione di incompletezza del romanzo lascia aperta la possibilità di un lieto fine. Così l’artista riprende l’immagine letteraria dei colloqui di lavoro collettivi inventata da Kafka come “un circo in città, che cerca risorse dinamiche, volonterose, abili e sicure di sé” – spiega Kippenberger – “Mi immagino quindi che davanti al tendone del circo siano sistemati tavoli e sedie per svolgere dei colloqui di lavoro”. Ma poi le misure aumentano, tanto da immaginare un campo da calcio destinato a ospitare colloqui di massa, in un’installazione che raccoglie un’ampia varietà di oggetti e arredi, dai tavoli a oggetti provenienti da precedenti mostre dello stesso Kippenberger. Che lascia aperte molte possibilità di lettura, da quella propriamente kafkiana di un’America disumanizzante in un lavoro incentrato sull’importanza del dialogo, a quella di una rappresentazione della competizione e delle dinamiche del mondo artistico. The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” è stata esposta per la prima volta al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam nel 1994.

The Trial, un film di Orson Welles

 

Anthony Perkins ne “Il processo”, regia di Orson Welles, 1962 (foto da ufficio stampa)

Il film che Orson Welles ha tratto da Il processo di Kafka nel 1962 è considerato tra i capolavori del regista americano, tra umor nero, dramma e ironia. Anthony Perkins interpreta Josef K., un burocrate accusato di un crimine sconosciuto. Jeanne Moreau, Romy Schneider ed Elsa Martinelli interpretano i personaggi femminili coinvolti in diversi modi nel processo e nella vita del protagonista. Il regista, nel ruolo dell’Avvocato, è il difensore di Josef e il principale antagonista del film. In occasione della prèmiere tedesca nel 1963 il giornalista Karl Korn scriveva: “Se c’è una prova della congeniale comprensione di Kafka da parte di Orson Welles, è che il regista si è astenuto da tutti i vizi della critica su Kafka. Il film è un arsenale di immagini e non risente delle vacue tesi formulate dalle fonti secondarie. Si può recepire e comprendere solo attraverso il suo immaginario.” Il film sarà proiettato nel cinema della fondazione.

Franz Kafka The Castle, un album dei Tangerine Dream

Tangerine Dream. Copertina dell’album: “Franz Kafka. The Castle”, 2013 (foto ufficio stampa)

Quindi, la musica. Franz Kafka The Castle è il titolo di un album dei Tangerine Dream che verrà diffuso in loop nello spazio della Cisterna. Baserà accomodarsi e farsi abbracciare dai dieci brani del disco. Che rappresenta un tentativo, non la trasposizione dell’opera di Kafka in musica. Lo precisa Edgar Froese, autore di otto brani e uno a quattro mani con Thorsten Quaeschning (che ne firma anche uno da solo): “è impossibile trasformare Il castello in musica. Per questo non sarà mai nulla di più di un tentativo incompiuto e abortito. Se il tentativo fallisce, il fatto stesso di aver corso il rischio merita un plauso”. E se Kafka aveva descritto le battaglie del protagonista del romanzo come una storia universale dell’anima, i Tangerine Dream ne accentuano il lato onirico, introducendo ogni brano da descrizioni immaginarie tratte dal diario di Kafka.

Il catalogo della mostra

Merita attenzione anche il volume che accompagna K, curato da Udo Kittelmann. A raccontare l’esposizione, ma più ampiamente i temi trattati da questo trittico contemporaneo, che mette in discussione le politiche e le regole del mondo del lavoro, l’immensità e la lontananza delle strutture del potere, la musica e il linguaggio e la difficoltà e il valore della traduzione come strumento di comunicazione e produzione culturale, sono i saggi di Massimo Cacciari, Paola Capriolo, Michael Hofmann, Susanne Kippenberger, Udo Kittelmann, Primo Levi, Thomas Martinec e Ayad B. Rahmani.

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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